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Giovedì 24 Novembre 2022 11:11

La mafia a 30 anni dalle stragi

01/12/22

Casa del Jazz

Le verità nascoste e quelle rivelate:
I relatori:
Margherita Asta, famigliare vittime di mafia, referente del settore « Memoria » dell’ Associazione “Libera contro le mafie” per l’area Centro-nord
Attilio Bolzoni, giornalista (per 40 anni a “La Repubblica”, attualmente a “Domani”), si occupa prevalentemente di criminalità mafiosa
Leoluca Orlando ex-Sindaco di Palermo, per 5 mandati, fra il 1985 e il 2022
Giuseppe “Pippo” Pollina, cantautore e ex collaboratore della rivista “I Siciliani” diretta da Pippo Fava
Moderatore: Danilo Chirico, giornalista, presidente dell’Associazione DaSud
Pippo Pollina, classe 1963, cantautore palermitano, ha vissuto di persona la stagione del primo grande movimento antimafia, nato nei primi anni ottanta quando Cosa nostra insanguinava le strade del capoluogo siciliano. Da sempre sensibile ai temi della criminalità organizzata e a tutto ciò che la concerne, è uno dei pochi artisti che ha portato questi argomenti al centro della sua attività musicale, dedicando celebri canzoni ad alcuni grandi interpreti della lotta antimafia, da Don Pino Puglisi a Paolo Borsellino e Peppino Impastato …. Ed ora Margherita Asta, a cui ha dedicato la canzone « Pizzolungo » nel suo ultimo album.
In occasione del trentennale delle stragi e degli attentati di mafia del 1992-93, la maggior parte dei 15 concerti italiani del 2022 di Pippo Pollina viene accompagnata da convegni intitolati «La mafia a trent’anni dalle stragi, le verità nascoste e quelle rivelate », con interventi di relatori ed ospiti autorevoli.
L’idea di abbinare lo spettacolo del suo nuovo album “Canzoni segrete” a convegni su queste tematiche appare anche un’occasione per rilanciare il ruolo dell’arte come strumento di denuncia, ma anche di approfondimento.
Le motivazioni del progetto
Gli anni 1992 e 1993 rimarranno indelebili nella memoria degli italiani soprattutto a causa delle stragi di mafia che insanguinarono il paese da Palermo a Milano, da Roma a Firenze. Il tentativo di destabilizzare il suo assetto istituzionale fu compiuto attraverso spettacolari fatti di sangue che misero alle corde lo stato. Morirono i giudici antimafia Falcone e Borsellino, morirono quasi tutti gli agenti delle loro scorte. Persero la vita anche innocenti e casuali avventori che ebbero la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma c’è di piu’.
La strategia del ricatto a cui Cosa Nostra siciliana aveva affidato le sue sorti future, prevedeva, infatti, un attacco al patrimonio artistico monumentale della nazione. Un agguato che aveva l’obiettivo di colpire non soltanto i protagonisti dell’antimafia ma soprattutto quella parte di stato non disponibile a scendere a patti.
A distanza di trent’anni troppe domande sono ancora senza uno straccio di risposta e gli inquirenti faticano a trovare il bandolo della matassa, soprattutto quando la ricostruzione si addentra a investigare fra gli oscuri rapporti che la criminalità e parte delle istituzoni italiane hanno intessuto nel corso dei decenni di vita repubblicana.

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