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Mercoledì 7 Aprile 2021 14:04

Corviale, ascensore per il lockdown

Le 6000 persone che abitano a Corviale, utilizzano per salire ai piani i pochi ascensori funzionanti sui 74 installati: quando va bene uno o due per lotto. A volte rimangono solo le scale, impraticabili però per chi ha difficoltà di deambulazione per qualche problema fisico o semplicemente perché è anziano. Un fotoreportage

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Ci sono posti a Roma nei quali non bisogna aspettare un lockdown o una zona rossa per essere costretti a casa, ma un semplice guasto, e uno di questi è Corviale, periferia sudovest della Città eterna, un chilometro di cemento adagiato sul crinale di una collina che domina la campagna romana.

La prima cosa che impressiona di Corviale è la sua lunghezza: un chilometro! Ma pure l’altezza non scherza: nove piani. Da sopra, guardando dentro Roma, si riesce a scorgere la vela di Calatrava e Santa Maria Maggiore, mentre dall’altra parte, nascosto dall’orizzonte, c’è il mare e ogni sera il tramonto è diverso.
Ma non siamo al Gianicolo o al Giardino degli Aranci, qui come nelle altre abitazioni del mondo, la gente vive e non sale su casa per fotografare panorami.
E per salire, le seimila persone che qui ci abitano, utilizzano i pochi ascensori funzionanti sui 74 installati, quando va bene uno o due per lotto. A volte rimangono solo le scale, impraticabili però per chi ha difficoltà di deambulazione per qualche problema fisico o semplicemente perché è anziano.

E così quando nessuno degli ascensori del singolo lotto funziona, i più fragili rimangono chiusi in casa in un lockdown obbligato. Le cause? La mancanza di una manutenzione regolare e l’abbandono delle istituzioni. C’è anche il vandalismo, certo, ma la colpa può ricadere su chi in quel palazzo abita e paga un affitto regolare? Senza parlare della difficoltà che incontrano gli operatori sanitari quando intervengono in caso di emergenza.

Stanno andando avanti i lavori di ristrutturazione del quarto piano, il “chilometro verde” raccontato nel film della Cortellesi “Scusate se esisto”, che il progetto iniziale aveva riservato a servizi mai entrati in funzione e fin da subito occupati. Ora da quei locali si ricavano appartamenti che vengono poi assegnati con regolare contratto. Si spera che sia solo l’inizio di una gestione corretta di quel palazzo che Max Gazzè, nella canzone “Eclissi di periferia”, aveva descritto come un’astronave sul punto di prendere il volo; più prosaicamente però, più che di spiccare il volo, gli abitanti si accontenterebbero di poter andare da zero a casa in tutta sicurezza.

Eclissi di periferia:
https://youtu.be/fGOt2awbUHc





















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