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Lunedì 27 Settembre 2021 13:09

Napoleone, la rilettura di Valzania



Nel testo ricavato dalla serie radiofonica realizzata dall'autore, pubblicato da Sellerio, le tappe cruciali dell'avventura napoleonica. Non senza gli ultimi colpi di coda

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Per i duecento anni dalla morte di Napoleone (1821 2021), sono usciti nei mesi scorsi molti libri, da quelli specialistici ad altri più divulgativi. A chi volesse tornare a riflettere sul grande, piccolo còrso, imperatore e figlio dell’Illuminismo, rivoluzionario dell’arte bellica, genio delle visioni strategiche, nonché uno degli “inventori” dell’Europa moderna, consiglio la lettura di Napoleone di Sergio Valzania (Sellerio, pp. 218, prefazione di Raimondo Luraghi, 13 euro), un testo agile e ben costruito, ricavato da una fortunata serie radiofonica realizzata dall’autore. Il quale parte da Austerlitz, nella gelida notte del 1 dicembre 1805 in Moravia, quando il condottiero, ispezionando le truppe pronte all’assalto per l’indomani, sente risuonare intorno a sé un grido fragoroso: “Vive l’empereur”. Segno del rapporto di assoluta fedeltà che egli aveva saputo creare coi suoi soldati, molti dei quali provenivano dal contado ed erano stati emancipati dalla condizione di antica sudditanza grazie agli ideali democratici che il loro capo allo stesso tempo incarnava e tradiva. È il momento di massima gloria ma anche il punto di trasparenza di una possibile crisi futura.
Niente può durare in eterno: una prefigurazione immortalata nel ritratto caustico che del vincitore tracciò Lev Tolstoj in Guerra e pace.

Immediatamente dopo la carneficina di Austerlitz, l’imperatore, ispezionando i cadaveri russi, aveva notato un ufficiale che stringeva ancora la bandiera. Rivolto ai suoi aiutanti, esclamò: «Voilà une belle mort!». Era il principe Andrej, ferito, al quale la voce di Napoleone sembrò “il ronzio di una mosca”. Tuttavia perfino chi, come me, è stato sempre dalla parte di Kutuzov, il generale che nel 1812, ritirandosi senza accettare la battaglia se non a Borodino, riuscì prima a contenere, poi a respingere l’invasione francese del sacro suolo russo, non può non lasciarsi avvincere dalla drammatica avventura napoleonica che Valzania sunteggia con efficacia ricordando le tappe cruciali: gli esordi brillanti nella campagna d’Italia, il matrimonio lungimirante con Giuseppina, l’ardita spedizione egiziana in funzione anti-inglese, le grandi vittorie contro le antiche monarchie che tentavano di accerchiarlo, la tormentata campagna spagnola fino alla ritirata di Russia che annuncia la fine. Non senza gli ultimi leggendari colpi di coda: assai ben ricostruito, in particolare, il ritorno dal primo esilio elbano dei cento giorni, quando il maresciallo Ney, duca di Elchingen, principe della Moscova, inviato dal re a catturare Napoleone, scoppia a piangere gettandosi ai suoi piedi. Ma in fondo già lì stavano cominciando a scorrere i titoli di coda. I quadrati di Waterloo protessero l’imperatore fino al provvisorio rifugio della Malmaison, a Parigi, prima che si consegnasse agli inglesi i quali, rabbiosi ed esasperati, lo confinarono definitivamente a Sant’Elena.

27 settembre 2021

 

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