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Giovedì 4 Aprile 2024 22:04

Villa Torlonia, riapre al pubblico il bunker di Mussolini

Villa Torlonia, riapre il bunker di Mussolini. Lui, Benito Mussolini, in realtà non fece mai in tempo a vedere terminato il bunker che avrebbe dovuto proteggere lui e la sua famiglia dalle bombe degli alleati. Quando il 25 luglio 1943 il Duce fu destituito e arrestato, nella struttura sottostante la sua residenza di Villa Torlonia,…
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Villa Torlonia, riapre il bunker di Mussolini. Lui, Benito Mussolini, in realtà non fece mai in tempo a vedere terminato il bunker che avrebbe dovuto proteggere lui e la sua famiglia dalle bombe degli alleati.
Quando il 25 luglio 1943 il Duce fu destituito e arrestato, nella struttura sottostante la sua residenza di Villa Torlonia, su via Nomentana, mancavano ancora le porte blindate, la copertura esterna del pozzo, le macchine per l’aerazione e i bagni.
Era invece già completo il contiguo rifugio antiaereo, realizzato due anni prima, nel quale numerosi residenti avrebbero poi trovato scampo durante i 51 bombardamenti angloamericani che colpirono Roma dal luglio 1943 al maggio 1944, un mese prima che le truppe del generale Clark entrassero in città, strappandola ai tedeschi.
Entrambe le strutture tornano oggi accessibili al pubblico, finiti i lavori di restauro e bonifica resi necessari quando nel 2006, anno della prima riapertura, fu rilevata la presenza di gas radon nei locali.

A inaugurare questo nuovo tassello dell’universo museale capitolino sono stati il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e Federica Pirani, direttrice della Direzione Patrimonio artistico delle ville storiche della
Sovrintendenza Capitolina
e curatrice del progetto insieme ad Annapaola Agati.

La giornata assolata ha reso oggi ancora più vivido il contrasto tra gli angusti ambienti sotterranei e le bellezze architettoniche di quella che nel 1929 divenne la residenza privata di Benito Mussolini, sua moglie Rachele e i loro cinque figli: Edda, Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria.

Un primo rifugio era stato già realizzato nel 1940, con l’ingresso dell’Italia in guerra, ricavandolo in una cantina situata al di sotto del piccolo laghetto detto «del Fucino» vicino al Teatro.

Quando però, nel 1941, il comandante Arthur Harris scatenò sulla Germania la furia dello «aerial bombing», si rese necessaria la realizzazione di strutture più resistenti e sicure, da ricavare sotto il Casino Nobile.

Il Rifugio antiaereo fu realizzato nel 1941 nel piano seminterrato del palazzo e utilizzato nel 1942 e 1943. I locali, rinforzati con uno spessore di 120 centimetri di cemento armato, erano dotati di porte antigas e di un sistema di depurazione e ricambio dell’aria.

La costruzione della struttura blindata del bunker, sei metri sotto il piazzale antistante il Casino Nobile, iniziò nel dicembre 1942 e rimase incompiuta.

Ha una planimetria a forma di croce con gallerie di 15 metri di lunghezza a sezione circolare con diametro di 2.50 metri, protette da una muratura in cemento armato spessa 4 metri.

«Era una struttura estremamente all’avanguardia, realizzata dai Vigili del Fuoco», ha spiegato Pirani, che in conferenza stampa ha illustrato il percorso multimediale che accompagnerà i fruitori.

La visita inizia con un video che racconta, attraverso foto storiche, la vita di Mussolini e della sua famiglia a Villa Torlonia: feste, cerimonie ufficiali, partite a tennis, esercizi di equitazione. Nelle sale successive, attraverso collage fotografici e cinegiornali dell’epoca proiettati sulle pareti, vengono rievocati i bombardamenti su Roma, in particolare quello che il 19 luglio colpì il quartiere di San Lorenzo, causando 719 morti e oltre 1.600 feriti.

«Abbiamo voluto restituire sia il punto di vista dell’aviatore che dall’aereo bombarda e vede solo la nube di macerie, ma non i particolari della tragedia che sta creando, e le persone che guardano attonite le rovine che sono di San Lorenzo ma potrebbero essere di Beirut o di Jenin o di altre città di oggi», ha aggiunto Pirani.

Attraverso una ripida scala, si accede infine al bunker vero e proprio, lasciato volutamente libero da oggetti o proiezioni per valorizzarne la qualità strutturale. In questo spazio, è simulata una incursione aerea, attraverso la riproduzione dei suoni (sirene, aerei in avvicinamento, detonazioni) e delle vibrazioni del terreno. «Si percepisce così quello che fu l’impatto concreto sulle persone», ha sottolineato Gualtieri, «a Roma ci sono stati i bombardamenti, a Roma c’è stato l’orrore della guerra, visitare i luoghi dove la storia ha lasciato le sue tracce aiuta a comprenderla meglio».

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