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Lunedì 22 Aprile 2024 12:04

Marie-Claire, dalla guerra al servizio per gli ultimi



Al Campus Bio-medico l’esperienza di una infermiera del Burundi che ha studiato a Roma e ha fondato una onlus per aiutare madri vedove. «La vita, dono da condividere»

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«Non aver paura dell’uomo, abbi fiducia in Dio, non perdere la dignità»: sono queste le ultime parole che la mamma di Marie-Claire Gegera lascia in eredità alla figlia piccola prima di morire uccisa mentre con il resto della famiglia si prepara ad andare alla Messa della domenica. Era già successo al padre, docente universitario e sindacalista cristiano, mai più tornato a casa quando lei aveva appena due anni. È il dramma di chi ha vissuto tutta l’instabilità della guerra civile in Burundi, un Paese segnato dalle tensioni fin dall’indipendenza.

Marie-Claire, di famiglia mista hutu e tutsi, si è ritrovata presto sola, ma questa solitudine non l’ha resa cinica. Oggi è una infermiera professionista che ha potuto studiare e perfezionarsi in Italia grazie ai missionari che ha trovato sulla sua strada quando, adolescente, ha lasciato il Burundi per arrivare in Rwanda. Lì studia e aiuta in parrocchia nel coordinamento delle visite e portando cibo ai malati di Aids nell’ospedale della Capitale Kigali. A 21 anni si ritrova in mezzo al conflitto etnico che devasterà il Rwanda.

Si convince che deve fare qualcosa, lei che già collaborava con la Caritas, e parte per l’Italia, dove inizia a studiare Scienze infermieristiche all’Università Campus Bio-medico di Roma e a frequentare il corso di Cooperazione internazionale che l’ateneo offre agli studenti. Con una solarità incredibile dice a se stessa: «Crescendo ho capito che la vita è un dono e come tale va restituito e condiviso». È quanto ha raccontato nei giorni scorsi agli studenti del Campus proponendo la sua esperienza e invitandoli a partecipare al corso di cooperazione, un unicum nelle università italiane e una opportunità di crescita personale, come lei stessa ha testimoniato.

Oggi Marie-Claire è un’infermiera professionista: «Con il primo stipendio ho iniziato a realizzare i miei sogni, condividere quello che avevo con chi non aveva nulla, pagando le cure sanitarie a chi non aveva la possibilità, perché da noi le cure sono a pagamento». Nel 2017 ha fondato la onlus “
La Carità in movimento
” che promuove la salute e lo sviluppo socioeconomico. «Credo che lo sviluppo ci possa essere solo se c’è la salute e se ci sono salute e sviluppo, c’è la possibilità della pace», spiega.

Per ora sono in sette e aiutano le madri vedove a costruire un futuro per i figli permettendo ai bambini di studiare e di avere accesso a cure mediche, dando frumento da coltivare. Attualmente stanno portando avanti il “Progetto Mucca” che mira a portare alle famiglie una mucca per assicurare il latte per sé e per la vendita, con una attenzione alla solidarietà: «Chi riceve la mucca sa che dovrà dare il primo vitello che nasce a una famiglia povera». In questo modo le famiglie si aiutano vicendevolmente e il progetto è maggiormente sostenibile. A queste iniziative si è aggiunta una sartoria che insegna un lavoro alle ragazze madri.

22 aprile 2024

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