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Lunedì 22 Aprile 2024 12:04

Armi esplosive in aree popolate, «minaccia immensa per i bambini nel mondo»



La denuncia arriva dall'Unicef: tra il 2018 e il 2022 sono state responsabili di quasi la metà degli oltre 47.500 casi di piccoli uccisi o mutilati in più di 24 zone di conflitto

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«L’utilizzo di armi esplosive in aree popolate (Ewipa – Explosive weapons in populated areas) rappresenta una minaccia immensa per i bambini nel mondo». La denuncia arriva dall’Unicef, in una nota in cui si fa il punto sul periodo che va dal 2018 al 2022, quando le armi esplosive sono state responsabili di circa metà – il 49,8% – degli oltre 47.500 casi di bambini uccisi e mutilati verificati dalle Nazioni Unite in più di 24 zone di conflitto a livello globale. La grande maggioranza dei casi è avvenuta in aree popolate.

«Con l’incremento di guerre urbane, l’uso di armi progettate per i campi di battaglia è una realtà comune in città, paesi, villaggi e aree popolate, con conseguenze devastanti sulle popolazioni di giovani – afferma Ted Chaiban, vicedirettore generale Unicef -. Nei cinque anni fino al 2022, le armi esplosive hanno ucciso o seriamente ferito quasi il doppio dei bambini uccisi o feriti da colpi d’arma da fuoco e altre armi. Le prove sono inconfutabili», aggiunge. E «quando le armi esplosive vengono usate in aree popolate, i bambini soffrono profondamente, non solo fisicamente ma in ogni aspetto della loro vita – sono ancora le parole di Chaiban -. Il fatto che l’uso di armi esplosive sia all’origine della metà di tutte le vittime fra i bambini non solo ricorda l’impatto catastrofico e le terribili conseguenze per i bambini, ma mostra anche i progressi che potrebbero essere compiuti con un’azione significativa per impedirne l’uso nelle aree popolate».

Alla vigilia della prima conferenza di aggiornamento sulla Dichiarazione politica dell’utilizzo di armi esplosive in aree popolate – adottata a Dublino nel novembre 2022 -, a Oslo, in Norvegia, dall’Unicef parlano di «un’opportunità cruciale per proteggere meglio i bambini, le loro famiglie e le comunità da conflitti armati». Approvata da 85 Paesi, la Dichiarazione impegna infatti gli Stati ad adottare misure per evitare danni civili quando vengono condotte operazioni militari in aree popolate.

«Migliaia di giovani vite vengono bruscamente interrotte o alterate per sempre ogni anno – afferma ancora il vicedirettore generale del Fondo Onu per l’infanzia -. Oltre le ferite e le cicatrici fisiche, spesso meno visibili, i bambini subiscono ulteriori impatti psicologici, formativi e sociali, spesso meno visibili, che possono persistere per tutta la vita, creando cicli di difficoltà e sofferenza». Per questo, «l’impegno costante dei leader mondiali e l’attuazione della Dichiarazione sulle armi esplosive in aree popolate sono fondamentali per invertire la tendenza contro l’uso di armi esplosive nelle aree popolate. La comunità internazionale continua ad assistere agli indicibili danni causati da queste armi e noi dobbiamo intraprendere un’azione decisiva per proteggere le nostre generazioni future. Il costo dell’inazione – conclude – è troppo alto: un prezzo pagato dai nostri bambini».

22 aprile 2024

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