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Mercoledì 15 Giugno 2022 23:06

Hirpi Sorani. Il lupo, il Soratte e i monaci tenebrosi

“Come tizzoni, ragazzo mio. Sono come tizzoni, gli occhi del lupo, di notte”. Fred Vargas, L’uomo a rovescio. Il lupo è tornato a vivere nella Valle del Tevere e risale il monte Soratte, fino alla cima di una storia ad alcuni sconosciuta. Intorno al V secolo a.c. il rapporto fra divinità e uomo era caratterizzato […]

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Come tizzoni, ragazzo mio. Sono come tizzoni, gli occhi del lupo, di notte”.

Fred Vargas, L’uomo a rovescio.



Il lupo
è tornato a vivere
nella Valle del Tevere e risale il monte Soratte, fino alla cima di una storia ad alcuni sconosciuta.

Intorno al V secolo a.c. il rapporto fra divinità e uomo era caratterizzato da un simbolismo quasi figurativo; era il tempo degli Hirpi Sorani, misteriosi sacerdoti vestiti con pelli di lupo che veneravano Soranus, divinità infera indissolubilmente legata al Monte Soratte.

Hirpi, i lupi, in lingua falisca.

I lupi di Soranus.

Gli Hirpi Sorani erano monaci oscuri e malvisti, generavano inquietudine; dedicavano la loro vita a rituali magico-religiosi e destavano sospetto, timore. Per questo motivo erano esentati da ogni dovere nei confronti della società, compresi i doveri di difesa militare.

Privilegiati, secondo alcuni; reietti, secondo la cronaca del tempo tramandata da Virgilio, Servio e Varrone.

Per narrare la genesi di questa storia, prima bisogna scendere alle pendici del monte, presso le gole profonde che esalavano vapori e dense nebbie.

Alcuni monaci dediti al Dis Pater, soliti respirare questi effluvi, ne rimanevano inebriati a tal punto da entrare in uno stato di trance che permetteva loro di divulgare la parola del dio, rendendo così il monte Soratte un sito oracolare di particolare rilievo.

LA SACRALITA’ DEL LUPO

Durante un rituale in onore di Dite, dio del mondo sotterraneo, sopraggiunsero alcuni lupi che rubarono le viscere delle vittime sacrificali per cibarsene, profanando il cerimoniale in corso.

I lupi fuggirono con il maltolto e trovarono riparo presso una grotta; gli uomini tentarono di raggiungerli, ma il destino era ormai scritto: le esalazioni mefitiche provenienti dalla caverna contaminarono tutti coloro che si avvicinavano troppo.

Tutti tranne i lupi, animali degni di protezione divina.

Si diffuse un’epidemia pestilenziale che decimò la popolazione: alcuni trovarono la salvezza nei terreni a valle, verso la zona di Morlupo.

Altri cercarono risposte presso l’oracolo, che infine svelò il significato di quanto accaduto e tracciò la via per la redenzione: gli uomini che avevano osato dare la caccia ai lupi, avrebbero dovuto vivere come lupi. I lupi di Soranus.

Predatori, guerrieri.

Un’esistenza ai margini della società, una vita isolata e dedita al culto del dio vestito con la pelle del lupo.

In questo modo nacque il sacerdozio degli Hirpi Sorani, che indossavano anch’essi le pelli dell’animale divenuto ormai sacro.

Così vestiti svolgevano quel rito che la letteratura ha fatto giungere fino a coloro capaci di prestare orecchio: i sacerdoti di Soranus camminavano sui carboni ardenti, in un cerimoniale che diveniva quasi una danza ipnotica.

TRACCE DI IERI

Questa storia lascia ancora oggi alcune tracce nella montagna di Sant’Oreste.

Alle pendici del Soratte si trova il pozzo detto “I Meri”, grotta presso la quale, secondo la leggenda, si sarebbero rifugiati i lupi rincorsi dagli uomini. Altre interpretazioni vedrebbero nella sorgente di Acqua Forte tale rifugio, dove le esalazioni mattutine erano in grado di uccidere gli uccelli.



Il cuore della storia appena narrata si trova, però, in cima al monte Soratte, dove lo sguardo si perde sulla media valle del Tevere.

Qui sorge la chiesa di san Silvestro, eretta sui resti di un antico tempio pagano dove si venerava Apollo Sorano; al suo interno, nella cripta, vi sono ancora i segni dell’antico luogo di culto degli Hirpi Sorani.

Il lupo e i sacerdoti sono passati da qui e si percepiscono, ancora oggi, le vibranti emozioni di tempi antichi.

Vale la pena seguire i sentieri che risalgono la montagna per visitare questa chiesa e lasciarsi rapire dalla sua bellezza: è proprio qui che la storia degli Hirpi Sorani continua a vivere, scolpita nella pietra e narrata dal vento.

Ora il lupo è tornato a vivere nella valle e chissà che di notte non trovi riposo proprio lassù, dove un tempo vi erano uomini che lo veneravano e non avrebbero più osato sfidarlo.

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