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Venerdì 14 Novembre 2025 12:11

Crociata: «Europa sotto assedio, il possibile contributo dei cristiani»



Pressioni, incompiutezza e precarietà del disegno istituzionale. Il presidente dei vescovi torna sui temi affrontati al convegno di Camaldoli. E sottolinea il ruolo della presenza ecclesiale a Bruxelles

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Un contesto internazionale gravido di drammi e di sfide, una situazione interna segnata da divisioni fra gli Stati e da populismi: si parla spesso di “crisi dell’Europa”. Diverse chiavi di lettura per una comprensione di tali problemi sono giunte dal convegno “Cristianesimo coscienza dell’Europa”, tenutosi al monastero di Camaldoli dal 6 al 9 novembre, organizzato dalla rivista “Il Regno”, dalla Comunità monastica e dalla Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea. Al convegno ha partecipato, e portato il suo contributo, il vescovo di Latina Mariano Crociata, presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea).

Più volte al convegno di Camaldoli, è tornato il tema della “crisi dell’Europa”. Quali sono, a suo avviso, i caratteri principali di questa crisi? Quali i punti deboli sul piano culturale e sociale?
La crisi è innanzitutto determinata dal mutato scenario internazionale: prima l’esplosione della guerra in Russia, poi il cambiamento dell’amministrazione statunitense e l’emergere di potenze globali con disegni egemonici che cancellano ogni forma di multilateralismo e comprimono l’autonomia e la libertà dei Paesi più deboli. Tutto questo pone la stessa Unione europea in una condizione di debolezza e di marginalità nelle dinamiche internazionali regolate dai rapporti di forza tra le grandi potenze. Ma ci sono aspetti interni di una crisi che sono riconducibili a due fattori.

Quali sono?
L’incompiutezza e la precarietà del disegno istituzionale, strutturalmente legato al consenso tra gli Stati membri, e i mutamenti culturali e sociali intervenuti da anni con il sorgere di populismi e nazionalismi che portano alcuni Paesi a porsi esplicitamente contro l’Unione europea e comunque producono in tutti lacerazioni e contrapposizioni che danno alle stesse politiche nazionali interne ed europee una nota di incertezza e di indecisione.

Si insiste spesso sulla irrilevanza politica e diplomatica dell’Europa – in questo caso s’intende l’Unione europea – negli scenari globali. Concorda con questa tesi? Di quali eventuali riforme necessiterebbe l’Ue per uscire dall’impasse?
Che la posizione geopolitica dell’Unione europea sia di estrema debolezza sul piano politico è sotto gli occhi di tutti. Sono evidentemente vari i fattori, ma non manca chi vede delle possibilità di iniziativa che andrebbero valorizzate meglio anche sul piano diplomatico e nei rapporti internazionali. È vero però che qualsiasi iniziativa è condizionata dalle vistose divisioni interne tra i Paesi membri che in alcuni casi letteralmente paralizzano ogni iniziativa. Per un verso c’è bisogno di far progredire l’evoluzione dell’Ue nella direzione di una più compiuta democraticità istituzionale;  per altro verso bisognerebbe trovare nuove forme nei processi decisionali che consentano all’Ue di essere tempestiva e incisiva in alcuni passaggi politici e diplomatici che, come abbiamo visto in vari casi, la vedono rimanere assente e marginale.

Tornando alla crisi del vecchio continente, di quale cristianesimo avrebbe bisogno oggi l’Europa?
Il cristianesimo in Europa, nonostante tutte le difficoltà segnalate ormai da anni, mantiene una sua vitalità, tuttavia le carenze in ottica sociale e politica, e non ultimo in riferimento all’Europa, sono vistose. Questo evidenzia una difficoltà della pastorale ecclesiale di passare da una pratica e da una impostazione rivolta alla spiritualità individuale e alla devozione a una che la riequilibri con un’attenzione alle implicazioni morali, sociali e politiche dello stare da credenti in questo mondo e in questa nostra società. Poi vanno considerati gli aspetti istituzionali della presenza sociale della Chiesa, ma in primo luogo viene la coscienza dei singoli e delle comunità in riferimento al cammino umano comune.

Chiese in Europa. Nella Comece, che ha sede a Bruxelles, confluiscono i vescovi delegati delle Conferenze episcopali dei Paesi Ue. Quale il possibile contributo sulla via del rilancio di un’Europa di pace, della democrazia, dei diritti, attenta agli ultimi e aperta al mondo?
La Comece è una delle espressioni dell’iniziativa istituzionale della Chiesa in riferimento all’Europa e in particolare all’Unione europea. Il contributo che possiamo dare è quello definito dal suo Statuto, e cioè di accompagnare il processo politico dell’Unione europea nelle aree di interesse per gli episcopati, monitorare le attività dell’Unione e informarne gli episcopati, comunicare alle istituzioni e autorità europee le opinioni e le visioni degli episcopati relativi all’integrazione europea. Tutto questo naturalmente in costante coordinamento e collaborazione con la Santa Sede, direttamente o attraverso il Nunzio presso l’Unione europea. Studi, documenti, lettere, appelli, incontri ufficiali e contatti personali, eventi culturali e quant’altro sono i mezzi di cui ci serviamo. Gli effetti non sono sempre visibili, ma i segni del significato della nostra presenza sono ampiamente riconosciuti. E tuttavia anche questa azione presuppone una vitalità della coscienza ecclesiale che rimane il compito di base e il presupposto di ogni servizio ecclesiale in ambito sociale e istituzionale pubblico, nazionale o europeo che sia. (Gianni Borsa)

14 novembre 2025

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