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Giovedì 21 Maggio 2020 06:05

E questo sarebbe il puntare sulla mobilità alternativa?

Neanche l'emergenza COVID19 è stata colta come opportunità per dare una vera svolta alla mobilità a Roma. Tante belle parole da parte dell'amm.ne ma i fatti rimangono troppo limitati

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Il piano per 150 km di nuove piste ciclabili è la risposta più corposa dell’amministrazione Raggi alla nuova mobilità della fase 2. Niente praticamente è stato fatto per cercare di governare l’attesa esplosione della mobilità con auto privata e anche per il trasporto pubblico ci si è limitati a dare indicazioni per il distanziamento sui mezzi e alle fermate, lasciando all’iniziativa dei singoli il rispetto di tali disposizioni. Di nuovo c’è stata l’istituzione di
linee TPL aggiuntive
, servite con pullman privati, a supporto dei percorsi delle metropolitane.

Molta attenzione è stata quindi posta sulla mobilità alternativa anche se ragionevolmente questa non potrà nel breve avere un impatto consistente sulla mobilità romana in generale. Sarà quindi minimo il sollievo che essa potrà dare alla ridotta capacità del trasporto pubblico locale e al prevedibile consistente aumento delle automobili in circolazione.

Nonostante però tutto l’impegno che ci si è messo, a ben vedere i risultati che ci si potrà attendere non saranno così rilevanti.

Anzitutto va chiarito che dei 150 km previsti nel piano presentato, solo 25 sono finanziati ed i relativi lavori partiti solo un paio di settimane fa. Secondo i piani questa prima tranche dovrebbe completarsi intorno alla fine di maggio mentre per il resto del piano al momento non è dato sapere per quando la città possa aspettarlo.

Sicuramente la propaganda dell’amministrazione è stata efficace, se anche un’agenzia di stampa come Bloomberg ha creduto che i 150 km (93 miglia) di bike lane di emergenza fossero già stati realizzati (tweet segnalato da @MercurioViaggiatore).

 



 

Per fare un confronto, la città di Parigi ha iniziato a realizzare ben 50 km di piste ciclabili provvisorie ma soprattutto a considerare la necessità di spazio aggiuntivo anche per gli spostamenti in sicurezza dei pedoni, cosa completamente dimenticata a Roma. Dichiara Christophe Najdovski, assessore ai trasporti di Parigi:

“Dès le 11 mai
@Paris
réalise une 1ère série d’aménagements de l’espace public pour les piétons et les cyclistes, en concertation avec les mairies d’arrondissement. Garder une distance physique, retrouver la vie sociale.”

 

“… miglioramenti dello spazio pubblico per pedoni e ciclisti“, “Mantenere una distanza fisica, ritrovare la vita sociale“.

 



 

Ma l’enorme vantagggio che Parigi può vantare rispetto a Roma è il
servizio di bike sharing
distribuito su tutta la città e forte di quasi 15.000 biciclette tra tradizionali e a pedalata assistita.

 



 

Una disponibilità così diffusa di biciclette consente agli utenti di potersi spostare velocemente senza necessariamente doversi portare il mezzo proprio. Inoltre si tratta di un vero bike sharing, ossia di un servizio che incentiva gli spostamenti brevi rendendoli gratuiti o quasi, ben diverso dai sistemi di noleggio offerti a Roma da Jump e Helbiz dove si paga sempre cifre tutt’altro che trascurabili.

Queste sono le tariffe del Vélib parigino che, come si può vedere, a fronte di un abbonamento mensile prevede la prima mezzora gratuita:

 



 

A Roma un servizio simile di bike sharing sarebbe previsto dalla riforma degli impianti pubblicitari approvata nel 2014, e votata dalla stessa Raggi allora consigliere d’opposizione. Peccato che lo stesso sindaco Raggi abbia boicottato tale riforma dimenticandola in un cassetto e così facendo di Roma l’unica grande citta europea priva di un sistema di bike sharing tradizionale. L’emergenza COVID19 avrebbe meritato il considerare l’eventualità di una veloce applicazione di quella riforma, per dotare la città immediatamente di un vero bike sharing, ma evidentemente neanche in queste condizioni la cosa si riesce a fare (hai visto mai se la prendesse la lobby delle ditte pubblictarie romane …).

