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Giovedì 18 Luglio 2019 07:07

Il nuovo PUMS, orizzonte o miraggio?


Di Paolo Arsena e Corrado Cotignano È uscita l’ultima versione del PUMS, rimaneggiata dopo la fase di consultazione dei municipi. Cosa dire? Riteniamo che questo lavoro nasca da alcuni presupposti sbagliati che ne hanno condizionato l’efficacia complessiva. Da presupposti sbagliati… Il primo presupposto che non ci convince: i progetti invarianti. Questi non avevano e non hanno […]

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Di Paolo Arsena e Corrado Cotignano

È uscita l’ultima versione del PUMS, rimaneggiata dopo la fase di consultazione dei municipi.

Cosa dire? Riteniamo che questo lavoro nasca da alcuni presupposti sbagliati che ne hanno condizionato l’efficacia complessiva.

Il primo presupposto che non ci convince: i progetti invarianti. Questi non avevano e non hanno alcun senso logico (le funivie, alcune linee tranviarie scollegate dal contesto), ma hanno influito negativamente sull’intero sistema, impedendo di progettare per l’insieme soluzioni ottimali, fluide e coerenti.

L’altro: l’approccio ideologico anti-metro. Approccio che da gennaio ad oggi è stato via “aggiustato”,  per recuperare proposte perse per strada (Metrovia è una di queste, forse la principale) mettendoci molte pezze sopra. Quello che ne risulta è una giravolta di 180°. Prima:  filosofia anti-metro e interventi minimi e limitati a una funivia qui e un moncone di tram là. Oggi:  un piano che prevede 38,5 km di nuove metropolitane nello scenario a 10 anni e ulteriori 31 km nello scenario tendenziale, oltre a Roma Lido e Roma Nord (altri 45 km).

L’insieme di questi fallaci presupposti ha portato all’esclusione del progetto Metrovia, di cui però il PUMS riprende alcune eco e alcuni spunti. Inutile dire che se avesse seguito il canovaccio di Metrovia, avremmo ottenuto un sistema molto più potente: uno scenario, anche nel breve periodo, più produttivo, più veloce e meno costoso.

Per realizzare questi complessivi 114,5 km di nuove metropolitane previste dal PUMS, serviranno ingenti risorse: almeno 9 miliardi per lo scenario di Piano, altri 7 almeno per quello tendenziale. È su questo dato che si alza il sopracciglio, e ci viene qualche dubbio sul realismo di quanto proiettato. Ricordiamo che Metrovia,
con soli 5 miliardi
, di km metropolitani ne aggiunge 177, sfruttando l’esistente. Con
meno disagi, meno tempi e meno costi
. E un effetto rete molto più anticipato nel tempo.

Detto questo, il PUMS non è tutto da buttare via. Anzi, insieme alle molte cose che non vanno, troviamo anche diversi buoni elementi.

Nell’analisi, per brevità ci concentriamo soprattutto su metropolitane e ferrovie, che sono l’elemento di gran lunga più importante. Rinviando ad altre occasioni riflessioni più puntuali su altri aspetti del piano.

Innanzi tutto, va distinto tra Scenario di Piano (da oggi a 10 anni) e Scenario Tendenziale (la Roma del futuro, che traccia delle linee guida che potranno essere o meno seguite).



Bene la
chiusura dell’arco nord
. Ma molto male il fatto che, a parte la ripresa delle stazioni
Zama
e
Pineto
(qui manca però il facile nodo con Balduina), l’anello sia privo delle fermate utili per svolgere quel servizio ferroviario urbano di cui il PUMS stesso parla (Giuochi Istimici, Igea, al limite
Farneto
).

Non si è poi avuto il coraggio di prevedere l’
allaccio sud a Baldo degli Ubaldi
, presupposto per poter realizzare sulla FL3 un servizio a frequenza metropolitana (la nostra
M6
). E non ci piace che a
Pigneto
fermino solo le linee da Ciampino e non FL7 e FL8, eliminando un nodo di scambio con l’anello ferroviario fondamentale per i pendolari non diretti in centro.

Il prolungamento oltre Battistini porta a Monte Mario, anziché verso
Torrevecchia
, dove invece troviamo la funivia. Questo sviluppo non ci vede a favore, perché allontana da un possibile capolinea vicino al GRA dove prevedere un
parcheggio di scambio
; inoltre Monte Mario, come scambio con la FL3, è ridondante e meno efficace di
Valle Aurelia
, già attivo.

Per servire Primavalle secondo noi sarebbe più opportuno
prolungare la Linea C oltre Clodio
, passando per Gemelli. Una nuova diramazione da Brembo a Acquafredda, passando per Torrevecchia, è invece presente solo nello scenario tendenziale. E introduce un nuovo parcheggio di scambio con il GRA nei pressi dell’Aurelia, che è molto utile. Ci chiediamo dunque: la funivia a che serve?

Ottimo il prolungamento a
Casal Monastero
. Non condividiamo invece la ratio che sottende il prolungamento della B1, teso a rimpiazzare il tram
Saxa Rubra – Laurentina
, molto meno costoso e molto più efficace come raccordo nord-est-sud. Risulterebbe inoltre parallela alla nostra M4, linea essenziale e in prospettiva non rinunciabile. Molto più utile
proseguire la B1 a Porta di Roma e oltre il GRA
, passando per via Monte Cervialto. Da evitare poi il people mover da Porta di Roma, inspiegabile residuo della crociata anti-metro di questi anni di gestazione: costa tanto, trasporta poco, e fa rottura di carico.

