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Foro Romano

Via dei Fori Imperiali - 00186 Roma
Campitelli [R.X]
Zona Archeologica [1X]

Quello che per secoli fu il centro della vita pubblica di Roma antica era in origine una valle paludosa, occupata da una delle più antiche necropoli dell'abitato, tra le propaggini dei colli Quirinale e Viminale a nord, Palatino a sud, Capitolino a ovest, le alture della Velia (una specie di ponte tra Palatino e Esquilino) a est.
Lo traversavano vari piccoli corsi d'acqua, fra cui uno che, incanalato fin dai tempi di Roma, divenne la Cloaca Massima, realizzata da Tarquinio Prisco e che servì a prosciugare la valle.
Il luogo fu ben presto frequentato dagli abitanti delle colline circostanti a scopo di ritrovo per il mercato e fu detto forum, forse da foras, perché fuori dell'abitato.

Dopo la fusione in una sola città delle comunità dei colli adiacenti, il Foro, difeso dalla comune rocca del Capitolium, formò il centro di Roma, intorno a cui sorsero gli edifici destinati al disbrigo degli affari pubblici e privati. Durante la Repubblica il carattere pubblico del Foro prese il sopravvento su quello privato, vi sorsero le sedi delle adunanze del Senato e del Popolo, tribunali, templi e monumenti onorari. Raggiunse la sistemazione definitiva sotto Cesare e Augusto e mantenne fino alla tarda antichità le funzioni di luogo di rappresentanza.

Il Foro è il luogo che tutti i Romani frequentano. Il romano nobile va al Foro indossando una corta camicia di lino, si avvolge nella toga, non indossa mutande, ed è uscito dalla sua casa che, talvolta, ha 40 stanze.
Il romano povero indossa solo una tunica di lana grezza ed è uscito da un monolocale delle insulae, i 45 mila casermoni alti anche cinque piani che assediavano il centro storico di Roma.

Andare al Foro non è solo un dovere sociale ma una necessità: qui si può sapere quello che è successo e quello che succederà.
Nel Foro passeggia Lollia Pollina, con addosso i suoi infiniti gioielli. Dai rostra, palco di marmo ornato con gli speroni delle navi catturate ai Volsci nel 338 a.C. ad Anzio, si susseguono gli oratori con a loro "toga candida", da cui il nome di "candidati", che chiedono voti per le cariche pubbliche. Davanti ai templi si alternano gli aruspici che traggono auspici osservando le viscere degli animali sacrificati agli dei.

Sotto gli archi si passeggia, si prendono appuntamenti, si complotta,o, insieme, ci si va a lavare nelle 1000 piscine pubbliche o alla Terme, per poi giocare a dadi o tirare di giavellotto.

I ricchi s'invitano a cena. Un banchetto può durare dalle quattro del pomeriggio all'alba. Si mangia con le mani, il tovagliolo si usa per portare a casa gli avanzi.

L'angolo nord del Foro era occupato dal Comizio, la più antica sede politica della Città: nella piazza centrale si riuniva l'assemblea popolare, mentre la Curia accoglieva il Senato. Davanti alla Curia, sotto una tettoia si trova la Lapis
Niger, che significa "Pietra Nera" e si riferisce all'area quadrata, pavimentata in marmo nero, venuta alla luce durante gli scavi del 1899 e sotto la quale, scendendo alcuni gradini, si possono vedere un altare, il tronco di una colonna e un cippo con una iscrizione il latino, la più antica che si conosca, che vieta, a grossi caratteri arcaici del 600 a.C., di profanare il luogo, che al tempo era considerato sacro perché, secondo la legenda, vi era sepolto il corpo di Romolo.

La Basilica Emilia è l'unica superstite delle basiliche repubblicane, fondata nel 179 a.C.dai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore, rifatta nel secolo I a.C. dalla Gens Emilia (da cui il nome), e distrutta da un incendio
durante il sacco dei Goti di Alarico, i resti visibili risalgono al restauro di Augusto. Assai più grandiosa era quella di Cesare, la Basilica Giulia, sulla parte opposta. Le Basiliche erano grandi spazi coperti, suddivisi in navate da
file di colonne, destinati a ricoprire, nella cattiva stagione, tutte le funzioni che erano proprie del Foro, cioè ospitare i tribunali e la transazioni economiche. I cristiani, una volta usciti dalla clandestinità, le elessero a modello per i luoghi di culto.

Il Foro Romano è senz'altro il luogo dove si può ammirare la Città Eterna con un susseguirsi di basiliche, templi, archi, domus e non ultimo il Tempio di Vesta di forma circolare, secondo l'aspetto conferitogli da Settimio Severo nell'ultima ricostruzione: una cavità del polio accoglieva gli oggetti fatali di Roma. Nel retro la casa delle Vetali, il collegio delle vergini custodi del fuoco sacro a Vesta, che secondo la tradizione fu fondato da Numa Pompilio. Basi e statue ricordano le sacerdotesse che qui vissero fino al 394 quando Teodosio chiuse il Tempio. Le Vestali, strappate giovanissime alla famiglia, dovevano rimanere nel sacerdozio per trent'anni, conservando la verginità. La vestale che
veniva meno alla regola era sepolta viva e l'amante frustato a morte.

Devastato dai terremoti e dai barbari, nell'alto medioevo vide adibiti a chiese e a fortezze molti degli edifici antichi, poi trasformati in cave di materiale da costruzione, mentre parte del terreno divenne pascolo per il bestiame ("Campo Vaccino"). I primi scavi ebbero inizio nell'800 e da allora sono, praticamente, ininterrotti.

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