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Giovedì 30 Luglio 2020 15:07

Strage di Bologna, Mattarella: «Esigenza di piena verità e giustizia»


A 40 anni dall'attentato del 2 agosto 1980, il capo dello Stato a Bologna per commemorare le vittime. La celebrazione presieduta dal cardinale Zuppi

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Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato questa mattina, 30 luglio, a Bologna per commemorare le vittime della strage del 2 agosto 1980. 40 anni dopo, il capo dello Stato è tornato a rimarcare «l’esigenza di piena verità, l’esigenza di giustizia, di verità completa che è stata perseguita con determinata e meritoria ostinazione dall’azione giudiziaria, dalla sollecitazione dei cittadini, dei familiari delle vittime contro ogni tentativo di depistaggio e di occultamento»

Nelle parole di Mattarella, «il dolore per le vittime, per tante donne, uomini e bambini assassinati dalla violenza del terrore stragista. Ognuna di queste persone – ha detto – aveva una storia, una prospettiva di vita, un futuro che è stato rimosso, sottratto loro e cancellato. È stata sconvolta la vita di molti familiari delle vittime», ha proseguito il presidente. E questo « ha indebolito il nostro Paese nella sua società, complessivamente, privandolo di storie di futuro dei suoi cittadini e di tante persone che erano qui in quel 2 agosto, come queste foto manifestano e ricordano».

Il capo dello Stato ha parlato di un dolore che «non è estinguibile; è una ferita che non può rimarginarsi e che per questo motivo chiede ricordo. Il ricordo delle vittime, anzitutto, di quel che è avvenuto, per essere vigili, per evitare che si ripeta qualunque avvisaglia di strategie del terrore come quella che allora fu messa in campo». Mattarella ha anche ricordato la reazione di Bologna e dei bolognesi: «Una reazione immediata di soccorso per i feriti; una reazione civile, determinata, composta, con molta forza, a difesa della vita, della libertà, della democrazia contro lo stragismo e la strategia del terrore. Una reazione che è stata accompagnata da tutta Italia; una reazione che ha rafforzato la nostra democrazia e ha sconfitto lo stragismo e le sue strategie criminali».

Dal presidente della Repubblica è arrivata anche, nuovamente, l’esortazione a fare di tutto «con impegno completo e senza alcuna riserva», perché «la verità venga raggiunta in pieno». Il ricordo delle vittime infatti «sarebbe incompleto e inefficace se non accompagnato, come è stato fatto in questi anni costantemente dai familiari delle vittime e dall’Associazione che li rappresenta, dalla richiesta di verità piena». Proprio al presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna Paolo Bolognesi Mattarella ha spiegato che «la mia presenza qui ha questo significato: partecipazione al dolore che rimane, per quanto avvenuto; solidarietà della Repubblica per questo dolore; ricordo, dovere del ricordo e della memoria, perché non si smarrisca mai la consapevolezza di quanto avvenuto e della sua gravità, e di quanto va impedito per il futuro; ribadire l’esortazione, la sollecitazione a sviluppare ogni impegno per la verità, con ogni elemento – documentale o non documentale –

che possa contribuire a raggiungere pienamente la verità».

Quindi, la corona di fiori davanti alla lapide. «Dolore, ricordo e verità piena: sono queste – ha evidenziato il Capo dello Stato – le sollecitazioni che raccolgo e che esprimo per solidarietà nei vostri confronti e nei confronti di Bologna, della città ferita, che non dimentica questa ferita e che ha reagito in maniera esemplare a quel che è avvenuto». Questo, ha concluso Mattarella, il senso dei fiori e «del nostro breve incontro in questo luogo che raccoglie la memoria di quanto avvenuto: partecipare al dolore, ripetere il dovere della memoria e ripetere e ribadire l’impegno per la verità».

In mattinata il presidente ha preso parte anche alla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Matteo Zuppi nella cattedrale di San Pietro, in suffragio delle vittime della strage della stazione di Bologna e di quella di Ustica. «Fare memoria è doloroso – le parole del presule -. Ma le lacrime chiedono di stare tutti dalla stessa parte, quella di chi piange. Riviviamo oggi lo strappo inaccettabile della morte, la durezza della scomparsa che non si smette di misurare anche a distanza di anni». Allo stesso modo, ha aggiunto, «la memoria ci fa provare, anche, l’acuta e insopportabile ingiustizia della mancanza di verità, amara, perché memoria anche di delusioni, di ritardi, di opacità spesso senza volto e senza nome, di promesse non mantenute, di mandanti – che ci sono – protetti dall’ombra di quelle che sono vere e proprie complicità».

Dio, è la riflessione del cardinale, «non usa il male, ma lo vince amando e trasformandolo in luce. Come nel muro alla stazione di Bologna: attraverso quella tragica ferita penetra la luce. Quella di Cristo è luce di amore che illumina il sepolcro della morte. Il nostro – ha proseguito – è un Dio che diventa Lui vittima (Dio!) perché ascolta il grido che sale dalla terra, dal sangue di tutte le vittime, qualunque nome, storia e caratteristica abbiano, solo perché vittime. Non è sordo al dolore, non fa finta, non si gira dall’altra parte, non parla sopra, non ha da fare, non si lamenta Lui».

30 luglio 2020

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