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Giovedì 8 Aprile 2021 13:04

“Il cielo” di Giulio Base, giovani e memoria



Il film presentato alla XV Festa del cinema di Roma e poi bloccato per la chiusura della sale, disponibile su Rai-Play da fine gennaio. Il linguaggio dei social e la solidarietà tra religioni

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Una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita dal tempo viene ritrovata da un gruppo di studenti a Roma. Quella che comincia come una semplice curiosità diventa a poco a poco qualcosa di più importante che chiama in causa la ricostruzione di una verità più ampia. Comincia così, con l’avvicinarsi timido e quasi incerto a fatti che hanno bisogno di tempo per chiarirsi, la vicenda di “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma”, il film che Giulio Base ha girato nel 2020, ha presentato alla XV edizione della Festa di Roma, è poi rimasto bloccato per la chiusura delle sale ed è diventato finalmente disponibile sulla piattaforma Rai-Play a partire dalla fine di gennaio.

Il soggetto riporta al centro dell’attenzione quel 16 ottobre 1943, il tristissimo giorno in cui i nazisti misero a ferro e fuoco il ghetto di Roma, arrestando 1.259 persone, tra cui circa 200 bambini. Tra quei bambini c’era Sonia, che fu affidata dai genitori ad un istituto di suore, e la cui foto, sporcata e sgualcita, viene ritrovata per caso da Sofia nel doppio fondo di una valigia. La voglia di saperne di più aumenta e induce Sofia a decidere che è giusto e opportuno fare maggiori ricerche nelle quali la ragazza riesce a coinvolgere alcuni compagni di scuola. Siamo però nel terzo millennio, i gruppi si mescolano, si confondono ed ecco che a fianco della scuola di Sofia si ritrovano i ragazzi di una scuola ebraica della Capitale.

Caparbietà da un lato e molta incertezza dall’altro alimentano non poche incertezze. A mano a mano che le ricerche vanno avanti, il passato si intreccia con il presente. Così l’iniziale intenzione di dare un nome alla bambina ritratta nella foto si apre a una visione storica inattesa. La generazione dei ventenni fa all’improvviso i conti con eventi mai considerati con tanta attenzione. Ecco Sonia e i suoi amici cercare con passione luoghi e testimonianze nella zona del ghetto di Roma, chiedere, fare domande, consultare libri e archivi con il piglio del detective. Quasi senza accorgersi che, nel fare queste operazioni, ne mettono in atto altre due, fondamentali: pur appartenendo a confessioni religiose diverse, provano a trasformare questa occasione in una riflessione collettiva, la constatazione che è sempre possibile attivare una memoria che favorisce la solidarietà tra religioni.

Il nostro tempo è quello in cui domina il linguaggio dei social media e i giovani protagonisti ne dimostrano l’importanza e la necessità. Ecco allora che l’uso dei moderni strumenti di comunicazione si fa largo in mezzo al silenzio assordante della città, reclama i diritti della verità e aiuta a risolvere un enigma che sembrava fin troppo misterioso. Pur con qualche perdonabile ingenuità, il film di Base è sincero e opportuno. Aiuta a coltivare il ricordo e ad essere più sereni e disponibili gli uni con gli altri. Più di così non si può chiedere a un film.

8 aprile 2021

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