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Martedì 18 Gennaio 2022 12:01

Parco di Veio, cani pastori maremmano-abruzzesi a guardia delle greggi

E’ del 12 gennaio 2022 una nota dell’Ente Parco di Veio con la quale si comunica che, dando attuazione ad un progetto pilota per la prevenzione dei danni da lupo al bestiame, ad alcuni allevatori sono stati forniti dei cani di razza maremmano-abruzzese addestrati alla difesa delle greggi. Con la stessa nota si avvisano i […]

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E’ del 12 gennaio 2022 una nota dell’Ente Parco di Veio con la quale si comunica che, dando attuazione ad un progetto pilota per la prevenzione dei danni da lupo al bestiame, ad alcuni allevatori sono stati forniti dei cani di razza maremmano-abruzzese addestrati alla difesa delle greggi.

Con la stessa nota si avvisano i frequentatori del parco a non avvicinarsi alle greggi e di tenere i cani di proprietà al guinzaglio.

La misura,  peraltro già adottata in altre aree protette,  è stata presa di concerto con gli allevatori  in relazione  anche alle specifiche caratteristiche delle aziende; l’uso di cani pastore si prefigge in sostanza di limitare i danni che i lupi presenti nel parco potrebbero creare agli allevatori,  danni in realtà oggi abbastanza contenuti.

Va detto infatti che la dieta del lupo è fatta  prevalentemente di ungulati, ovvero cinghiali  presenti in abbondanza sul territorio del parco; le aggressioni a pecore si verificano per lo più contro animali isolati o malati.

I cani pastore maremmano-abbruzzese garantiranno in futuro la sicurezza delle greggi anche se tale misura non è l’unica adottata dal Parco; già da tempo agli allevatori che ne fanno richiesta vengono forniti recinti elettrificati o recinti costituiti da reti elettrosaldate, necessarie soprattutto per la protezione notturna del bestiame.

La scelta del pastore maremmano-abbruzzese, i cui esemplari vengono forniti da allevamenti specializzati,  già addestrati, tiene conto delle caratteristiche di questa razza da secoli adibita alla custodia delle greggi; il maremmano-abruzzese è un cane abituato a vivere con il bestiame su cui esercita una attenta vigilanza intervenendo solo in caso di effettivo pericolo.

Negli ultimi anni il Lupo appenninico è tornato a popolare tutto il territorio italiano comprese le Alpi dove praticamente era scomparso; se negli anni ’70 il “canis-lupus” era pressoché  prossimo all’estinzione oggi grazie alle iniziative intraprese dagli Enti parco e WWF, piccoli branchi di lupo si aggirano sul territorio di ogni regione con grande apprensione degli allevatori.

Soprattutto i pastori lamentano  attacchi alle pecore e in qualche caso anche a vitelli al pascolo brado; sebbene non sia accertata completamente la responsabilità del lupo (in Italia cani randagi, vaganti e reinselvatichiti  responsabili anche di aggressioni alle persone sono circa un milione e mezzo) gli allevatori  non hanno esitato nel rispondere a queste aggressioni  con misure drastiche (spesso vengono pubblicate sul web foto di lupi uccisi a fucilate o avvelenati).

La decisione  dell’Ente Parco di Veio di utilizzare cani-pastore per l’attività di guardia alle greggi  appare pertanto del tutto coerente anche se attualmente è allo stato sperimentale.

I tecnici stimano che nell’area del Parco, esteso per ben 14.000 ettari e comprendente 9 comuni oltre al 50% del territorio del Municipio XV, i lupi presenti siano tra 25 e 30 suddivisi in tre branchi che vivono in zone diverse (queste stime derivano dalle osservazioni dei guardiaparco e dall’uso delle fototrappole). Questa cifra dovrebbe nel tempo rimanere stabile dal momento che i cuccioli una volta raggiunta l’indipendenza lasciano il branco e migrano su altri territori.

Attualmente sono stati assegnati 4 cani a due aziende di Sacrofano e Formello anche se si stanno valutando altre richieste pervenute alla direzione del Parco.

Con l’assegnazione di cani agli allevatori è stata predisposta anche una apposita segnaletica che oltre a fornire precise indicazioni a chi frequenta il territorio del parco (invito a non lasciare i sentieri e avere equipaggiamento e calzature idonee) avverte i possessori di  cani  a tenerli al guinzaglio  specie in vicinanza del bestiame. I cani pastore, che vivono normalmente con  il gregge, sono abituati ad intervenire solo in caso di minaccia e un cane libero e che abbaia per loro potrebbe rappresentare proprio questo.

I cani pastore maremmano-abbruzzes erano molto usati in passato dagli allevatori specie durante la “transumanza”; in Italia, dal XVI al XVIII secolo, 3-4 milioni di pecore si spostavano dai rilievi dell’Appennino, del Gargano e delle Murge verso le pianure costiere attraversando territori selvaggi infestati da lupi, linci e orsi; la difesa delle greggi era pertanto affidata a cani robusti e idonei al combattimento (non soltanto cani-pastore ma a volte anche molossi o “corzi”).

Tra i cani più idonei a questo impegnativo compito ovviamente c’era il “mastino-abbruzzese” discendente dal “canis pastoralis” o “canis pecuarius” degli antichi romani (il termine mastino molto probabilmente deriva dal latino  mas-maris ovvero maschio, per indicare un cane dal carattere e aspetto mascolino).

Questa razza di cani possenti, coraggiosi,  dal manto bianco, dall’aspetto selvatico e dal portamento leonino vennero fatti riprodurre soprattutto nel sud dell’Italia tanto che i puristi storcono il naso davanti alla decisione dell’ENCI di  chiamare la razza “maremmana-abruzzese”.

Il mastino-abruzzese era tenuto da pastori, massari e casari in grande conto alla stregua dei piccoli cani di Pomerania, volpini di razza “spitz”,  dai sensi acutissimi e  necessari nel gregge per dare l’allarme. Mastini  e “pometti” venivano addirittura alimentati con speciali “panizzi”  di crusca da sbriciolare nel siero di latte.

Per la protezione dei mastini i fabbri in passato  preparavano  “vreccali” irti di chiodi da mettere a protezione del collo (a volte si usavano anche pettorali di cuoio con chiodi).

Dalla seconda metà del XIX secolo la pastorizia transumante purtroppo è andata riducendosi fin quasi a scomparire e allo stesso tempo anche l’allevamento e l’uso di mastini-abruzzesi si è ridotto di molto (tra i rilievi del Pollino e della Sila sopravvivono ancora oggi  scarsi nuclei del cosiddetto “cane pecoraio-calabrese”).

Oggi il cane pastore maremmano-abruzzese è molto usato  come cane da compagnia  dal momento che è difficile resistere al fascino e alla bellezza di un cucciolo.

La decisione del Parco di Veio di utilizzare questa razza di cani per la vigilanza delle greggi oltre ad essere una scelta corretta nell’azione di contrasto alle aggressioni di lupi potrebbe rappresentare anche un importante ritorno alle originarie funzioni di questi cani equilibrati ma dall’animo del combattente.

Francesco Gargaglia

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