 

Va anche considerato che al di là del piano di piste ciclabili predisposto per l’emergenza COVID19, l’attenzione dell’amm.ne per la mobilità ciclabile rimane episodica e priva della necessaria continuità per sperare di far fare a Roma il salto di qualità sperato.

Dopo infatti la meteora Paolo Bellino, l’amministrazione Raggi ha deciso che a Roma non fosse necessario un delegato alla ciclabilità, con tutto ciò che comporta l’assenza di qualcuno che abbia una visione d’insieme rispetto alle infrastrutture presenti, quelle realizzanbili e faccia da collegamento tra le amministrazioni comunale, municipale e cittadini e associazioni che operano sul territorio.

Un mese fa
avevamo parlato delle proposte per una decisa svolta verso la mobilità alternativa avanzate da diverse associazioni, pronosticando che neanche l’occasione COVID19 sarebbe stata colta dall’attuale amministrazione. Per dare il giusto segnale sarebbe stato necessario infatti anzitutto dotarsi delle risorse necessarie ad affrontare la pianificazione e realizzazione in tempi brevissimi dei migliori tracciati ciclabili, quelli che avrebbero intercettato il maggior numero di utilizzatori.

Quello che si è fatto invece è far leva ancora una volta sulle risorse esistenti che, per quanto ottime, non possono assicurare la quantità e qualità dei progetti necessari per parlare di svolta.

Vedremo quanto ci vorrà a realizzare il piano di 150 km sbandierato dall’amministrazione ma senz’altro esso non può essere considerato una risposta all’emergenza COVID19. Le nuove piste ciclabili servivano già ora mentre ancora non è concluso il primo tratto previsto al Torrino (e quanto fatto presenta anche qualche criticità).

 


Foto da Twitter di Adriano Ballini (@unballinable)
 

Intendiamoci, senza dubbio l’attuale amministrazione ha fatto molto di più di tante altre per la mobilità ciclabile, realizzando importanti nuovi tratti ma senza mai andare verso una rete di percorsi ciclabili utilizzabili per gli spostamenti quotidiani. E che dire di veri e propri svarioni come la mitica
ciclabile di Santa Bibiana
o l’assurdo divieto, ancora esistente, di attraversare in bici il Traforo?

 



 

Se pensiamo che già almeno dagli inizi del 2016 si sapeva che il M5S avrebbe vinto le elezioni comunali e che quindi già da allora si poteva cominciare a lavorare ad un piano realistico ma ambizioso di nuovi percorsi ciclabili, non si può che essere delusi per quanto si è visto finora. Non ci si può d’altronde stupire di quanto poco sia stato fatto se si considera che a quella che avrebbe dovuto essere la rivoluzione della mobilità alternativa sono stati dedicati scampoli di risorse da perfetti ignoranti della materia (gli assessori alla mobilità che si sono succeduti) o da un neofita, per quanto molto appassionato, come il presidente della commissione mobilità. La condizione di Roma avrebbe meritato quanto di meglio fosse disponibile in termini di conoscenza della materia, esperienza della normativa e realtà italiane, nonché sincera passione per la mobilità ciclabile. Noi avevamo provato anche ad
avanzare un nome
a nostro avviso perfetto per il ruolo o anche pensato di sfruttare
risorse già presenti
nell’amministrazione affidandogli un ruolo più chiaro e adeguate risorse.

Quello che si è fatto è stato continuare nel solco già tracciato, portando avanti timidamente e lentamente percorsi ciclabili che rimangono difficili da percorrere e da proteggere dalla sosta selvaggia, rimandando ad una prossima amministrazione la svolta di Roma verso una vera mobilità alternativa.

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