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Martedì 11 Gennaio 2022 06:01

Vivere in una costante condizione di pericolo

Pare che la sosta selvaggia abbia impedito ai vigili del fuoco di operare correttamente per domare gli incendi di qualche giorno fa a via dei Banchi Vecchi. Problema ben conosciuto e sottovalutato da decenni

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Qualche giorno fa in via dei Banchi Vecchi si sono verificati due incendi che hanno interessato alcune auto e motorini in sosta.

 



 



 

Il primo incendio si è verificato intorno alla mezzanotte e l’altro dopo circa un’ora. Difficile pensare a due episodi accidentali nella stessa notte e nello stesso luogo.

Residenti di zona parlano di una telecamera che avrebbe rilevato movimenti sospetti di alcuni giovani, ma al momento non vi sono conferme. Si ipotizza anche un gesto di rappresaglia da parte di individui esclusi dai locali perché privi di Green Pass, anche questo non verificato ma senz’altro plausibile.

 

Quello che però appare più certo è che su due automezzi dei vigili del fuoco intervenuti, solo il più piccolo è stato in grado di operare correttamente, con risultati minimi che non hanno impedito alle fiamme di danneggiare il palazzo antistante le auto in sosta; il mezzo più grande dei vigili del fuoco, da quel che ci è stato riferito, pare non sia riuscito a raggiungere il punto preciso dell’incendio a causa delle auto in sosta vietata sulla strada.

Notoriamente infatti in via dei Banchi Vecchi la sera e la notte viene tollerata da anni la sosta dei veicoli sul marciapiede di sinistra, cosa che comporta un drastico restringimento della carreggiata. Titpicamente si tratta di veicoli dei tanti avventori dei locali della zona, stante che gli abitanti non potrebbero lasciarli anche durante il giorno.

La cosa è sicuramente ben conosciuta dalla Polizia Locale, a cui è stata anche segnalata esplicitamente in passato, ma evidentemente rientra in quel regime di tolleranza generale per cui pare che a chi voglia passare una serata in centro debba essere consentito di parcheggiare un po’ dove capiti. Non che i residenti del centro siano necessariamente tutti degli “angioletti”, ma dovendo in genere lasciare i veicoli in sosta per più tempo hanno necessità di trovare spazi consentiti di sosta.

 

Sottolineiamo che l’eventuale mancato intervento di uno dei mezzi dei vigili del fuoco a causa della sosta selvaggia ci è stato riferito e non abbiamo avuto modo di verificarlo. Si tratta però di un’ipotesi assolutamente verosimile che si è già verificata in passato. Basti considerare che queste sono le condizioni minime per operare con un’autoscala dei vigili del fuoco: carreggiata sgombera per 3,5 metri di larghezza, raggio di svolta in corrispondenza di incroci di almeno 13 metri.

 

Che la sosta selvaggia sia non solo un intralcio alla corretta fruizione delle strade del centro storico per i pedoni, ma anche un potenziale rischio di impedire interventi di emergenza è cosa abbondantemente risaputa a Roma. Noi stessi ne parlammo
oltre sei anni fa
etichettando il fenomeno come “La più grande sospensione della legalità dell’occidente”.

Da tempo immemore tutte le sere una parte consistente del centro storico di Roma diviene difficilmente accessibile per i mezzi di soccorso, con conseguenti gravi rischi per chi vi abiti o vi si trovi, ma questo non appare essere stato un problema per nessuna delle amministrazioni capitoline.

 

Siamo sicui che anche l’amministrazione attuale non farà una piega alla notizia che probabilmente l’incendio di via dei Banchi Vecchi poteva essere contenuto molto di più se fossero potuti intervenire tutti i mezzi a disposizione. E questa volta parliamo di auto e moto danneggiate e la facciata di un palazzo annerita.

Immaginiamo cosa potrebbe voler dire dover fronteggiare un incendio di maggiori proporzioni con vite umane in pericolo. Ma evidentemente l’economia che ormai si è insediata in larga parte del centro storico, fatta di un numero esorbitante di locali di somministrazione, non può essere disturbata impedendo agli avventori di arrivare col mezzo proprio in pieno centro e lasciandolo dove capita.

Di questi tempi c’è anche l’alibi della pandemia, con la necessità di far lavorare i locali a tutti i costi, per cui qualsiasi possibilità che un tale grave problema venga affrontato, se mai lo sarà, è da rimandarsi a data da destinarsi.

 

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