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Venerdì 3 Maggio 2024 09:05

Medio Oriente, Oxfam: «La catastrofe deve finire. Stop all’invio di armi a Israele»



Il portavoce Pezzati: «Il commercio di armi compromette indelebilmente il rispetto dei diritti umani, in particolare a Gaza», dove gli attacchi hanno fatto oltre 34mila vittime

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Nella Giornata globale d’azione promossa dalla società civile per chiedere a tutti gli Stati di fermare il trasferimento di armamenti destinati ad alimentare la guerra a Gaza, ieri, 2 maggio, il portavoce delle crisi umanitarie di Oxfam Italia Paolo Pezzati ha preso la parola per ribadire che «questa catastrofe deve finire al più presto». Nonostante la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu che chiede un cessate il fuoco immediato, ha ricordato, «il governo israeliano continua a usare armi e munizioni esplosive in aree densamente popolate, con enormi conseguenze umanitarie per la popolazione di Gaza». Di qui l’esortazione a «cessare l’invio di ogni tipo di armamento a Israele, che viola il diritto internazionale umanitario».

Decine i Paesi coinvolti dalle tante manifestazioni e azioni sui social, tutte con la stessa richiesta: fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza. In più, si chiede che i responsabili delle violazioni del diritto umanitario internazionale e dei crimini di atrocità siano chiamati a risponderne e si esortano i governi a non essere complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto.

«Dopo aver lanciato assieme a tante organizzazioni umanitarie e della società civile un appello globale per un cessate un fuoco immediato, aderendo alla Giornata globale d’azione abbiamo voluto sensibilizzare l’opinione pubblica su come il commercio di armi comprometta indelebilmente il rispetto dei diritti umani, in particolare nella Striscia di Gaza, dove i civili subiscono violenze indicibili da oltre 6 mesi», sono ancora le parole di Pezzati, che ricorda i “numeri” della strage. «Gli attacchi perpetrati dalle autorità israeliane, supportati anche dall’uso di armamenti – o componenti – forniti da Stati terzi, hanno provocato la perdita di oltre 34mila vite, il 70% donne e bambini, mentre il pronunciamento della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024 ha messo in luce l’esistenza di un rischio plausibile di genocidio a Gaza. I bombardamenti indiscriminati in corso inflitti alla popolazione palestinese, in violazione del principio di distinzione, sono inaccettabili – è il monito – e rappresentano un crimine di guerra, cosi come la violazione del principio di proporzionalità. Tutti gli Stati hanno però l’obbligo di prevenire i crimini di atrocità e di promuovere l’adesione alle norme che proteggono i civili. Con questa Giornata chiediamo alla comunità internazionale di tenere fede a questi impegni».

Per questo motivo Oxfam ha lanciato una 
raccolta firme
con un appello rivolto ai Paesi maggiormente responsabili dell’export di armi verso Israele negli ultimi anni, in particolare Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Australia e Italia. «Maggiore trasparenza» viene chiesta in particolare al governo italiano, «rendendo pubblica la lista degli armamenti e di componenti inviati a Israele dopo il 7 ottobre 2023, relativi a licenze precedentemente approvate. Se il governo ha attivato i meccanismi previsti dalla legge 185/90, che regola l’export di armi italiane, si fa fatica a capire quali siano le motivazioni che impediscono di rendere pubbliche le tipologie di armamenti inviate – è il commento di Pezzati -. Purtroppo questo atteggiamento non fa ben sperare anche alla luce della riforma alla legge proposta dall’attuale maggioranza, che approderà a breve alla Camera. Una modifica che mira ad aumentare la discrezionalità del governo su come verranno prese le decisioni riguardo a vendite o divieti alle esportazioni e contemporaneamente a diminuire la trasparenza e gli strumenti di controllo a disposizione del Parlamento e della società civile».

3 maggio 2024

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