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Venerdì 23 Aprile 2021 13:04

Gli affetti al tempo del Covid, tra desiderio e paure

sindrome della capanna, paura post-covid, depressione, coronavirus
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Fondamentale accompagnare i giovani, mentre l’isolamento sta rendendo più delicato il percorso di formazione della loro identità. Tanti i giovani in difficoltà

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Ragazzi e ragazze crescono al tempo del Covid. Si cercano, inciampano, cadono, si rialzano, provano a sperimentarsi ma come chiusi in una bolla, lontani dalle esperienze dirette, dal contatto che serve per riconoscersi e riconoscere l’altro, dal toccarne l’identità che aiuta a costruire la propria. L’Io, la parte profonda di noi, si costruisce all’interno di una relazione, di un dialogo, di uno scambio, di uno sguardo non mascherato ma reale con la possibilità di allungare la mano e incontrare quella dell’altro.

Non si cresce nell’isolamento ma nella sperimentazione continua di ciò che è diverso da sé e che, in quanto tale, rimanda il bisogno di completezza e di integrità alla ricerca di quelle parti mancanti che portino a compimento l’essere profondo. Il bambino riconosce se stesso, prende contatto e consapevolezza dei propri confini, dell’essere diverso dagli altri all’interno della relazione con gli affetti più significativi della sua esistenza, passando da una condizione di dipendenza assoluta a una di reciprocità e scambio sulla base della propria unicità.  L’adolescente forma la sua identità nella continua sperimentazione di ciò che va scoprendo di se stesso nel rapporto con gli altri, soprattutto con il gruppo dei pari, staccandosi gradualmente dalla cerchia familiare per acquisire il suo posto nel mondo. Impara ad amarsi e ad amare nella relazione, nel continuo confronto, nella continua condivisione. Le prime relazioni affettive sono uno scoprirsi capace di provare emozioni e sentimenti trovando qualcuno con cui condividerli, esprimerli, dargli voce. È necessario quindi il contatto con l’altro, l’abitare la dimensione non solo emotiva ma fisica, il poter dare una mano e riceverla.

Poi arriva il Covid. Una prova per ognuno, piccolo o grande che sia, uno specchio difficile in cui ritrovare la propria immagine e il proprio cammino. Arriva e coglie i nostri ragazzi nella fase più delicata della loro formazione quando il bisogno di sperimentarsi nelle relazioni reali e non virtuali, che già sono parte considerevole della loro vita, è irrinunciabile, pressante e insostituibile. Il desiderio di relazione diventa un’incognita da risolvere, un passo che inciampa nell’impossibilità di abitare la concretezza di un incontro. Tanti sono i giovani in difficoltà, tanti i ritiri sociali in mondi paralleli che allontanano dal mettersi in gioco profondamente, troppe le occasioni di incontrarsi e di godere della presenza dell’altro che naufragano sotto i divieti imposti dalla giusta prudenza e accortezza. Senza spingersi lontano non stiamo togliendo il futuro ai nostri giovani perché si spera possa iniziare presto una fase di ripresa, ma sicuramente la pandemia sta affaticando il loro passo, sta rendendo più delicato il percorso di formazione della loro identità e più complesso il momento insostituibile dell’incontro con l’altro e di un progetto affettivo fatto di quotidianità e scoperta continua.

L’affettività dei nostri giovani è un bene da proteggere, custodire e aiutare a nascere e crescere anche in un momento così difficile. Innamorarsi in adolescenza è poter gustare il piacere di uno sguardo, di un abbraccio, di una vicinanza diversa da quella sperimentata in famiglia scoprendosi responsabile dei propri gesti e della costruzione del proprio progetto di vita. È un errore pensare che i legami giovanili siano frivoli, passeggeri, leggeri nell’accezione di banali. Per un ragazzo e una ragazza rappresentano l’affacciarsi a un mondo da scoprire, da gustare, da abitare nello scambio continuo con l’altro che aiuta e accompagna alla costruzione del sé. È nel continuo riconoscimento nell’altro come diverso e complementare che l’adolescente trova la sua strada e costruisce la propria affettività. Le relazioni sentimentali consentono al giovane il necessario processo di separazione e individuazione dalla famiglia di origine sperimentandosi nel rapporto con un pari alle prese con le stesse fasi delicate di crescita tracciandone i confini e i limiti alla ricerca della propria autostima.

Il Covid ha costretto i nostri ragazzi a vivere di virtuale ancor più di quanto già non accadesse, di nutrirsi di immagini mediate da quadratini sul piccolo schermo, unico luogo di ritrovo e sperimentazione. Non di rado accade che i ragazzi stessi si allontanino dalle piattaforme multimediali perché esausti da relazioni che si consumano nel più completo anonimato e distanza. La stessa scuola, luogo di vita, formazione e crescita è uno spazio difficile da abitare per molti costretti a ore e ore di didattica a distanza.

È fondamentale accompagnare i nostri giovani in questa fase delicata della loro vita in cui il focus si sposta dalla visione incentrata esclusivamente sul proprio sé alla scoperta dell’altro e del suo bisogno. Occorre incoraggiarli in un momento delicato nel continuare a nutrire la speranza che presto abiteranno nuovamente gli spazi consueti di incontro ai quali fare ritorno ricchi di un’esperienza complessa ma fondamentale. Essere genitori al tempo del Covid rappresenta l’ennesima sfida educativa: un figlio e una figlia sempre a casa spinge a porsi interrogativi seri su come accompagnare i ragazzi ad acquisire quelle competenze emotivo-affettive di cui hanno bisogno per pensare se stessi come persone in relazione con un mondo da scoprire e abitare, con un’esperienza sentimentale che, sebbene resa più difficile, può essere ripensata e maturata nella costruzione di legami in cui giocare integralmente se stessi fuori da ogni maschera e nascondimento. È un’occasione preziosa per continuare a guidare i figli, nella giusta distanza, nel compito evolutivo di riflettere sul senso delle loro relazioni e sul modo di costruirle nel pieno rispetto di sé e degli altri acquisendo la consapevolezza delle proprie emozioni e del modo di regolarle in modo responsabile e maturo.

Viviamo una pandemia che mostra la sua risorsa: accompagnare i figli a uscire dalla tana per “rischiare” la relazione dando senso e significato a ciò che vivono anche nei loro primi, incerti passi e aiutarli, senza invadere lo spazio intimo, a incontrare lo sguardo dell’altro in cui specchiarsi e tentare l’avventura del crescere. Il compito dei genitori è traghettare i ragazzi dal nido sicuro all’esplorazione del mondo relazionale esterno, oggi avventura più difficoltosa, pronunciando poche parole ma imbevute dell’esperienza da mettere a loro servizio senza imposizioni e senza cadere in un facile quanto dannoso autoritarismo: prima una relazione familiare che scommetta sulla fiducia e poi il passo educativo offerto e donato in un clima di presenza vigile, tenera e sicura.

La pandemia sta sicuramente togliendo tanto ma può rappresentare per i ragazzi anche un momento di riflessione sull’importanza del legame affettivo e del prendersi cura di sé e dell’altro uscendo di nuovo allo scoperto forti dell’esperienza maturata, del supporto ricevuto, della vicinanza di una famiglia che vede, segue, comprende e sostiene nel crescere figli sereni, responsabili ed equilibrati. Fuori dalla pandemia pronti di nuovo ad abitare le relazioni. (Alessandra Bialetti, consulente della coppia e della famiglia)

23 aprile 2021

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