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Martedì 21 Settembre 2021 17:09

Sembra che a Roma piova sempre meno

Chi ha i capelli bianchi ricorderà senza alcun dubbio che in passato dopo il 15 di Agosto iniziavano i primi temporali estivi; forti acquazzoni ma brevi, che rinfrescavano l’aria e annunciavano, per chi si trovava nelle località balneari, la fine imminente delle vacanze. Oggi le condizioni sembrano essere cambiate: le piogge si fanno sempre più […]

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Chi ha i capelli bianchi ricorderà senza alcun dubbio che in passato dopo il 15 di Agosto iniziavano i primi temporali estivi; forti acquazzoni ma brevi, che rinfrescavano l’aria e annunciavano, per chi si trovava nelle località balneari, la fine imminente delle vacanze.

Oggi le condizioni sembrano essere cambiate: le piogge si fanno sempre più rare e i temporali più violenti anche se dobbiamo dare per scontato che l’acqua del mare, dei laghi e dei fiumi che evapora per il gran calore prima o poi tornerà sulla terra sotto forma di pioggia.

La pioggia (come la neve) è  fondamentale per la sopravvivenza; alimenta le falde acquifere, ripristina i livelli nei bacini, irriga le coltivazioni e nelle città assolve ad una importante funzione igienica: abbassa i livelli di inquinanti nell’aria e rimuove terra, polvere e rifiuti. Fa un po’ quello che fanno le pulitrici dell’AMA, solo che lo fa in grande.

Districarsi tra i dati metereologici non è facile soprattutto perché  questi oramai vengono  raccolti sistematicamente e da lungo tempo; basti pensare che la stazione del Collegio Romano di Roma raccoglie dati dal 1782.

Queste centinaia di miglia di numeri generano grafici e tabelle che mettono in grave difficoltà chi non è un esperto del settore; perciò quello che abbiamo fatto è stato solo di capire se effettivamente oggi su Roma piove di meno che in passato.

Secondo la “tabella climatica” la pioggia che mediamente dovrebbe cadere in un anno sul nostro paese è di 878 mm; un valore che in realtà sembra nel tempo quasi essersi dimezzato.

I dati raccolti dal Ministero delle politiche Agricole ce lo confermano; se nel 2009 la pioggia caduta  è stata di 939 mm (con picchi di 1104 e 1142 nel 2013 e 2014), nel 2017 si è ridotta  a 514 mm. Fenomeno confermato anche al sud dove le precipitazioni del 2008 da 886 mm (in linea con la media) sono passate a 461mm per il 2017.

Nel 2018, ad esempio, l’ Indice di Aridità ( l’indice di ariditá agrometeorologica è il rapporto tra il totale delle precipitazioni e il totale di evapotraspirazione nei 30 giorni) per il Mese di aprile a Roma è stato inferiore a 0,2 (clima arido).

A Roma quindi fa più caldo e piove di meno?  I dati su Roma e su alcune cittadine come Monterotondo o Bracciano non sembrano confermarcelo perché  i dati mensili raccolti negli ultimi 10 anni variano di molto poco. Bisognerebbe allora andare a spulciare mese per mese e giorno per giorno per capire se la quantità di pioggia caduta è venuta giù in più giorni o tutta insieme.

Se in realtà i numeri sembrano dirci che su Roma all’incirca cade la stessa pioggia di prima  è anche vero, ed è sotto gli occhi di tutti, che l’intensità dei fenomeni è cambiata. Il cielo ci scarica addosso in una o due ore quantità di pioggia pari al totale di un mese con effetti disastrosi.

Il terreno reso rapidamente saturo assorbe una minima quantità di acqua mentre l’altra viene dilavata e dopo aver saturato i condotti fognari va a riversarsi nei canali e fiumi, che non venendo mai puliti e dragati,  si fanno sempre più piccini.

Fenomeni che tutti, amministratori compresi, conoscono bene e nei confronti dei quali nessuno sembra essere in grado di fare qualcosa.

Roma è famosa per la qualità delle  sue “acque” che arrivano anche da località molto distanti ma che sembrano, sia per i fenomeni descritti che per le condizioni pessime del sistema idrico, farsi sempre più scarse. Dal momento che ogni romano consuma giornalmente circa 300 litri di acqua, è ovvio che è necessario prendere quanto prima dei provvedimenti seri.

Oltre a “tappare i buchi” delle condotte ridotte a scolapasta alcuni esperti suggeriscono la creazione di ampi bacini in grado di raccogliere le acque piovane provenienti proprio dalle “bombe d’acqua”, che anziché creare danni e andare perse potrebbero essere incanalate e stoccate per i tempi di magra.

In passato le acque piovane venivano raccolte in bacini o cisterne e utilizzate, come facevano i romani, per alimentare gli acquedotti; in India, dove la prima cisterna risale al 4.000 a.C., ne vennero realizzate in passato di enormi e profondissime.

Oggi, sia per la raccolta che per mitigare gli effetti di un alluvione, esistono varie possibilità tra cui i bacini di infiltrazione (o di detenzione o di ritenzione), strutture costituite da stagni artificiali  poco profondi capaci di infiltrare le acque, in terreni permeabili, all’interno di falde acquifere.

Se questo sia realizzabile a Roma è difficile dirlo dal momento che la capitale è un immensa gettata di cemento corredata di asfalto; se avessimo ricoperto il terreno su cui sorge Roma con un telo di plastica grande centinaia di chilometri quadrati probabilmente le cose andrebbero meglio.

Certo è che una città che non riesce a smaltire i suoi rifiuti, difficilmente sarà in grado di recuperare le acque piovane, poche o tante che siano.

Francesco Gargaglia

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