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Mercoledì 8 Giugno 2022 15:06

I rifiuti e la “giunta Ztl”

Perché la decisione di spostare dalla periferia al centro il personale Ama, per liberare dai rifiuti le zone più turistiche della città, potrebbe essere una pessima scelta

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Dopo due anni di crisi pandemica, con la bella stagione, sono finalmente tornati i turisti nel Centro Storico di Roma. Questa potrebbe essere un’ottima notizia, se non fosse che, con loro, sono tornati anche i rifiuti: cumuli d’immondizia a Monti, montagne di plastica davanti al Colosseo, cartacce e lattine accanto ai Musei Vaticani. Il tutto ripreso, fotografato e postato sui social da centinaia di persone, con evidente danno d’immagine per l’intera città.

E così, per correre ai ripari, il sindaco Roberto Gualtieri ha deciso di spostare 200 addetti Ama, attualmente in servizio nelle zone periferiche della città, per portarli in centro, a dare man forte al personale già operativo nel Primo Municipio. Una mossa che potremmo definire quasi obbligata, ma che potrebbe risultare anche, agli occhi di qualcuno, una toppa peggiore del buco che tenta di coprire.

Questo non tanto perché la scelta sia anche il sintomo di una coperta troppo corta, col personale Ama oggettivamente insufficiente a svolgere efficacemente il servizio in tutta la città. E nemmeno tanto perché risulta essere una mossa che, per rafforzare il centro, va a indebolire il servizio di raccolta in periferia, in aree come Tor Bella Monaca o Pietralata, cioè zone altrettanto in emergenza e altrettanto ricoperte da rifiuti – anch’essi ripresi, fotografati e postati sui social da passanti e residenti – rispetto al Colosseo.

La toppa può risultare peggiore del buco, soprattutto perché appare come una cartina di tornasole. Una scelta certamente fatta in buona fede, ma indicativa di una mentalità, di un “vizietto” di fondo, di una sorta di “difetto di fabbrica” della nuova giunta comunale.



Mi riferisco al fatto di essere – o comunque sembrare – la chiara espressione di una “maggioranza Ztl”, cioè di un’area politica che privilegia sempre le zone più centrali della Capitale, quelle in cui il centrosinistra ottiene, storicamente, la quota più rilevante dei propri consensi.

Se poi aggiungiamo che l’attuale assessore all’ambiente è quella Sabrina Alfonsi che, per otto anni, ha ricoperto il ruolo di presidente del Primo Municipio e che, dunque, ha proprio nel Centro Storico il proprio bacino elettorale, il quadro sembrerebbe ancora più chiaro e più completo.

Quasi certamente, però, quella di spostare il personale Ama dalla periferia in centro, non è una mossa subdolamente studiata a tavolino, per premiare i residenti del Municipio I – cioè i propri elettori – e punire quelli delle periferie. Non è una decisione machiavellica, fatta per sordido calcolo elettorale. Sono quasi certo, infatti, che sia nata per caso, per disperazione, per riflesso automatico, come “ultima ratio”. Il che, comunque, non la rende meno grave, anzi.

Di fronte all’impossibilità di ricorrere a un aumento temporaneo del personale Ama – il Comune, da qualche tempo, sta infatti provando ad assumere 500 operatori a tempo determinato, trovando però una certa resistenza da parte dei sindacati, che vorrebbero quelle assunzioni definitive e non a termine – è scattata l’idea di togliere un po’ di netturbini da zone come Tor Bella Monaca, per portarli a Piazza Navona.

D’altronde, le foto dei rifiuti a Tor Bella Monaca non vengono rilanciate dal New York Times, dal Pais, o dalla Suddeutsche Zeitung, come invece avviene quando, quegli stessi rifiuti, sono ubicati a Piazza di Spagna, o davanti la Fontana di Trevi. Dunque il danno d’immagine, nel primo caso, è più contenuto. Meno contenuto, semmai, è il danno concreto per chi a Tor Bella Monaca, oppure a Pietralata, ci vive.



È altresì un caso e non un calcolo, anche il fatto che zone come Tor Bella Monaca appartengano al Municipio VI, cioè l’unico municipio attualmente governato da una giunta di colore diverso rispetto a quella capitolina. D’altronde, quando, nei primi mesi di mandato, il presidente del Municipio VI – che è anche il Municipio in cui sorge l’impianto TMB di Rocca Cencia – non fu convocato alla riunione dei minisindaci sulla raccolta dei rifiuti, Gualtieri si scusò subito con lui, dimostrando così la propria buona fede.

