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Venerdì 24 Settembre 2021 13:09

Paura di crescere? La fiducia è l’arma vincente

adolescente parla con la madre
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Gli adolescenti tra la precarietà del futuro e le prime scelte personali. L’importanza della vicinanza della famiglia con un ascolto profondo, anche davanti ai silenzi

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Si è piccoli e si vuole maturare in fretta, si diventa grandi e si ha paura di crescere. Potrebbe sembrare un paradosso ma non possiamo passare sopra una realtà che molti nostri giovani sperimentano e che ci interroga come adulti e come figure di riferimento importanti. Sicuramente le condizioni socio-economiche non aiutano i nostri ragazzi a progettare una crescita in sicurezza: la precarietà della vita, la mancanza di certezze di un futuro stabile, ora la sperimentazione della pandemia, non costituiscono elementi di sostegno e aiuto nel crescere ed elaborare un programma di vita sufficientemente sicuro. Assistiamo al prolungamento dell’età adolescenziale (per la sociologia siamo arrivati addirittura ai 35 anni) assistendo a famiglie “lunghe” in cui il figlio sosta illimitatamente in casa senza avere un’autonomia economica e rimanendo invischiato in rapporti di dipendenza, molto spesso anche emotivo-affettiva, che rendono difficile e problematica la sua evoluzione. La precarietà del futuro si traduce in moltissimi casi nella paura di crescere e di mettersi in gioco in un mondo che appare rischioso, traballante e insidioso. Non sarebbe tuttavia giusto delegare ogni responsabilità al contesto sociale quanto invece occorre interrogarsi su quanto possiamo fare come guide educative per permettere il graduale allontanamento dal nucleo familiare originario verso la costruzione di un progetto di vita autonomo e indipendente.

Aiutare un figlio a crescere vuol dire accompagnarlo ad affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane sia sul piano pratico che emotivo-affettivo, rendendolo capace di esplorare il mondo circostante, le relazioni, gli impegni, fornito di una progettualità aperta all’assunzione dei rischi delle proprie decisioni e delle relative conseguenze. Come genitori occorre sempre chiedersi quali atteggiamenti nutriamo nei confronti dei figli, se siamo ipercontrollanti, ansiosi, preoccupati di ogni loro passo o disposti a seguirli da relativamente lontano mentre si sperimentano e operano le loro scelte, con la consapevolezza che potrebbero essere molto distanti dalle nostre. Entra in gioco il tema delle aspettative, di quanto un figlio sia la proiezione del genitore e delle sue attese quando non addirittura delle sue delusioni che cercano poi una loro compensazione. Per permettere ai ragazzi di crescere occorre passare attraverso una piccola o grande elaborazione del lutto del figlio ideale, sperato, atteso e desiderato fin da piccolo a favore del figlio reale e delle sue concrete risorse e possibilità nonché dei suoi sogni, speranze e prospettive. Bisogna entrare in un clima di ascolto profondo, a volte anche di silenzi difficili da sopportare, per sintonizzarsi sul vissuto del figlio che si apre alla vita attraverso tappe ben scandite che solitamente fanno riferimento alla fine del periodo scolastico delle superiori o del ciclo accademico, a volte intrapreso senza tanta convinzione proprio per mantenersi in uno stato di eterno studente e non affrontare le responsabilità dell’età adulta. Molto spesso gli studi universitari stessi non decollano perché se si arrivasse prontamente alla fine del corso di formazione si aprirebbe l’incertezza del futuro e la paura della precarietà.

Nel dialogo col figlio è importante comprendere che valenza abbia per lui la parola crescere e quali timori si celino dietro la presunta incapacità di prendere la propria strada aiutandolo a definire i traguardi di indipendenza che voglia perseguire e che adulto immagini di voler diventare individuando le risorse e le ricchezze di cui è dotato. Occorre operare col giovane un esame di realtà che contempli le reali capacità e le condizioni concrete del contesto di riferimento in cui la crescita può e deve avvenire senza nutrire aspettative incongruenti con la situazione reale. Spesso i ragazzi possono essere spaventati dal fatto che, crescendo, la responsabilità di ogni scelta diventa personale e che ciò che metteranno in opera saranno decisioni e passi per se stessi e non più per rispondere alle aspettative dei genitori o di altre figure di riferimento che, se da una parte hanno costituito una certezza cui riferirsi, dall’altra possono aver rappresentato una giustificazione dietro la quale nascondersi. Tale consapevolezza potrebbe essere un peso particolarmente difficile da sostenere ma non così impossibile se inserito in un clima di accoglienza e sostegno del vissuto del giovane. Potrebbe verificarsi anche la paura di sbagliare mete e obiettivi, di non prendere le giuste misure della situazione e di dover poi pagare le conseguenze di decisioni non corrette. Anche in questo caso, sperimentare la vicinanza della famiglia, e non il giudizio o il senso di colpa, è sicuramente la strada migliore per mettersi in gioco considerando ogni eventuale errore come un passo avanti verso la capacità di camminare finalmente da solo ma non in solitaria.

Diventare adulti significa anche dover fare i conti con l’instabilità della vita e l’incertezza che porta con sé sia in campo relazionale che lavorativo e affettivo, fronteggiando gli imprevisti che questo comporta partendo da un’analisi della “mappa mentale” del mondo fuori di casa e di come lo si configuri o si prepari ad affrontarlo. Percepire il mondo come ostile, pericoloso, irto di insidie o come luogo ricco di opportunità, di risorse da scoprire e da ricchezze da vivere è un discrimine decisamente importante per la serenità del figlio che si apre alla vita e tanto dipende anche dalle sue esperienze infantili, a quanto sia stato sicuro nelle sue prime esplorazioni e quanto siano stati incoraggianti e tranquillizzanti i genitori nell’accompagnarlo nelle sue sperimentazioni. In ultima analisi, ma non meno importante, la paura di crescere è legata anche all’autostima che il ragazzo nutre nei suoi confronti, a quanto creda nelle sue possibilità, a quanto riesca a valutare le sue risorse e ricchezze. Tutto questo comporta il rendersi sempre più indipendente dal giudizio altrui per trovare i propri punti di riferimento e costruire le proprie decisioni lavorando, sostenuto dalla famiglia, sui punti forti e sulle relative fragilità e rinunciando a un ideale di perfezionismo che finisce per bloccare la capacità di sperimentarsi e mettersi alla prova.

In sintesi, la crescita è un processo continuo e fondamentale per l’essere umano, a qualsiasi età si sia chiamati a compierlo: crescere vuol dire abbandonare la zona di comfort, le piccole sicurezze per esplorare nuovi orizzonti nella certezza di essere accompagnati a evolversi e a diventare persone autonome e indipendenti. La fiducia reciproca genitori-figli sarà l’arma vincente in un processo che vede ingaggiati contemporaneamente la famiglia e i ragazzi in uno scambio di risorse, ascolto, accoglienza e sostegno. (Alessandra Bialetti, consulente della coppia e della famiglia)

24 settembre 2021

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