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Domenica 9 Gennaio 2022 11:01

Al concerto al Parco della Musica, dopo quasi due anni

Dopo quasi due anni (l’ultimo concerto al quale ho assistito si è svolto nel febbraio 2020, a pochi giorni di 
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Dopo quasi due anni (l’ultimo concerto al quale ho assistito si è svolto nel febbraio 2020, a pochi giorni di distanza dal primo lockdown) sono tornato finalmente, ieri sera, 8 gennaio 2022, alla grande musica dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, nell’Auditorium di Renzo Piano. In programma nel concerto dell’orchestra dell’Accademia, direttore Jurai Valcuha, brani che, originariamente, furono composti, dai tre autori (Ravel, Stravinskij e Prokov’ev) come accompagnamenti musicali per balletti.

Il primo brano, “Minuetto antico”, molto semplice e di breve durata (7 minuti) fu composto da Ravel nel 1895, all’età di vent’anni come omaggio al suo maestro Emmanuel Chabrier; esso è caratterizzato dal ritmo ben rimarcato, da una grande leggerezza e da una sonorità argentea e, come a suo tempo osservò un grande critico italiano (Massimo Mila), questa opera prima di Ravel già rivela un gusto del particolare prezioso e raffinato, proprio di un finissimo cesellatore “che riscopre il valore plastico degli accordi, abbandona le evanescenti dissonanze di Claude Debussy e si avvia all’uso della dissonanza dura, chiusa in sé, senza via d’uscita”.


Il secondo brano, di Igor Stravinskij, è del 1928 (ma successivamente trasformato, nel 1934, in un Divertissement) e s’intitola “Il bacio della fata”, articolato in 4 movimenti (sinfonia, danze svizzere, scherzo, pas de deux: adagio – variazione – coda). Fu composto come accompagnamento musicale per un balletto della diva della danza Ida Rubinstein, la quale aveva appena rotto con il suo impresario, il celebre Diaghilev, con il quale Stravinskij aveva collaborato in diverse importanti occasioni. Stravinskij accettò di comporre non soltanto la musica, ma anche di scegliere il soggetto, una fiaba di Hans Christian Andersen. Per la musica, però, egli rielaboro’ vari pezzi pianistici di Chajkovskij, così come qualche tempo prima aveva fatto, con il suo Pulcinella, nei confronti di Giovan Battista Pergolesi. La composizione di questo balletto fu il motivo della violenta e insanabile rottura dell’amicizia e della collaborazione tra Stravinskij e Diaghilev, i quali non si rivolsero più la parola per tutta la vita. Per ironia della sorte fu la morte, invece, a riavvicinarli: le tombe di entrambi, infatti, si trovano a brevissima distanza, nel cimitero dell’isola di San Michele a Venezia.

Il terzo brano, di Prokov’ev, prima esecuzione 1945 (subito dopo la fine della guerra) al teatro Bolscioj di Mosca, è anch’esso musica per il balletto Cenerentola, dalla fiaba di Charles Perrault, ma Prokov’ev deve aver tenuto conto anche dell’opera omonima di Rossini del 1817. La musica, articolata in 11 movimenti o quadri, accompagna i momenti salienti della fiaba, ed ebbe una gestazione piuttosto lunga, a causa delle difficoltà causate dal lungo e terribile assedio nazista alla città di Leningrado. In qualche modo, secondo l’intenzione dell’autore, la fiaba simboleggia una storia nella quale le persone semplici potevano riconoscersi: il superamento delle drammatiche difficoltà che chiunque è costretto ad affrontare prima di raggiungere la felicità. Nell’opera di Prokov’ev, costruita seguendo gli schemi tramandati da Chajkovskij, sono presenti tutti gli aspetti delle danze classiche (mazurka, gavotta, valzer, pavana, pas de deux) ed è caratterizzata da una partitura brillante, una ritmica vivacità, una vena melodica e una drammaticità sempre garbata e velata di ironia.
In conclusione, il concerto di questa sera, nonostante l’infuriare del covid, ha consentito agli ascoltatori presenti (non molti, in verità) di immergersi in un mondo, quello delle fiabe, nel quale è sempre possibile il trionfo dell’amore e dei buoni sentimenti, un trionfo reso ancora più prezioso dagli ostacoli e dai mille pericoli ed erramenti che l’anima dei semplici è costretta ad affrontare.
Ottima la prova degli artisti, guidati da un direttore, lo slovacco Juraj Valcuha, che, nonostante l’ancor giovane età, è dal 2016 Direttore Musicale del Teatro San Carlo di Napoli e Primo Direttore Ospite della Konzerthausorchester di Berlino, avendo al suo attivo la conduzione delle più prestigiose orchestre filarmoniche del mondo (tra queste anche i celeberrimi Berliner Philarmoniker).
Anche questa sera il Maestro Valcuha ha dimostrato una brillantezza d’interpretazione e una sicurezza di conduzione all’altezza della fama e delle importanti esperienze maturate.

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