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Mercoledì 8 Giugno 2022 20:06

L’ultimo oltraggio a piazzale Loriedo

Era prevedibile ed è puntualmente accaduto: l’architetto Ettore Pellegrini al quale si deve la progettazione del parco di Piazzale Camillo 
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Era prevedibile ed è puntualmente accaduto: l’architetto Ettore Pellegrini al quale si deve la progettazione del parco di Piazzale Camillo Loriedo a Colli Aniene, al rendersi conto di quanto sia stata deturpata e stravolta la sua opera, insorge e disapprova energicamente l’iniziativa di manomissione dell’intero parco e promette legittime ritorsioni.


C’è da dire che tra murales e intervento di sfoltimento del boschetto-artificio topiario della piccola collina che sovrasta il giardino, praticati disattendendo le più reali ed urgenti necessità del verde complesso, i malevoli hanno intravisto non una voglia di “rigenerare”, bensì una sorta di sberleffo di commiato della giunta municipale uscente.

Nel frattempo, Colli Aniene vedeva praticamente dissipati circa 15mila euro, mentre continuava a cercare di distogliere lo sguardo dal decadimento di quello che era stato per anni il luogo simbolo di un intero Municipio, e che dal 2008 non solo aveva continuato a riscuotere l’unanime entusiastico apprezzamento del quartiere e del Comune di Roma ed anche assurto ad emblema del municipio, aveva di più richiamata l’attenzione favorevole di stampa e critica mentre veniva presa a modello di soluzioni urbanistiche da numerose pubblicazioni specifiche di architettura urbana in ambito nazionale ed internazionale.

Inutile dire che i collianiensi, visto così dipinto tutto il visibile della muratura, con una invasiva serie di “dipinti”, di quelli ormai noti con i barbarismi di “street art” e di “murales”, ci rimasero molto male di fronte a quello scempio del tutto inatteso e tutt’altro che gradito.

Tornando all’architetto, ci ha sommersi di tutta la sua riprovazione ed indignazione; si è detto offeso nella sua professionalità visto «che si è messo mano al giardino a sua insaputa; in merito agli arbusti decimati sulla collina, non erano lì a caso ma erano stati scelti appositamente per la loro evoluzione vegetativa per raggiungere la quale ci sono voluti anni; in quanto al murales è tale da distruggere la geometria delle linee; il chiosco abbandonato infine completa lo sfacelo di quella piazza che era il vanto del quartiere e ne fa un posto senza senso». Oltre all’umiliazione professionale, «mi ferisce il pensiero di quanto ci abbia rimesso il quartiere – dice l’architetto – mi sembra così concluso uno scempio iniziato nel 2017 e tutto questo sorvolando sul mio diritto legale di progettista di essere informato e coinvolto in eventuali restauri o qualsivoglia altro intervento».


I collianiensi dal loro canto, visto il murales, si sono scatenati sui social: se la presero con «i signori del Comune sempre così disconnessi dalle realtà del territorio e dalla facilità con cui avevano sperperati 15 mila euro che potevano far sistemare le fontane quasi sempre spente e che prima di “buttare” tanti soldi avrebbero fatto meglio ad ascoltare le proposte dei residenti»; e «Sarebbe meglio una stuccatura e ritinteggiatura e riportare allo stato originale»; un altro «Il murales è davvero brutto e non c’entra niente con il contesto del piazzale e del quartiere, un vero cazzotto nello stomaco!». Di più «Sono migliori quelli dei “piccoli giganti” a parco Tozzetti. Questi colori stridenti con il parco, un pugno nell’occhio ogni volta che ci passo. Come ha detto qualcuno, fa molto mercato del pesce». Un altro ancora: «Mi dispiace per gli autori dei murales, ma anche io li trovo stridenti con il contorno. Mi piacciono i colori, ma forse starebbero meglio in uno stabilimento balneare»; infine «Qui non si è discute sul preteso artistico quanto le particolarità del soggetto, i colori, in quel giardino non stanno bene, sono una stonatura, per il semplice motivo che il dipinto è già offerto dalla natura, e inserirvi immagini artificiali, uscite dalla mano dell’uomo, significa creare un fastidioso contrasto».

L’architetto Ettore Pellegrini, da anni si distingue come progettista di opere urbanistiche che – allorquando realizzate – hanno qualitativamente restituito il decoro ed ottimizzato la fruizione di aree della Capitale prima neglette e degradate. Questo è pure il caso di piazzale Loriedo che, prima estremamente trascurato, con la realizzazione del parco, si era andato affermando centralità ideale del quartiere e sorta di piccolo gioiello verde provvidenzialmente posto tra l’intensificarsi delle costruzioni.

Noi, che abbiamo seguito tutte le vicissitudini di questo bel parco fin dalla presentazione del progetto, lo ricordiamo da quando era una disarmonica depressione del terreno utilizzata poi a discarica pubblica, poi ancora come distesa brulla cosparsa di immondizie periodicamente ripulita dai residenti, abbiamo infine apprezzato  e plaudito quando, riportando allo stato originaria la depressione del terreno, l’architetto Pellegrini, ispirandosi a quanto fatto in spazi e giardini pubblici europei, disegnava le planimetrie del giardino rispettandone ed esaltandone anzi le particolarità morfologiche.

Cosa aggiungere? Riuscirà il nostro architetto a scoprire e perseguire i responsabili del discutibile fatto che aggiunge, ad un passato di tristi vicissitudini, ulteriori gineprai e – se possibile – ovviare in qualche modo a questa ulteriore manifestazione di improntitudine ed incapacità?

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