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Mercoledì 9 Giugno 2021 15:06

A Roma nessuna difesa contro i nubifragi

Quello che è accaduto a Roma Nord nel pomeriggio dell’8 giugno è senza alcun dubbio un evento “straordinario”; in neppure un paio d’ore nella zona di Ponte Milvio-Corso Francia-Tomba di Nerone sono caduti oltre 60 mm di pioggia. Secondo le classificazioni operate dai meteorologi si tratta a tutti gli effetti di un “nubifragio”; in termini […]

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Quello che è accaduto a Roma Nord nel pomeriggio dell’8 giugno è senza alcun dubbio un evento “straordinario”; in neppure un paio d’ore nella zona di Ponte Milvio-Corso Francia-Tomba di Nerone sono caduti oltre 60 mm di pioggia.

Secondo le classificazioni operate dai meteorologi si tratta a tutti gli effetti di un “nubifragio”; in termini tecnici e servendoci dei dati contenuti in una pubblicazione di Guido Caroselli, volto noto di RAI1, è accaduto che su una superficie di 1 kmq sono cadute qualcosa come 60.000 tonnellate d’acqua. Se si pensa alla piazza di Ponte Milvio o a Corso Francia, una simile quantità di acqua ovviamente non può che causare seri problemi di smaltimento.

I fenomeni meteo estremi causati del riscaldamento globale sono diventati un evento  normale e pertanto sembra logico concludere che quanto avvenuto a Roma l’8 giugno, sia in fin dei conti un qualcosa da registrare nella norma.

E’ realmente così? Se il riscaldamento globale è all’origine del cambiamento climatico  (e gli effetti li abbiamo notati proprio in questa primavera particolarmente instabile) è altrettanto vero che sono decenni che se ne parla ma soprattutto che se ne  subiscono i suoi effetti estremi.

Inverni con temperature sempre meno rigide, primavere fredde e siccitose, estati caldissime, piogge meno frequenti ma sempre più intense con il carattere del vero e proprio nubifragio: una situazione che va avanti da anni ma che sembra non abbia fatto aprire gli occhi a chi ha la responsabilità del governo del nostro territorio.

Siamo un paese altamente sismico, con un elevatissimo rischio idrogeologico eppure destiniamo risorse insufficienti alla cura del nostro territorio sempre più esposto ai fenomeni estremi.

Dice giustamente Guido Caroselli in “Fiumi” che se avessimo destinato le ingentissime somme che sono servite a riparare i danni alla prevenzione, oggi saremmo un paese felice e privo di serie problematiche territoriali.

E invece ci siamo comportati come se i cambiamenti climatici in corso  in fin dei conti fossero solo nella testa di scienziati catastrofisti e che le tante “bombe d’acqua” o “nubifragi”  che ogni anno devastano le nostre regioni siano solo eventi straordinari e pertanto da subire con buona grazia.

Il fatto è che la “straordinarietà” è diventata “ordinarietà” senza che nessuno  si sia posto il problema di operare come se fossimo sempre in piena emergenza.

Il problema a Roma non è soltanto l’assenza di ogni forma di pulizia e manutenzione stradale (a cominciare dalle caditoie e tombini otturati o ricoperti dall’asfalto) ma un ruolo decisivo lo gioca la inadeguatezza del sistema fognario, la presenza di un numero rilevate di “sottopassi” oltre al gravissimo fenomeno del consumo di territorio: una città interamente ricoperta dal cemento è una città calda  che non è più in grado di assorbire in nessun modo l’acqua piovana.

E allora quelle 60.000 tonnellate di acqua per kmq dove vanno a finire se non in condotti fognari inadeguati a riceverli? Certo mettere mano al reticolo fognario di una città come Roma è una impresa ma se mai si comincia mai si arriverà alla risoluzione del problema; nel frattempo i nubifragi continueranno ad investire le città che come la capitale sono  totalmente impreparate; i danni e i disagi allora saranno sempre più consistenti.

A Roma sembra quasi di vivere secondo quel vecchio adagio che dice: “Se un problema non lo puoi risolvere allora non è un problema”; evidentemente le amministrazioni che si sono succedute fino a oggi al governo della città hanno ritenuto piogge e allagamenti eventi inevitabili e pertanto irrisolvibili. Nn si spiega altrimenti così tanta inerzia e indifferenza.

Nessuno oggi a quanto pare può impedire che sul nostro pianeta si generino fortissimi contrasti tra le correnti polari e quelle provenienti da mari sempre più caldi che sono poi l’origine dei tanti disastri di natura meteorologica; sono le conseguenze del riscaldamento globale che ci sta portando verso una inevitabile catastrofe ambientale.

Ma qualcosa a favore del nostro territorio la possiamo fare soprattutto attraverso una intelligente e attenta gestione delle risorse e l’occhio perennemente puntato alla salvaguardia del territorio.

Se Roma viene paralizzata e danneggiata da un breve temporale (anche se si tratta di un “nubifragio”) allora vuol dire che poco o nulla è stato fatto per limitare i danni provocati da fenomeni estremi oramai entrati nella normalità.

Francesco Gargaglia

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