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Martedì 18 Gennaio 2022 08:01

Cattolici-ebrei, «uscire dalla pandemia con l’orizzonte del “noi”»

giornata del dialogo ebraico cristiano, museo ebraico, 17 gennaio 2022
giornata del dialogo ebraico cristiano, museo ebraico, 17 gennaio 2022
La pandemia di coronavirus è entrata e, di più, ha orientato la riflessione in occasione della XXXIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, celebrata ieri sera, 17 gennaio, con un incontro organizzato dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti. Svoltosi a porte chiuse proprio a […]

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giornata del dialogo ebraico cristiano, museo ebraico, 17 gennaio 2022
giornata del dialogo ebraico cristiano, museo ebraico, 17 gennaio 2022
La pandemia di coronavirus è entrata e, di più, ha orientato la riflessione in occasione della XXXIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, celebrata ieri sera, 17 gennaio, con un incontro organizzato dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti. Svoltosi a porte chiuse proprio a motivo dell’attuale emergenza sanitaria, è stato ospitato – come già lo scorso anno – al Museo ebraico di Roma. Trasmesso in diretta su Telepace e sui canali social della diocesi, ha visto la partecipazione del rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni e del cardinale José Tolentino de Mendonça, teologo, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa.

Ad aprire i lavori, il saluto del cardinale vicario Angelo De Donatis, che sottolineando «i danni che può fare una lettura semplificata e spaventata della realtà» ha osservato come «domande nuove cercano risposte nuove» ma «non senza la saggezza dei padri e la visione di bene cui siamo entrambi – ebrei e cristiani – ancorati».

Tolentino de Mendonça, giornata del dialogo ebraico cristiano
Tre i punti sviluppati da Tolentino de Mendonça, che ha ripreso etimologicamente e poi commentato il titolo dato all’incontro: “Le risorse spirituali e umane di ebraismo e cristianesimo alla prova della pandemia”. «Quando la questione è come sopravvivere al male – ha detto il porporato guardando al senso di disorientamento che l’uomo prova di fronte ad un trauma cui non era preparato – siamo chiamati ad attivare e riscoprire le nostre risorse umane e spirituali» laddove «per noi cristiani il termine “risorsa” ha un nesso significativo con il verbo risorgere e con la parola Resurrezione», a dire che «dove ci sono la morte ed il lutto siamo chiamati a rendere operativa la speranza».

Ancora, il cardinale ha affermato che «dopo ogni catastrofe normalmente affiora una rivoluzione culturale e così la pandemia ci trasferisce ad un livello nuovo della storia mentre noi siamo chiamati a subire e insieme ad essere protagonisti di un cambiamento d’epoca». A partire da queste premesse, Tolentino de Mendonça ha quindi offerto piste di riflessione e di azione per realizzare davvero «un profondo cambiamento di civiltà», consapevoli che «il momento presente richiede una revisione che conduca non solo alla salute ma anche alla salvezza».

giornata del dialogo ebraico cristiano, museo ebraico, 17 gennaio 2022

In primo luogo questa pandemia può portare alla «riscoperta di Dio come Padre affidabile, sul quale possiamo contare», che equivale a «non agire con autosufficienza – sono ancora le parole del porporato – ma riconoscendoci bisognosi di salvezza». Di seguito, la constatazione che «ne usciremo vincitori solo se riscopriremo l’orizzonte del noi» ossia attuando «un cambiamento di logica che ci porti a riconoscerci tutti fratelli». Infine, per Tolentino de Mendonça «abbiamo bisogno di riscoprire l’io e la sua vulnerabilità» superando una «visione idolatrica del progresso, che ci ha resi analfabeti della vita»; in questo, «i testi biblici possono rappresentare un valido aiuto perché ci mostrano la vulnerabilità non come un tabù ma come una condizione umana naturale e che ha tanto da insegnarci».

rabbino di segni, giornata del dialogo ebraico cristiano
De Donatis, giornata del dialogo ebraico cristiano
Il rabbino Di Segni ha invitato a vivere questo momento storico, «così come ogni momento che a livello personale ci pone davanti al dolore», alla luce di un interrogativo di senso, ossia «chiedendosi a che punto siamo della nostra esistenza, interrogandoci sul senso della nostra vita». La pandemia, allora, come «una sveglia e un campanello d’allarme» che pone «una sollecitazione fondamentale: dobbiamo rimettere tutto in discussione della nostra esistenza perché non possiamo tornare alla vita di prima come se nulla fosse successo», certi che «quando il Signore colpisce, ha già pronta la medicina per curare».

18 gennaio 2022

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