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Giovedì 2 Maggio 2024 10:05

1° maggio: le proposte delle Acli contro il lavoro povero



7 strategie per «invertire la rotta», a cominciare da istruzione e formazione fino alle emergenze del sommerso e alla lotta a lavoro nero e violazioni della sicurezza

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«Povero lavoro è sempre più sinonimo di Povero Paese». Lo affermano con forza le Acli, presentando, in occasione della Festa dei lavoratori celebrata ieri, 1° maggio, 7 proposte contro il lavoro povero o a rischio povertà: un fenomeno in crescita, che coinvolge «quasi 1 donna su 2 sotto i 35 anni». In generale, osservano, «in 30 anni i salari italiani sono scesi, unico caso in Europa, con un’ulteriore riduzione del 7% dopo la pandemia. Insieme all’assenza di welfare sociale si è giunti a una bassa occupazione femminile e, irrimediabilmente, al declino demografico. Siamo in un circolo vizioso – rimarcano – dove l’impoverirsi del lavoro alimenta e subisce a sua volta l’impoverimento dell’economia, del welfare e il declino demografico, con un calo previsto, in 6 anni, di 1 milione di persone in età da lavoro».

Eppure, è la tesi dell’associazione, «si può ancora invertire la rotta». A questo puntano le proposte lanciate, a partire dall’ambito dell’istruzione e della formazione professionale. «Scuola ed educazione sono le priorità per guardare al futuro e ormai devono accompagnarci per tutta la vita, introducendo il diritto alla formazione permanente. Tornino centrali per essere cittadine e cittadini innanzitutto pensanti e autori del mondo e del lavoro», l’esortazione. E lo facciano tenendo insieme «tecnica e cultura, pratica e pensiero», che «sono parte dell’essere umani e del lavoro».

La seconda proposta riguarda l’inclusione. «Si torni a un reddito minimo per tutte le famiglie in povertà assoluta e, insieme, si creino delle “Case del lavoro” nelle e delle comunità con una co-programmazione tra Comuni, centri per l’impiego e Terzo settore, per favorire una reale crescita delle politiche attive nel territorio e l’inserimento delle persone più vulnerabili o con disabilità. Si torni a finanziare un welfare per tutti (non solo per chi può pagarselo), compresi assegni di cura per l’assunzione delle badanti, nidi e servizi di conciliazione, dando priorità a un piano straordinario per l’occupazione femminile».

Ancora, le proposte proseguono mettendo a tema l’«indice del lavoro dignitoso» – che «fissi la soglia di salario minimo nei diversi settori, valorizzando i contratti collettivi siglati dai sindacati maggiormente rappresentativi» e contribuisca quindi a «legittimare solo contratti collettivi autentici e di qualità» – e la prevenzione e la lotta contro lavoro nero e violazioni della sicurezza, anche attraverso gli «ispettori di comunità». Anche sull’immigrazione, «serve una politica regolare, non sporadica ed emergenziale, di accoglienza e integrazione. Insieme va rafforzata e aumentata la cooperazione allo sviluppo – proseguono le Acli -, in particolare con l’Africa, ma senza quelli che si rivelano spot come il piano Mattei visto che, a conti fatti, il Governo riduce di oltre 600 milioni le già poche risorse stanziate, invece di portarle allo 0,70 % del Reddito nazionale lordo come concordato nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite».

Sotto osservazione anche il capitolo industria, per il quale «servono politiche nazionali ed europee per uno sviluppo sostenibile, per tornare ad avere grandi aziende e per non perdere tanti ricercatori». Allo stesso tempo, «va bocciata l’autonomia differenziata: sarà la pietra tombale sull’industria italiana. Le politiche industriali, i servizi per l’industria, le infrastrutture strategiche, la ricerca universitaria concepite e governate in competizione tra regioni significano aumento dei costi, aumento della burocrazia e delle normative (21 invece di 1), aumento dei cda delle società partecipate – è l’osservazione -, col duplice risultato di rendere la vita difficile a cittadini, famiglie e piccole e medie imprese e di avere una politica debole verso l’opportunismo delle multinazionali. Serve essere una regione dell’Europa e non dividersi in tanti staterelli, anche per avere norme europee sul rispetto dei diritti e dell’ambiente nelle catene di fornitura locali e globali».

L’ultima proposta riguarda le imposte: «Oltre a un vero contrasto al sommerso, prevedendo una maggiore tracciabilità del denaro, si bocci la deriva politica che premia la rendita e la speculazione e carica tutto su lavoro e pensioni. Si promuova una fiscalità, anche europea, che elimini i paradisi fiscali, tassi correttamente le multinazionali, tocchi le grandi ricchezze, penalizzi le transazioni fatte solo per fare soldi accrescendo la bolla finanziaria globale». Nell’analisi delle Acli, «è urgente avere un fisco che premi lavoro e famiglie e favorisca gli investimenti di lungo periodo in uno sviluppo sostenibile, in particolare nel Green Deal europeo».

2 maggio 2025

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