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Venerdì 24 Settembre 2021 10:09

Food System Summit: il 75% degli affamati vive in aree rurali



«Ogni giorno, centinaia di milioni di persone vanno a letto affamate. Tre miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Due miliardi sono in sovrappeso o obesi e tuttavia 462 milioni sono sottopeso. Quasi un terzo di tutto il cibo prodotto viene perso o sprecato». Si è aperto con queste parole del segretario generale […]

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«Ogni giorno, centinaia di milioni di persone vanno a letto affamate. Tre miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Due miliardi sono in sovrappeso o obesi e tuttavia 462 milioni sono sottopeso. Quasi un terzo di tutto il cibo prodotto viene perso o sprecato». Si è aperto con queste parole del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres il
Food System Summit
dell’Onu che si è svolto ieri, 23 settembre, a New York, al culmine di un percorso di 18 mesi durante il quale, a livello locale, i governi di 148 Paesi hanno riunito imprese, comunità e società civile per tracciare percorsi per il futuro dei loro sistemi alimentari. Ad ascoltarlo, agricoltori e pescatori, giovani, popoli indigeni, capi di Stato, rappresentanti dei governi e tanti altri, convenuti al vertice che mira a trasformare il settore, per raggiungere tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. «Il cambiamento nei sistemi alimentari – ha ribadito infatti Guterres – non solo è possibile, è necessario; per le persone, per il pianeta e per la prosperità». Nonostante il Covid-19 abbia reso la sfida «molto più grande», aggravando le disuguaglianze, spingendo milioni di persone verso la povertà estrema e sollevando lo spettro della carestia in sempre più Paesi. «Allo stesso tempo – ancora le parole del segretario generale Onu -, il mondo sta conducendo una guerra contro la natura e mietendo un raccolto amaro, con raccolti rovinati, redditi in diminuzione e sistemi alimentari carenti. I sistemi alimentari generano anche un terzo di tutte le emissioni di gas serra – ha aggiunto – e sono responsabili fino all’80% della perdita di biodiversità».

Riprendendo discussioni e proposte articolate nei mesi preparatori del summit, Guterres ha individuato come strategiche tre aree di azione: sostieni la salute e il benessere; proteggi il pianeta; sostieni la prosperità. Quindi l’invito rivolto ai governi a «ripensare al modo in cui vedono e valutano il cibo: non come merce da scambiare ma come diritto che ogni persona condivide. Le Nazioni Unite – ha assicurato – continueranno a lavorare in tal senso, insieme alla comunità internazionale. L’organizzazione sta convocando un vertice di follow-up, tra due anni, per fare il punto sui progressi». Ma «più imprese devono unirsi a questo lavoro e la voce della società civile deve continuare ad alzarsi e a premere per il cambiamento. E, in tutto questo, abbiamo bisogno di mettere il coinvolgimento delle persone al centro dei nostri sistemi alimentari. Contadini familiari, pastori, operai, popoli indigeni, donne, giovani. Impariamo gli uni dagli altri e lasciamoci ispirare gli uni dagli altri, mentre lavoriamo insieme per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».

A ricordare i dati della malnutrizione nel mondo, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi: «Quasi una persona su dieci nel mondo è denutrita. La pandemia e la recessione mondiale hanno spinto quasi 100 milioni di persone in povertà estrema, portando il totale a 730 milioni. I cambiamenti climatici hanno aumentato il rischio di siccità, inondazioni ed eventi meteorologici estremi, che colpiscono in modo sproporzionato il settore agricolo. Le variazioni nei modelli di precipitazioni e le ondate di calore hanno ridotto la resa delle colture e la produttività dei terreni.  L’effetto combinato delle crisi sanitarie, dell’instabilità economica e dei cambiamenti climatici può minare i nostri sforzi collettivi per combattere la fame a livello globale», ha avvertito. Ricordando quindi gli impegni dell’Italia per la promozione di «sistemi alimentari sostenibili e resilienti», ha citato la “Dichiarazione di Matera”, siglata dai ministri dei Paesi del G20 nella riunione del giugno scorso, che «invita la comunità internazionale a garantire a tutti una nutrizione adeguata e a creare catene alimentari resilienti, per raggiungere l’obiettivo di fame zero nel 2030. La “Food Coalition” che l’Italia e l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) hanno promosso lo scorso anno – ha continuato – ha esattamente lo stesso obiettivo. Vogliamo avviare un’azione coordinata a livello mondiale in materia di sicurezza alimentare e nutrizione in risposta al Covid-19».

In occasione del summit, anche Coldiretti lancia la sua denuncia, evidenziando il paradosso del 75% degli “affamati” del mondo che vive in aree rurali. Vale a dire: chi produce cibo, con l’allevamento e la coltivazione, non è in grado di averne a sufficienza per sfamare la propria famiglia, per effetto delle speculazioni in atto sui prezzi alimentari e sulla terra. Con la pandemia, sottolineano, «si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni per effetto delle manovre finanziarie sul cibo che stanno impattando sui prezzi delle materie prime agricole con rincari del 32% rispetto allo scorso anno, secondo l’ultimo indice della Fao di agosto». A pesare, «il fatto che sono saliti a oltre 93 milioni gli ettari di terra coltivata nel mondo sottratti ai contadini dalle nazioni avanzate e dalle multinazionali, per speculazioni che stravolgono produzioni secolari e sistemi socio economici locali: il cosiddetto land grabbing; quasi un terzo (31 milioni di ettari) è concentrato in Sud America, altrettanto in Africa (30,5 milioni di ettari) e a seguire Europa Orientale (19,5 milioni di ettari), Asia (9 milioni di ettari) e Oceania (3,4 milioni)». Un rischio, questo, che non risparmia nemmeno l’Italia, che «nello spazio di una sola generazione ha perso più di un terreno agricolo su quattro seguendo un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa del 28% delle campagne». Per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, «per proteggere la terra e i cittadini che ci vivono, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare con i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

24 settembre 2021

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