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Lunedì 3 Maggio 2021 13:05

“Chiamami ancora amore”. Ne parliamo con l’autore, Giacomo Bendotti

Va in onda questa sera, lunedì 3 maggio, su Rai 1 la prima puntata di Chiamami ancora amore, la serie tv diretta da Gianluca Maria Tavarelli e interpretata da Greta Scarano e Simone Liberati. Tre prime serate per sei episodi in cui l’autore, Giacomo Bendotti, classe ’84, nato e cresciuto a Cesano, racconta la fine […]

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Va in onda questa sera, lunedì 3 maggio, su Rai 1 la prima puntata di Chiamami ancora amore, la serie tv diretta da Gianluca Maria Tavarelli e interpretata da Greta Scarano e Simone Liberati.

Tre prime serate per sei episodi in cui l’autore,
Giacomo Bendotti
, classe ’84, nato e cresciuto a Cesano, racconta la fine di un grande amore, talmente grande da trasformarsi dopo anni di relazione e la nascita di un figlio, in odio.

“Un viaggio nell’amore” l’ha definita lui che, intervistato dalla redazione di VignaClaraBlog.it a poche ore dalla messa in onda della prima puntata, ha confidato di vedere a distanza di un anno dalla prima stesura finalmente realizzato un sogno.

Una storia travagliata quella tra i due protagonisti, Enrico e Anna, che dopo dodici anni e un figlio si ritrovano a farsi la guerra nella vita e in tribunale davanti al giudice più severo, l’assistente sociale, interpretato nella serie da Claudia Pandolfi.

“Da tempo avevo il desiderio di raccontare l’amore tra una coppia, le sue diverse stagioni, dalle fasi dell’innamoramento, alla convivenza; dare voce alla voglia di due persone che stanno insieme di avere un figlio, la genitorialità e le difficoltà che comporta, la necessità di ritrovare un equilibrio” – ha raccontato Giacomo, sceneggiatore e fumettista oltre che autore, spiegando come la serie sia il risultato di tanti anni di riflessioni, appunti, idee e esperienze autobiografiche.

“L’idea giusta è arrivata quando ho capito che la chiave per raccontare quello che volevo trasmettere al pubblico era partire da una separazione, iniziare da due persone che si sono amate follemente e che alla fine si trascinano in tribunale per decidere l’affidamento del figlio” – ha proseguito l’autore di Chiamami ancora amore che nella serie riserva un ruolo da protagonista alla figura dell’assistente sociale.

“Attraverso lo sguardo della Pandolfi e del suo ruolo entriamo nella storia dei due protagonisti e scopriamo tutto quello che è successo nel loro rapporto. Sarà proprio compito dell’assistente sociale svelare il mistero della fine di un amore, indicare il punto in cui qualcosa si è rotto e la storia di Enrico e Anna è precipitata.”

Con un attacco che sembra davvero un omaggio a Kramer contro Kramer, la pellicola del 1979 diretta da Robert Benton e interpretata da Dustin Hoffman e Meryl Streep, Chiamami ancora amore, prodotta da Indigo Film in collaborazione con Rai Fiction e in associazione con APC, ripercorre tappa dopo tappa il percorso di due persone provenienti da realtà diverse, che nonostante l’amore, finiscono per scontrarsi su ogni singolo aspetto della vita.

“Dietro l’immagine di una famiglia apparentemente solida l’assistente sociale che li segue si ritroverà a esaminare tutto quello che ha portato i due protagonisti a farsi la guerra – ha continuato Bendotti che nella stesura della sua prima serie tv ha voluto a tutti i costi raccontare quello che succede nella vita di tutti i giorni.

“Il modo più sincero per raccontare una storia d’amore è quello di calare i suoi personaggi nella realtà; le difficoltà che tutti noi viviamo nella vita di coppia dipendono anche da dove siamo posizionati nel mondo. La famiglia di provenienza, la nostra storia, il lavoro, il posto in cui viviamo descrivono chi siamo e da dove veniamo.”

Enrico e Anna raccontano proprio questo, due persone diverse che provengono da mondi diversi che un giorno si incontrano; lui di origine contadina, lei proveniente da una famiglia borghese. I due si innamorano e per anni costruiscono una storia solida che però alla fine sconta le differenze interne alla coppia.

“La società di oggi non è ancora pronta a tutto questo, la genitorialità non viene supportata; siamo ancora nella situazione in cui la donna dopo la nascita di un bambino non viene tutelata, costretta a farsi da parte sul lavoro o con grandi difficoltà a reinserirsi.” – ha continuato Giacomo che ci ha raccontato anche quanto ci sia di autobiografico nei sei episodi.

“La serie è ambientata ad Anguillara con alcune scene girate anche a Bracciano e Trevignano; la scelta non è casuale, i luoghi in cui si svolge la storia sono molto vicini a Cesano, sono i luoghi del mio cuore e della mia giovinezza, sono posti in cui ho passato tantissimo del mio tempo, prima da bambino con la mia famiglia e poi da adolescente con i miei amici.

E’ proprio questo che mi accomuna al protagonista della serie che ho scritto, caratterialmente diverso da me ma molto simile per la famiglia di provenienza, per le sue origini. Il suo mondo è un po’ il mio e chi conosce quei luoghi, quelle campagne e quelle persone che ci abitano, vedendo la serie probabilmente riconoscerà il mondo che ci accomuna” – ha proseguito Giacomo che dopo aver frequentato la Scuola Romana dei Fumetti e un diploma in sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, ha pubblicato un primo romanzo grafico su Giovanni Falcone e poi uno su Paolo Borsellino (edizioni BeccoGiallo).

“Il fumetto può essere un ottimo strumento per raccontare, è un linguaggio ben definito, mi sembra limitante definirlo solo un genere letterario”  – aveva raccontato alla nostra redazione nel 2011,
in occasione dell’uscita della graphic novel
“Giovanni Falcone, l’uomo simbolo della lotta alla mafia” – Quello che mi interessava raccontare del magistrato era il lato umano, la sua ironia e la sua solitudine, i rapporti con le persone a lui più vicine, da sua moglie al suo amico e collega Paolo Borsellino; ma per farlo sono dovuto partire dalla figura professionale: conoscere la sua attività, l’impegno quotidiano meno noto come pure gli eventi più celebri, dal Maxiprocesso fino alla strage di Capaci mi sono serviti per raccontare l’uomo, la sua umanità.”

Prima di salutarci l’autore di Chiamami ancora amore vuole fare un grande in bocca al lupo a chi come lui, dopo un anno e mezzo di pandemia, prova a ricominciare in un ambiente lavorativo come quello cinematografico, duramente colpito dall’emergenza Coronavirus.

“Le riprese della serie sono cominciate a ottobre scorso in un clima di grande incertezza ma con tutte le precauzioni del caso e tutte le accortezze necessarie a garantire la sicurezza della troupe siamo riusciti comunque ad andare avanti e a terminarle. Non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta ed è una grande soddisfazione. E’ stato davvero un momento difficile per il cinema e il teatro, ora speriamo che tutto possa ripartire davvero.”

Ludovica Panzerotto


 

 

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