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Lunedì 11 Maggio 2020 17:05

Green New Deal, Legambiente Lazio presenta i 5 punti per ripartire

Ripartire nel Lazio – secondo Legambiente – vuole dire un Green New Deal con Economia Circolare, rilancio di Parchi e 
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Ripartire nel Lazio – secondo Legambiente – vuole dire un Green New Deal con Economia Circolare, rilancio di Parchi e aree protette, grandi opere da sbloccare nel trasporto pubblico e poderosa cura del ferro, risanamento ecologico, tutela dell’acqua, delle risorse naturali e ulteriore sostegno ai piccoli comuni. Nella Regione ci sono oltre 560.000 pendolari, la Roma Lido è la ferrovia potenzialmente più utilizzata della nazione con 100.000 viaggiatori al giorno se solo funzionasse, oltre l’11% del territorio è coperto da aree protette molto oltre la media nazionale, più di 250 sono i comuni sotto i 5.000 abitanti che occupano 2/3 del territorio. I rifiuti prodotti sono 3 milioni di tonnellate l’anno, 1,7 milioni provenienti da Roma dove, però, non c’è alcun impianto.


“Ripartire vuol dire un Green New Deal del Lazio, un modello di sviluppo che ponga al centro innumerevoli buone pratiche economiche possibili di Parchi, aree interne e Piccoli Comuni – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – ma anche le grandi opere di bonifica delle zone inquinate, il risanamento degli acquedotti, una poderosa cura del ferro per le metro di Roma e per i treni di tutto il Lazio, senza nuove inutili autostrade ma stendendo chilometri di nuove corsie preferenziali, ciclabili e pedonalizzazioni. Nodo cruciale è poi quello dell’economia circolare, con i biodigestori per l’organico da costruire a Roma, dove non c’è alcun impianto e dove assistiamo a un folle ritorno dei cassonetti al posto del porta a porta; in questi anni sui rifiuti la Capitale ha fatto il peggio possibile, ora per prima deve fare la sua parte a partire dalla costruzione di impianti, anche per salvaguardare il suo territorio e il resto del Lazio da nuove discariche, ampliamenti di quelle esistenti o ipotesi di nuovi termovalorizzatori”.

I 5 PUNTI DI LEGAMBIENTE


Le priorità sulla Mobilità continuano ad essere quelle del completamento dell’Anello Ferroviario alla Cura del Ferro in tutta la Regione, sbagliate le idee di nuove autostrade come la Roma Latina o raddoppi delle consolari per ospitare più automobili, piuttosto ci servono nuovi treni, corsie ciclabili, la realizzazione del GRAB, preferenziali in ogni via consolare della Capitale.

Completamento dell’anello ferroviario di Roma
L’Anello Ferroviario è opera di cui si parla da oltre vent’anni per completare i 10 km mancanti tra le stazioni Vigna Clara e Nomentana, fondamentale per creare linee suburbane passanti, riorganizzando i servizi attuali, a Roma dove le metro sono tutte radiali. Costo stimato nel 2010 per l’infrastruttura e per i collegamenti alla rete fu di 840 mln di euro e secondo l’ultimo accordo RFI/Comune di Roma di luglio 2018, il costo sarebbe di 547 milioni, ancora però da finanziare. In assenza di finanziamenti non è dato sapere i tempi dell’apertura dei cantieri

Poderosa cura del ferro per Roma 

La cura del ferro a Roma, deve essere poderosa e passare per interventi precisi prolungando tutte le Metro e facendone di nuove. Per la Metro A, vanno realizzati 2 km fino a Torrevecchia e oltre il GRA così come a sud-est dopo Anagnina, l’ipotesi allo studio è un tracciato di 6,5 km dal capolinea Anagnina fino alla stazione Torre Angela della Linea C. Non ci sono finanziamenti. Per la B1 si aspetta il prolungamento verso Bufalotta, messo in discussione con una ipotesi di funivia presentata dal Comune di Roma. Per la B il cantiere da Rebibbia a Casal Monastero, con soli 2,8 km e strategico per la mobilità del quadrante resta solo sulla carta anche se la gara venne aggiudicata già nel 2011, dopo modifiche, ricorsi e diatribe oggi Roma Metropolitane si sta occupando di redigere una project review ma tutto tace.
Unico prolungamento in realizzazione è C tra San Giovanni e Colosseo ma il cantiere deve puntare velocemente a Piazza Venezia, San Pietro, Saxa Rubra, finanziato con 300 milioni dal Cipe nel 2013, poi ridotti a 160 milioni nel 2015 e oggi assenti, in attesa di decisioni e progetti che ancora non ci sono. Sono ferme e devono muoversi ora le opere indispensabili per liberare cuore e periferie di Roma dalle macchine, aumentare le garanzie di distanziamento sociale, pedonalizzare il Colosseo e rispettare il verdetto del processo partecipativo del PUMS che ha premiato la Metrovia come opera più votata, progetto articolato che contempla tutti i prolungamenti e la realizzazione delle nuove metro.

