Martedì 15 Giugno 2021 17:06
A 35 anni dalla morte di Jorge Luis Borges
“I cattolici credono a un mondo ultraterreno, ma ho notato che non se ne interessano. A me succede il contrario;
… Continua...
leggi la notizia su Cultura - ABITARE A ROMA
“I cattolici credono a un mondo ultraterreno, ma ho notato che non se ne interessano. A me succede il contrario; mi interessa e non ci credo.
Riflettere sull’argomento e sulle numerose prove sull’esistenza di Dio mi procura un grande piacere, il piacere che mi danno le avventure poliziesche o quelle di fantascienza. Ma penso che nessuno possa prendere troppo sul serio queste speculazioni filosofiche. Naturalmente, si può credere in Dio, oserei dire che Dio esiste, ma non credo in Lui grazie a queste argomentazioni. Direi piuttosto che credo in Dio nonostante la teologia” (Jorge Luis Borges, da un’intervista rilasciata ad un giornale argentino alcuni anni prima della morte).
Riflettere sull’argomento e sulle numerose prove sull’esistenza di Dio mi procura un grande piacere, il piacere che mi danno le avventure poliziesche o quelle di fantascienza. Ma penso che nessuno possa prendere troppo sul serio queste speculazioni filosofiche. Naturalmente, si può credere in Dio, oserei dire che Dio esiste, ma non credo in Lui grazie a queste argomentazioni. Direi piuttosto che credo in Dio nonostante la teologia” (Jorge Luis Borges, da un’intervista rilasciata ad un giornale argentino alcuni anni prima della morte).
Come dimenticare, infatti, gli omaggi a lui riservati da celebri scrittori e letterati che s’identificano con glorie delle nostre e delle altrui “patrie lettere”? Come non pensare ad un libro, smaccatamente borgesiano, quale Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino? Come trascurare il tenebroso personaggio, Jorge da Burgos, inventato da Umberto Eco nel suo romanzo d’esordio (quale narratore, ovviamente) Il nome della Rosa? Come dimenticare quello stupendo racconto, ispirato dal borgesiano Funes, o della memoria (in Finzioni), del nostro amatissimo Primo Levi, cioè I Mnemagoghi, inserito nella sua raccolta Storie Naturali? E, infine, come non ritornare con la mente al celeberrimo romanzo di José Saramago, dal titolo L’anno della morte di Ricardo Reis, nel quale l’omonimo protagonista (uno degli “eteronimi” di Fernando Pessoa, il massimo poeta portoghese del XX secolo) trascorre le sue notti insonni a leggere e rileggere un romanzo dal titolo Il dio del labirinto, scritto da un oscuro autore di nome Herbert Quain? Un romanzo e un autore che altro non sono che invenzioni di Jorge Luis Borges (vedi ancora Esame dell’opera di Herbert Quain, racconto della succitata raccolta Finzioni). Borges, colui che, sfidando le vertigini provocate dai voli spesso partoriti dal mirabile connubio di fantasia e intelligenza, non si trattenne dall’indagare temi quasi sempre insondabili (almeno ai comuni mortali) quali l’immortalità, l’eternità, il tempo, l’infinito, il sogno, il labirinto della memoria. Borges, sempre vivo in tutti coloro che, quotidianamente, in ogni parte del mondo, scoprono all’improvviso e con profonda emozione il piacere dei suoi testi.