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Giovedì 9 Settembre 2021 06:09

Le pedane di bar e ristoranti diventeranno eterne?

La scadenza del 31 dicembre verrà prorogata. 65 mila mq di suolo pubblico occupati in più che difficilmente verranno rilasciati

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Il timore lo avevamo espresso più volte e non serviva essere profeti per comprendere che le pedane cariche di tavolini di bar e ristoranti sarebbero rimaste anni. 

Concesse nell’aprile del 2020 per l’emergenza Covid, le pedane sono state installate in luoghi spesso improbabili, su percorsi pedonali, posti per disabili e delimitate con arredi dal dubbio gusto. Solo negli ultimi mesi sono stati occupati da bar e ristoranti oltre 65 mila metri quadri di spazi pubblici.

Una necessità che andava certamente soddisfatta, quella dei ristoratori di avere più spazio a disposizione per accogliere la clientela. Le misure di distanziamento e l’impossibilità di ospitare dentro i locali lo stesso numero di avventori ha reso logico ampliare lo spazio a disposizione anche sulla strada pubblica. Ma accanto ad una esigenza giusta e logica, si sono accompagnati spesso abusi e soluzioni irrazionali.

Come la società di catering in Prati che pur non offrendo ristorazione diretta ai clienti si era presa un bel pezzo di strada pubblica (foto sotto) o come i tavolini piazzati nel cuore di piazza di Spagna o di via Condotti, nonostante le normative lo vietassero.



Adesso che si avvicina la scadenza delle concessioni straordinarie, ecco profilarsi una proroga al 2023. La delibera fortemente voluta da Andrea Coia, assessore al commercio, prevedeva che le pedane straordinarie potessero restare fino al 31 dicembre di quest’anno. Ma le associazioni di categoria non vogliono sentir parlare di restituire lo spazio aggiuntivo. “Siamo ancora in piena pandemia, l’emergenza non è finita e non sappiamo cosa accadrà nei prossimi mesi“, ha detto al Messaggero Sergio Paolantoni, presidente di Fipe-Confcommercio.

Una strana concezione della pandemia, dei vaccini e del Green Pass. Da una parte la politica e molti cittadini assicurano che grazie ai vaccini e al passaporto verde si stia tornando alla normalità. Dall’altra, l’emergenza resta perenne e l’incognita sul virus incombe sulle nostre vite.

Al di là di questa elastica interpretazione, resta il principio generale: una volta che hai concesso una cosa a qualcuno, togliergliela è molto più difficile. Tanto più che la delibera comunale di maggio 2021 ha esteso ulteriormente la possibilità di ottenere spazi esterni. Si legge nel testo: “Fino al 31 dicembre 2021 sarà possibile dare l’assenso a esercizi commerciali destinati alla somministrazione che chiederanno l’occupazione di spazi prospicenti alle proprie vetrine“. Insomma anche oggi, se un barista chiedesse di prendersi un pezzo di marciapiede, sarebbe impossibile dirgli di no.

La posizione di Coia sembra molto morbida. Sempre al Messaggero ha dichiarato che “l’impegno dell’amministrazione, se verrà confermata, è quello di allungare la data di scadenza al prossimo anno“. Un occhiolino strizzato ai tantissimi esercenti romani che portano voti nei confronti dei quali Coia non ha mai nascosto la propria simpatia. Peccato che la norma sia poco equa, soprattutto nei confronti di tutti gli altri esercizi commerciali che non hanno certo goduto delle medesime agevolazioni. Fin dall’inizio della pandemia, l’attenzione del Campidoglio è stata dedicata solo alle attività di ristorazione, dimenticando botteghe, artigiani e tutto il resto del commercio. Solo a bar e ristoranti sono stati cancellati i canoni di Occupazione di Suolo Pubblico (rincarati in maniera enorme per gli altri settori, tipo l’edilizia). E solo a bar e ristoranti è stata lasciata carta bianca di installare i loro tavoli ovunque, pure dove era vietato da sempre.

Diarioromano definì la situazione “un far west che provocherà contenziosi complicando la situazione nei prossimi decenni”. E così è stato per i tavolini allestiti in piazza di Spagna o per il Caffè Greco di via Condotti, tanto per fare due esempi.

La proroga richiesta adesso e che potrebbe venire concessa non farà altro che alimentare cause davanti al Tar cui si troverà a far fronte la prossima amministrazione, sempre che il nuovo Sindaco non confermi la scelta delle “pedane per tutti”, voluta da Virginia Raggi.

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