Sviluppo dei Treni regionali 

Se si assiste negli ultimi anni al miglioramento del trasporto ferroviario nelle 8 tratte delle Ferrovie Laziali e alla trasformazione positiva di Cotral, e ben vengano nuovi progetti ferroviari veloci sulla tratta Roma-Frosinone, tutt’altra situazione si trova sulle 3 linee Roma-Lido, Roma Nord e Roma-Giardinetti dove c’è poco o nulla. La trasformazione di Roma-Lido in metro e il potenziamento metropolitano e extraurbano della Roma Nord sono al palo e la Temini-Giardinetti vive l’assurdità di una tratta di 9 km e treni che fanno servizio solo su 6 km (dal centro a Centocelle), l’immediato prolungamento del servizio è possibile, a costo irrisorio e indispensabile oggi per garantire il necessario distanziamento sociale anche sugli altri mezzi nel quadrante metropolitano a est della Capitale.

 

La Valle del Sacco, fortemente compromessa dal punto di vista ambientale, è tra i Siti di Interesse Nazionale (SIN) di bonifica. Il perimetro del SIN sono 6.172 ettari in 19 comuni tra Provincie di Roma e Frosinone, dove ci sono molti agglomerati industriali con centinaia di aziende coinvolte e migliaia di lavoratori interessati. Dopo anni di duro impegno di amministrazioni e ambientalisti, il 7 marzo 2019, Regione e il Ministero hanno firmato l’accordo quadro per il risanamento con 53,6 mln di euro per i primi 12 interventi, individuati come prioritari e lavori che dovrebbero realizzarsi in 4 anni. L’accordo per Legambiente è un successo ma bisogna operare velocemente per dare continuità alle risorse economiche e realizzare una bonifica tra le più importanti di sempre.

 

Dopo la siccità del 2017, con l’abbassamento del Lago di Bracciano per portare acqua nelle reti idriche colabrodo di Roma, è sempre più indispensabile ammodernare gli acquedotti. La dispersione idrica nella capitale (ATO2) è al 38%, a Frosinone (ATO5) addirittura al 75,4%: i due ambiti sono di gestione Acea (51% di Roma Capitale, 23% GDF Suez e 5% gruppo Caltagirone) che nel 2017 ha distribuito 181 mln di euro in utili ai propri azionisti, senza un investimento decente nelle infrastrutture. Altissima al 69% la dispersione in provincia di Latina (ATO4 di gestione di Acqualatina Spa, società mista a prevalente capitale pubblico e 51% del capitale detenuto dai Comuni che ne fanno parte), 60% la dispersione in provincia di Rieti, indeterminata in provincia di Viterbo dove però intere comunità non hanno acqua potabile per la presenza di arsenico. Riparare gli acquedotti colabrodo e garantire acqua buona e per tutti, soprattutto oggi che l’igiene è fattore determinante nel combattere la pandemia, deve essere priorità di ogni gestore idrico e chiave di sviluppo sostenibile per aprire cantieri in ogni territorio.

 


Nel Lazio oltre l’11% del territorio è coperto da aree protette, dato molto superiore alla media nazionale fatto di 13 parchi regionali, parchi nazionali o porzioni e tante zone protette. C’è bisogno di investire risorse economiche sui parchi, perché diventino volano di sviluppo sostenibile per le innumerevoli imprese agro-silvo-pastorali e non solo che, proprio dentro i parchi risiedono e operano. In questa stessa chiave, le aree interne, quelle del cratere del sisma e soprattutto i Piccoli Comuni siano priorità nelle agende politiche, oltre che oggi per distanziamento sociale, per la possibilità di costruire in questi luoghi e con poche importanti mosse, una qualità della vita altissima, posti in grado di rispondere alle esigenze abitative molto meglio che le città e le loro periferie. In tal senso ben vengano sostegni ai Comuni sotto i 5.000 abitanti come il nuovo bando da 2,5 mln a loro dedicato.

 


I rifiuti prodotti nel Lazio sono 3 milioni di tonnellate l’anno, 1,7 milioni provenienti da Roma dove però non c’è alcun impianto per l’economia circolare e nessun progetto in costruzione. L’inefficacia completa delle politiche romane sui rifiuti che nelle ultime ore si arricchisce di un grave passo indietro con il ritorno di cassonetti al posto del porta a porta in interi quadranti, mette a gran rischio tutti gli altri territori dove, di volta in volta si vedono presentate proposte per ampliamento di discariche o termovalorizzazione. In questa fase, una delle chiavi di sviluppo, rilancio economico e risanamento ambientale è quella di diffondere impianti per l’economia circolare, capaci di tramutare i rifiuti in risorsa, a partire dai Biodigestori Anaerobici per l’organico, frazione che con una buona raccolta rappresenta oltre un terzo del totale. Nel Lazio qualche impianto è in avvio ma ne servono almeno 10 per abbattere i costi di conferimento per tutti i comuni, minimizzando le spese di trasporto; sta al Campidoglio per primo di assumere la responsabilità nella realizzazione di questo pezzo fondamentale di economia nuova e circolare, sulla gestione dei rifiuti a Roma siamo all’anno zero solo così si farebbe una balzo in avanti.

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