Si trattò di una semplice svista, di una gaffe non voluta. Tra l’altro, poi, quella era solo una riunione informale e non una vera riunione operativa. Anche allora, dunque, tutto avvenne da parte del Campidoglio senza malizia, senza alcuna volontà punitiva verso chi apparteneva a una diversa area politica. Anche se, in ogni caso, avvenne.

La buona fede della giunta, dunque, mi pare un dato di cui tenere conto. Però, al tempo stesso, mi pare altrettanto evidente il segnale, più volte ripetuto, di una maggioranza che, quando è messa alle strette dagli eventi, risponde, immancabilmente, privilegiando il centro rispetto alle periferie e gli “amici” rispetto agli “altri”.

Questo, proprio poiché pare scattare in modo incosciente, è un dato persino più preoccupante della malafede, poiché è un segnale indicativo di un atteggiamento di fondo, un atteggiamento profondamente radicato, ma inconsapevole e, proprio per questo, meno arginabile. Non solo nel caso dei netturbini spostati dalla periferia in centro.

Ad esempio, quando Gualtieri annunciò l’intenzione di realizzare il famoso termovalorizzatore, assicurando tutti sugli aspetti “green” del progetto, venne subito indicata, come possibile sede dell’impianto, l’area di Santa Palomba, estrema periferia sud della città.

Una scelta logica, quasi scontata. Sarebbe infatti assurdo costruire un termovalorizzatore, che so, a Piazza Venezia. Però, anche in quel caso, la periferia percepì come “punitiva” la scelta della location, come dimostrò, tra l’altro, l’amaro sfogo del sindaco del limitrofo comune di Pomezia: “Ma se è così green questo termovalorizzatore, perché Gualtieri non se lo fa in centro, anziché dalle nostre parti?” Già: perché? Tanto più che il terreno, a Santa Palomba, pare stia risultando inadatto.



Gestire con equità e razionalità una città enorme e difforme come Roma, è complesso e pressoché impossibile per chiunque. Chiaro dunque che, prima o poi, occorra fare delle scelte e dare delle priorità. E chiaro anche che – in molti casi e per molte ragioni – sia spesso corretto dare la priorità al centro.

È l’area che funge da biglietto da visita nel mondo, è patrimonio UNESCO dell’umanità ed è dunque corretto garantirle dei privilegi. A patto, però, di lasciare, per contropartita, ai municipi di periferia – quelli in cui vive la quasi totalità della popolazione capitolina – mezzi, strumenti, autonomia e fondi sufficienti, per far fronte alle esigenze dei residenti.

Eppure, la giunta Gualtieri non pare andare nemmeno in questa direzione. A dimostrarlo è il caso Ostia, col sindaco che, appena pochi mesi fa, ha annunciato di voler riprendere nelle sue mani le deleghe al litorale, attualmente affidate al Municipio X, quello di Ostia per l’appunto.

Gualtieri ha dimostrato, in tal modo, di non voler dare nessun segnale di maggiore autonomia per le periferie, neanche per una questione così specifica e particolare come il mare, che ovviamente i lidensi conoscono meglio e possono forse gestire con maggiore competenza, rispetto a chi vive dentro il GRA.

In questo caso, tra l’altro, non parliamo nemmeno di una scelta sospettabile di essere nata dalla distanza politica fra Campidoglio e minisindaco lidense, visto che il presidente del Municipio X, Mario Falconi, è un esponente del PD tanto quanto il sindaco Gualtieri.

Dunque, almeno a giudicare da questo primo squarcio di mandato, la giunta Gualtieri se, da una parte, si dimostra decisamente accentratrice rispetto alle periferie – forse più ancora delle giunte precedenti – al tempo stesso, appare anche poco in grado di comprendere lo spirito e di gestire efficacemente i problemi delle aree distanti dalle Mura Aureliane, concentrata com’è sul centro, l’unica zona di cui pare conoscere a fondo le dinamiche e di cui riesce, bene o male, ad afferrare gli umori e ad affrontare le difficoltà.

Questo è, a mio avviso, un mix molto preoccupante, anche se, quasi certamente, non nasconde nessun perfido disegno politico, nessuna volontà consapevole di privilegiare una zona di Roma e di farne sprofondare un’altra. Però è proprio questa inconsapevolezza sull’immagine, anche simbolica, che comunque risulta venir fuori dai primi atti di una giunta apparentemente troppo legata alla Ztl, quell’aspetto che, oggi come oggi, mi preoccupa di più.

Quell’aspetto che, se non affrontato – poiché rimosso dalla coscienza personale e politica dei diretti interessati – potrebbe creare, alla lunga, anche dei seri danni alla città.
A tutta la città, centro incluso.

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