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Sabato 25 Giugno 2022 10:06

L’Incontro mondiale delle famiglie, dal Vaticano alle periferie di Roma



Il 24 giugno la serata nelle prefetture. A San Bonaventura i delegati di Francia, Spagna, Honduras e Mali. «Amore è vita e la vita nasce e cresce in famiglia»

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Dal Vaticano alle periferie di Roma. Nello spirito della Chiesa “in uscita” e del cammino sinodale, l’ascolto e il racconto delle famiglie che si sono date appuntamento nella Capitale per il X Incontro mondiale delle famiglie si è spostato dall’Aula Paolo VI alle prefetture diocesane. Quindici le parrocchie che ieri sera, 24 giugno, hanno ospitato gruppi di delegati per momenti di confronto e di convivialità. Circa 80 le persone che si sono ritrovate nella parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio, a Torre Spaccata, periferia est, appartenente alla XVI prefettura. Accolti dal parroco don Stefano Cascio, i delegati provenienti da Francia, Spagna, Honduras, Mali, ma anche da varie parti d’Italia, hanno raccontato il legame con la parrocchia di appartenenza, l’aiuto trovato nella Chiesa per superare momenti difficili, il motivo che li ha portati a Roma.

L’atmosfera è quella della festa. Poco prima dell’inizio dell’incontro in chiesa, i bambini hanno giocato in giardino mentre alcuni laici sistemavano i tavoli e le sedie per la cena e i delegati commentavano i lavori del Congresso teologico pastorale. Gioele, 6 anni, si è addormentato nel primo banco della cappellina riservata all’adorazione perpetua. «È stremato dal viaggio ma è stato proprio lui che ci ha incentivati a venire a Roma», racconta la mamma Antonella. Con il marito Dario e la secondogenita Alisea, di 4 anni, sono partiti venerdì mattina da Palermo e resteranno a Roma fino a domenica pomeriggio. «Essere qui è una chiamata – prosegue -. Con questo invito Papa Francesco vuole sottolineare che l’amore salverà il mondo. Amore è vita e la vita nasce e cresce in famiglia».

La prima a prendere la parola è stata Margherite, originaria della Repubblica democratica del Congo, che vive a Roma da 31 anni. «Sono vedova e ho tre figli. Uno è in cielo ma per me è come se fosse qui, quindi ho tre figli» ha esordito. Emmanuel aveva 21 anni; è morto il 21 aprile 2011 a causa di un arresto cardiaco mentre allenava i bambini a pallacanestro. «Era Venerdì Santo e avevamo appuntamento per la Via Crucis – ha raccontato la donna -. La comunità parrocchiale mi ha sostenuta, confortata, dato la forza per andare avanti. Gli amici di mio figlio sono diventati miei figli. Il dolore è sempre grande ma lo vivo con il Vangelo e tutto diventa sopportabile». Una testimonianza, la sua, che mette in risalto come «una comunità è famiglia ed è presente tanto nei momenti di gioia quanto in quelli di grande dolore», ha affermato don Cascio.

La parola è poi passata a Gloria e Albert, di Pamplona. Sposati da 18 anni, hanno due figli di 13 e 10 anni. Qualche anno fa i genitori di quattro amici della figlia più grande si sono separati e questo li ha portati a riflettere sul loro rapporto. «Per il bene dei nostri figli dovevamo rafforzare la nostra unione – hanno testimoniato -. Dovevamo lavorare per migliorare e superare quegli screzi che ci sono in tutte le famiglie. Abbiamo trovato un ciclo di catechesi di san Giovanni Paolo II che hanno aiutato noi e altre famiglie della parrocchia».

La serata è proseguita con la cena organizzata anche grazie alla collaborazione di una ventina di laici della parrocchia dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al Quarticciolo, una delle comunità della XVI prefettura che hanno collaborato per la riuscita dell’incontro. «Questi confronti sono molto importanti – dice Egidio -. La prima cellula della società è la famiglia, che però oggi è molto trascurata. Questa è l’occasione per far sentire la nostra voce».

25 giugno 2022

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