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Lunedì 22 Aprile 2024 11:04

A Gaza, guerra contro l’assistenza sanitaria



Save the Children: dal 7 ottobre 2023 435 attacchi a strutture e personale, pari a 73 al mese. Al secondo posto l'Ucraina (67), terza la Repubblica democratica del Congo (11)

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Nella Striscia di Gaza, la guerra colpisce l’assistenza sanitaria più che in qualsiasi altro conflitto a livello globale dal 2018. A denunciarlo è Save the Children, sulla base dei dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Dal 7 ottobre 2023, con l’attacco di Hamas che ha innescato la guerra con Israele, sono stati almeno 435 gli attacchi contro strutture o personale sanitario in tutta Gaza: una media di 73 al mese. È il dato più alto in confronto a tutti i Paesi devastati dalla guerra dal 2018 a oggi, inclusa l’Ucraina, al secondo posto con 67 attacchi all’assistenza sanitaria al mese, e la Repubblica Democratica del Congo, con una media di 11.

Per quanto riguarda il Medio Oriente, gli attacchi a strutture o personale della sanità non si sono limitati a Gaza: segnalati anche 369 attacchi anche nella Cisgiordania occupata. Tra questi, si sono verificati 302 ostacoli all’accesso ai servizi sanitari e l’uso della forza all’interno delle strutture sanitarie.

Annientato, di fatto, il sistema sanitario di Gaza, dopo 6 mesi di continui bombardamenti, assedi e ostacoli alla consegna degli aiuti. Solo 11 ospedali su 36 sono parzialmente funzionanti e l’Ufficio centrale palestinese di statistica ha riferito che circa 350mila persone affette da malattie croniche a Gaza non sono in grado di accedere a medicinali, forniture e servizi vitali.

In questo contesto, l’Unità sanitaria di emergenza di Save the Children sta attualmente assistendo bambine e bambini attraverso un ospedale da campo recentemente creato da un partner a Rafah, che offre assistenza sanitaria di base a oltre 200 persone al giorno, il 40% delle quali bambini. «Recentemente – riferisce Becky Platt, infermiera pediatrica dell’ospedale – abbiamo assistito all’arrivo di bambini provenienti da altri ospedali con ferite e arti amputati, che spesso necessitano di trapianti e di operazioni multiple. Quando i bambini devono sottoporsi a una procedura per salvare l’arto ed evitare l’infezione – prosegue -, siamo costretti a farlo dando meno antidolorifici di quelli che useremmo normalmente. Quindi porto fumetti e mostro giochi sul mio telefonino per distrarli, ma la realtà è che molte di queste procedure richiedono molti farmaci».

Tutto questo, evidenzia l’infermiera, «sta causando un’enorme sofferenza, che si somma al danno psicologico a lungo termine. Abbiamo curato un bambino di 10 anni che aveva delle schegge nella coscia che gli avevano frantumato il femore. Ha avuto forti danni a muscoli e tessuti, quindi aveva bisogno di un innesto cutaneo e anche di un fissatore esterno sulla gamba. Ha subito diverse operazioni, ma era così angosciato dall’aspetto della sua gamba che non riusciva nemmeno a guardarla. piangeva silenziosamente, era straziante. Ma questa, purtroppo, è una storia fra le tante. I bambini sono psicologicamente distrutti da tutto quello che è successo».

I medici di Gaza raccontano che gran parte dei loro interventi chirurgici riguardano i bambini e che la mancanza di cibo disponibile spesso comporta il fatto che i pazienti non siano abbastanza forti per guarire adeguatamente o combattere le infezioni. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, sono almeno 28 quelli già morti a causa della malnutrizione e della disidratazione. «Vediamo infezioni respiratorie acute, casi di malnutrizione, scabbia, epatite A – dichiara Simon Struthers, pediatra dell’ospedale da campo di Rafah -. Ho visto più ittero nelle ultime due settimane che in tutta la mia carriera. Trattiamo molti bambini affetti da gastroenterite acuta, che si diffonde attraverso le feci. Il lavaggio delle mani ridurrebbe questo fenomeno, ma ora tutti sono sfollati e vivono in tende e, sfortunatamente, il sovraffollamento e la mancanza di servizi igienici o di acqua pulita aumentano i rischi. I problemi pediatrici cronici sono estremamente impegnativi – spiega -, per esempio la paralisi cerebrale o malattie simili che non possono essere curate. Tutto è in pausa, comprese le operazioni di routine», ha spiegato, aggiungendo che la mancanza di medicinali come creme steroidee e pomate antibiotiche ostacola il trattamento di malattie semplici.

A complicare le cose, la mancanza di sicurezza che impedisce  l’accesso ai servizi sanitari. Le forze israeliane hanno colpito ambulanze, convogli di aiuti medici e strade di accesso, riferiscono da Save the Children, gli ospedali sono diventati campi di battaglia e l’Oms ha affermato che tra metà ottobre e la fine di marzo, oltre la metà delle loro missioni a Gaza sono state negate, ritardate, impedite o rinviate. «Non possiamo correre rischi e dobbiamo stare attenti alla strada che prendiamo – aggiunge ancora Struthers -. Non possiamo correre rischi e dobbiamo stare attenti alla strada che prendiamo, a causa di quello che sta succedendo e abbiamo paura di ciò che faranno le forze israeliane, mentre invece la popolazione locale che ci sostiene molto. Ci vengono costantemente ricordati i rischi e il nostro staff trascorre le serate imparando come utilizzare le medicazioni traumatologiche e i lacci emostatici nel caso in cui siano necessari».

Il direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati Xavier Joubert parla di «sei mesi di orrore inimmaginabile. Il sistema sanitario di Gaza è stato messo in ginocchio – prosegue -. Gli operatori sanitari rischiano quotidianamente la vita per dare alle bambine e ai bambini palestinesi una possibilità di sopravvivenza. I continui attacchi all’assistenza sanitaria sono semplicemente ingiustificabili e devono finire. I bambini palestinesi devono avere libero accesso ai servizi, compresa l’assistenza sanitaria e l’istruzione».

22 aprile 2024

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