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Domenica 2 Agosto 2020 08:08

Forse non tutti sanno che… A Farfa (RI) la prima “commedia musicale”

Farfa, borgo abitato da poche decine di persone, sorse – nel corso dei secoli – intorno al bellissimo e importantissimo, 
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Farfa, borgo abitato da poche decine di persone, sorse – nel corso dei secoli – intorno al bellissimo e importantissimo, sia dal punto di vista religioso-strategico che artistico, complesso monumentale dell’”Abbazia di Santa Maria di Farfa”. L’abbazia non ha bisogno di presentazioni meta, ormai da molti anni, di turisti e pellegrini.



Tuttavia, questo piccolo borgo, fu soggetto e sfondo di un libretto d’opera legato a molti fatti curiosi. Il titolo è: “Chi sofre speri, overo la Fiera di Farfa”, commedia in musica in un prologo, basata sulla novella nove, della giornata quinta del Boccaccio.

 


L’autore fu quel giovane monsignore Giulio Rospigliosi che, successivamente, divenne papa Clemente IX.


La prima stesura del 1637 è andata perduta; quella del 1639 (di cui ci è giunta la partitura) per il soggetto, per la particolare alternanza di brani recitati e di “couplets” (vere e proprie canzoncine), per l’introduzione di scene con personaggi comici è considerata da molti studiosi, più che un’antesignana dell’operetta, della “zarzuela”, del “vaudeville”, una vera e propria “commedia musicale”, forse la prima nella storia del teatro.

La prima rappresentazione ufficiale si tenne a Roma, presso il Palazzo Barberini il 12 febbraio 1637, la seconda presso il Teatro Barberini il 27 febbraio 1639. Composta in collaborazione con Mazzochi è anche la prima opera prodotta da Marazzoli per il cardinale Antonio Barberini.

Di notevole realismo descrittivo è il secondo intermedio “La Fiera di Farfa” grazie – anche – alle coreografie e scenografie del poliedrico Gian Lorenzo Bernini.

L’opera, oltre ad essere il primo modello teatralmente efficace di “commedia musicale”, riveste un particolare significato storico: forse, per la prima volta, compare netta la distinzione tra recitativo e aria e vi predomina un vivace e accattivante ritmo verbale favorito dall’uso del dialetto (napoletano e bergamasco) la cui efficacia espressiva emerge soprattutto nelle scene corali e, in special modo, in quelle della fiera: vero spaccato di vita attraverso il vociare concitato dei compratori mescolato ai richiami dei venditori ambulanti e degli imbonitori.

Si narra, inoltre, che la prima rappresentazione avvenne proprio a Farfa, sul suo sfondo naturale, con una specie di realismo “ante litteram”.

 

Cosa vedere nei dintorni: naturalmente l’Abbazia; il Museo Archeologico di Fara in Sabina; il caratteristico borgo medievale di Toffia; e, per chi ama la natura e i facili sentieri, la “Riserva Naturale Regionale di Nazzano, Tevere-Farfa”. Per gli amanti dell’archeologia il sito “Lucus Feroniae” senza dimenticare una sosta all’”Olivo millenario” o al “Museo dell’Olio della Sabina”.

 

Brunella Bassetti

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