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Martedì 23 Aprile 2024 09:04

Carcere, il rapporto di Antigone: sovraffollamento record e suicidi



Un "Nodo alla gola" la situazione tra le sbarre. Il penitenziario di Regina Coeli tra quelli in sofferenza, dove le attività sono sospese. L'associazione invoca «politiche diverse»

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«In carcere non vanno i più criminali, ma i più marginalizzati»: è quanto emerge dal XX Rapporto dell’associazione Antigone dal titolo “Nodo alla Gola”, che si occupa delle condizioni della detenzione in Italia, presentato ieri, 22 aprile, nella sede dell’Associazione Stampa Romana. A dirlo è Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, che rincara la dose: «Oggi il carcere è il luogo dove nascondiamo le cose che, come società, non sappiamo o non vogliamo gestire».

I dati che emergono – con particolare attenzione alla lunga serie di suicidi – descrivono un malessere generale della popolazione carceraria. Uno su tutti: oggi ci sono oltre 61mila detenuti contro una capienza ufficiale di poco più di 51mila posti e una reale capienza di appena 47mila e 600 posti, questo perché è ormai divenuta fisiologica una indisponibilità di posti pari almeno al 5% annui a causa di lavori e chiusure. Questo significa che il tasso reale di affollamento è del 125%, con punte del 160% in Puglia, del 151% in Lombardia, fino ad arrivare a singoli istituti come Brescia Canton Monbello con il 209% o il Regina Coeli, a Roma, che sfiora il 182%.

Regina Coeli fa parte proprio di quegli istituti maggiormente in difficoltà per quanto riguarda la vita carceraria, dove tutte le attività sono state di fatto sospese e dove la vita dei detenuti è confinata per 20 ore al giorno in cella senza alcuna attività formativa, sociale o ludica. Venti ore al giorno in spazi pensati per la metà delle persone. Nelle parole del presidente di Antigone Patrizio Gonnella, le soluzioni «non possono essere nuove carceri per i 12mila posti che mancano, ma politiche diverse». Il riferimento è in particolare al ddl 1660 che è in discussione in Parlamento. Se fosse approvato «avremmo una ondata ingestibile di affollamento carcerario», evidenzia Gonnella, visto che si prevede il carcere per chi occupa le case e anche per chi fa resistenza passiva a un agente di polizia penitenziaria. «La resistenza passiva, dove nessuno fa uso di violenza, è un comportamento che in carcere avviene almeno 4-5 volte giorno, come chiunque tra gli operatori può raccontare – dice ancora -. Il criminale strutturato sa che non deve farlo, ma soggetti fragili che si ritrovano catapultati in carcere per 6 mesi rischiano di farsi 8 anni di galera per un singolo rifiuto».

Quello che bisogna comprendere e far capire alle istituzioni, sottolinea il presidente, è che «la pena non si sconta solo in carcere» e che, dati alla mano, chi viene inserito nelle pene alternative ha tassi di recidiva 3 volte inferiori a chi sconta la pena interamente dentro al carcere. Oltre a costare molto meno. Un detenuto costa circa 150 euro giorno all’amministrazione penitenziaria, mentre uno in misura alternativa costa 50. I costi sociali ed economici del carcere non sono più giustificati, questo è il senso del ragionamento, specialmente a fronte di una società dove il tasso di criminalità è in calo da anni. La più grande difficoltà è nella mancanza di educatori, ad oggi appena uno ogni 60 detenuti.

La questione più dolorosa resta quella dei suicidi. La ricerca di Antigone mette in luce che la propensione al suicidio in carcere è altissima, 17-18 volte più alta che nella popolazione libera. Ogni 3 giorni e mezzo una persona si uccide: dovrebbe essere una emergenza nazionale, invece per il carcere non c’è mobilitazione, una ulteriore spia del disinteresse della società verso chi sconta una pena. Il 2022 ha visto il record di suicidi, 85, e il 2024 è partito con ben 31 persone che si sono tolte la vita tra le sbarre da gennaio ad oggi. L’ultima proprio ieri, 22 aprile proprio a Regina Coeli. Un uomo di 36 anni, cinese, in carcere da poco più di un mese, si è impiccato alla terza branda del letto a castello nella settima sezione: a darne notizia il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio Stefano Anastasìa, sul suo profilo Facebook.

23 aprile 2024

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