Ci interessa soprattutto che prosegua fino a Clodio. L’ulteriore evoluzione la preferiamo come detto al Gemelli e Primavalle, passando per Medaglie d’Oro, perché con la stessa lunghezza servirebbe quartieri assai popolati e congestionati. A Farnesina c’è solo il Foro Italico e il Ministero, assai poca densità, e i flussi previsti sono scarsi. Lo scenario tendenziale ne prevede il prolungamento oltre Farnesina fino a Grottarossa, mancando però un potenziale scambio sia con l’anello ferroviario che con la FL3. Sull’altro versante, viene ripresa la diramazione C2 da Teano a Ponte Mammolo. Essendo sovrapposta per un lungo tratto alla tranvia Togliatti, ci chiediamo se sia giustificata dai flussi attesi.

Vediamo con piacere il ritorno della D, compresa la diramazione a Corviale inserita nello scenario Tendenziale. Rispetto alla precedente versione del PUMS, scompaiono le quattro diverse ipotesi per il tracciato del centro storico, che lasciavano aperte troppe soluzioni. Ma emergono due grandi pecche: manca inspiegabilmente la fermata San Silvestro e il possibile nodo di scambio con FL1 a
Val d’Ala
. È la solita occasione di scambio mancata per poco. E troppe ne abbiamo viste, finora.

Bene la
trasformazione in metro della Roma Lido
(ne stiamo aspettando l’inizio da anni). Ma mancano tutte le nuove possibili fermate. Solo 2 nuove sulle 8 da noi proposte.

Senza senso invece la diramazione all’Aeroporto di Fiumicino, prevista nello scenario tendenziale. Il collegamento metro con Fiumicino si ottiene in modo semplice con la
M4
di Metrovia. È invece assurdo dimezzare la frequenza per Ostia (quando la Metro E nasce proprio per aumentarla!) passando con un nuovo braccio per Fiera di Roma, tra l’altro con un lungo tratto senza fermate intermedie.

Anche qui, bene la trasformazione in metropolitana della Roma Nord, ma non va bene ignorare nel breve periodo la nuova fermata
Valle Giulia
/Don Minzoni. Posticiparla allo scenario tendenziale significa perdere l’occasione di realizzarla contestualmente alla nuova stazione
Flaminio
, con minori complicazioni (si potrebbe usare l’interruzione del servizio per lo scavo delle gallerie di Flaminio anche per effettuare lo scavo di Don Minzoni, evitando di aggiungere in seguito altri disagi per tutti).

Sono battaglie vinte, per noi. Perché uno dei grandi temi risvegliati da Metrovia è sempre stato quello dei nodi mancati. Il
Tuscolana-Ponte Lungo
c’è, come anche il
Libia-Nomentana
(sia pure solo nel lungo periodo) e anche il nodo di
Statuario
(nel PUMS Parco degli Acquedotti) che scambia come da noi previsto col
tram
. E dire che ci era stato contestato dai tecnici di Roma Mobilità, come fosse una cattedrale nel deserto…

Poi, ultima vittoria , è stato inserito anche il nodo Porta Furba-Quadraro (il nostro
Porta Furba-Acquedotto Felice
). E pensare che anche questo, nell’incontro avuto con Roma Mobilità, era stato motivo di contestazione del nostro progetto. Non si può fare, insistevano, quasi con derisione. Oggi lo troviamo sul PUMS.

Sui Tram ci limitiamo a dire che ci dispiace non vedere per intero la Saxa-Rubra – Laurentina, ma solo come “spezzatino”. La linea da Subaugusta si interrompe a Ponte Mammolo (per proseguire da Rebibbia come filovia, con doppia rottura di carico), mentre a sud non si dirige a Laurentina, come sarebbe naturale, ma allunga a S.Paolo, rendendo meno efficace il collegamento tra i quartieri est e l’EUR.

Infine, nel lungo periodo, viene previsto l’avvio di un

servizio “metropolitano” sulle ferrovie regionali a partire dalle Stazioni Porta poste ai limiti dell’Area Metropolitana, con frequenza inferiore a 10 minuti, rotabili monopiano con allestimento metropolitano, sviluppato su 9 linee di superficie, integrato e connesso con le metropolitane esistenti.

Non sappiamo se definirla una mezza vittoria (per noi) o una mezza sconfitta (per Roma), ma certo è che si tratta di un tentativo di rielaborare la nostra proposta senza riconoscerne la paternità né tutti i punti di forza.

Con effetti decisamente più scarsi, perché questa soluzione non sfrutta appieno tutte le potenzialità di Metrovia:

  1. se non si adottano tutti gli interventi da noi proposti sui tracciati non si possono ottenere frequenze da vera metropolitana (sotto i 10 minuti non significa sotto i 5, come nel nostro caso);
  2. se mancano le
    49 nuove stazioni
    e i tanti
    nodi
    da noi previsti viene meno l’effetto rete e la copertura a beneficio di cittadini e utenti.
Ma lo prendiamo comunque come un incoraggiamento a continuare nella promozione di Metrovia fino alla sua completa e puntuale realizzazione. Magari al prossimo giro.



 

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