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Lunedì 22 Aprile 2024 11:04

Il Servizio sanitario? «È malato e carente»



«Pervaso da parole non oneste, crea una fiducia che non merita»: Spinsanti, fondatore e direttore dell’Istituto Giano, anticipa i temi del convegno diocesano sulla sanità

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Anni fa una campagna pubblicitaria mostrava medici che osservavano una radiografia e la scritta “Lo stiamo perdendo”, riferendosi al nostro Sistema sanitario nazionale. Oggi quel messaggio assume un significato ancora più amaro. «L’abbiamo perso. Il servizio sanitario nazionale è malato, carente, pervaso da parole non oneste, crea una fiducia che non merita, che non corrisponde alla realtà. Siamo invitati a fidarci di un servizio sanitario universalistico, ma che universalistico non è più». Così Sandro Spinsanti, fondatore e direttore dell’Istituto Giano per le Medical Humanities e il management in sanità.

Questo pomeriggio, 22 aprile, interverrà all’incontro
“(Dis)uguaglianze nella sanità”
promosso dalla diocesi di Roma. Occasione per fare luce sulle tante problematiche del Servizio sanitario nazionale, a cui parteciperanno, dalle 15 nell’aula “Anfiteatro Giubileo 2000” del Policlinico di Tor Vergata, professionisti della salute e rappresentanti delle istituzioni. Tra i relatori i vescovi Baldo Reina, vicegerente della diocesi, e Benoni Ambarus, delegato per l’Ambito della diaconia della carità.

Anticipando il suo intervento sul tema “La sanità pubblica presentata con parole oneste”, Spinsanti, già docente di etica medica nella facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore del Dipartimento di scienze umane dell’ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, compie una valutazione etica a tutto tondo richiamando all’urgenza di avere un dialogo chiaro, «con parole oneste», in ambito medico, sia tra medico e paziente che tra Servizio sanitario e cittadini, soprattutto in contesti di gravi malattie, per consentire ai pazienti di prendere decisioni informate e responsabili sui propri percorsi di cura.

«Nell’ambito della salute circolano, con le migliori intenzioni, parole non oneste – dice -. Basterebbe pensare quante volte al malato viene nascosta la realtà o edulcorata, soprattutto dai familiari, per evitare sofferenza. Parole non oneste da parte di persone oneste. Questo è un ambito di riferimento molto importante dal punto di vista etico perché porta a considerare le persone in maniera non rispettosa, non dignitosa. Togliere a una persona la consapevolezza e la capacità di prendere delle decisioni autonome non è eticamente giustificabile. Si vuole fare il bene del malato, ma prima di domandarci che cosa vuole, viene deciso per lui e non con lui».

Dall’ambito clinico Spinsanti passa ad analizzare quello sociale e comunicativo tra chi gestisce la sanità pubblica e i cittadini. Anche qui riscontra «parole non oneste. Viene promesso un servizio sanitario equo, universale e accessibile a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, ma vediamo con preoccupazione che c’è sempre più un divario tra quello che la fiducia sociale ci porta a credere e quello che in realtà avviene». Questo si traduce, per il direttore dell’Istituto Giano, in disuguaglianze nell’accesso alle cure. «Chi ha maggiori possibilità economiche accede a cure private – afferma -, quelli meno abbienti si trovano ad affrontare liste di attesa interminabili. Poi abbiamo famiglie impoverite a causa delle spese mediche o persone che rinunciano alle cure. Per anni abbiamo criticato altri sistemi vantandoci del nostro primato di un servizio sanitario universalistico, in realtà non è così».

Un ulteriore aspetto è quello sulle sfide etiche delle malattie croniche. La persona alla quale viene per esempio diagnosticata la sclerosi «deve sapere se e in che misura potrà contare su risorse pubbliche per affrontare la crescente domanda di cura. Dipendere esclusivamente dal sostegno familiare può generare sofferenza e portare a decidere di rinunciare a certe cure per non gravare sui propri cari. Bisogna avere parole chiare su cosa di fatto il servizio pubblico offre o non offre. La sfera delle scelte di cura, o delle loro limitazioni, evidenzia la complessa relazione tra etica e risorse disponibili. La scarsità di risorse può far emergere l’indole delle persone, proprio come nella vita quotidiana osserviamo gesti eroici accanto a comportamenti discutibili».

22 aprile 2024

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