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Giovedì 2 Maggio 2024 11:05

Medio Oriente: la tregua si allontana



Negativa la posizione di Hamas sull'attuale documento negoziale. Poi la precisazione della fazione palestinese: «Non vuol dire che i negoziati si siano fermati». Senza un accordo per il cessate il fuoco, sempre più vicina l'offensiva militare su Rafah

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«Una trappola». Il leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar definisce così la proposta di accordo per una tregua a Gaza attualmente sul tavolo. Lo riferisce la tv israeliana Channel 12, aggiungendo che secondo Sinwar non o stratta di una proposta egiziana ma di «una proposta israeliana sotto mentite spoglie». Questa mattina poi anche Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas in Libano, in una intervista a una tv locale, ripresa dal New York Times ha affermato che «la posizione sull’attuale documento negoziale è negativa». Quindi la precisazione a nome della fazione palestinese: «Non vuol dire che i negoziati si siano fermati. Anche se il gruppo non accetta le attuali proposte israeliane senza modifiche – sono ancora le sue parole -, siamo disposti a continuare a negoziare».

Non si fermano intanto gli attacchi da parte dell’esercito israeliano. Colpiti, riferisce il portavoce militare, «l’imbocco di un tunnel e una postazione di lancio di mortaio nel centro della Striscia dopo che erano stato tirati numerosi proiettili contro i soldati che operavano nell’area». In un’altra operazione poi è stata «eliminata una cellula di operativi che si trovava vicino ai militari». Secondo la stessa fonte, nelle ultime 24 ore sono state colpite anche altre «infrastrutture di gruppi terroristici della Striscia, inclusi tunnel, edifici e centri operativi».

Su territorio israeliano nel frattempo continuano le mobilitazioni per spingere il governo a un accordo per la liberazione degli ostaggi. Questa mattina, 2 maggio, un gruppo di manifestanti – tra i quali parenti delle persone trattenute a Gaza – ha bloccato per meno di mezz’ora il traffico sulla tangenziale di Tel Aviv. Tra i cartelli dei dimostranti, uno che recitava: “O gli ostaggi o Rafah”. Nelle parole di una rappresentante di “Protesta delle donne” rilanciata dai media locali, «entrare a Rafah significa rinunciare alla vita degli ostaggi. Ci hanno promesso per sei mesi che solo la lotta avrebbe riportato indietro i rapiti, oggi – ha affermato – capiamo tutti che l’unico modo per salvarli è solo attraverso un accordo». Diverse le voci di dissenso. Due le persone arrestate.

E l’ipotesi dell’offensiva militare su Rafah si fa sempre più concreta. Anche un’emittente radio dell’esercito israeliano ha riferito che scatterà «nei prossimi giorni», senza un accordo per un cessate il fuoco con Hamas. Analogo il tono dei post sui social network. Secondo l’emittente, Glz Radio, «responsabili della sicurezza» hanno riferito che l’ordine di lanciare l’operazione su Rafah sarà dato a giorni se non ci saranno progressi «nelle trattative per un’intesa».

Nell’area di Rafah, nel sud della Striscia, hanno cercato rifugio negli ultimi mesi oltre un milione di persone, “spinte” dai bombardamenti di Israele iniziate il 7 ottobre nel nord della Striscia di Gaza e impossibilitate ad abbandonare la regione.

2 maggio 2025

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