Al termine dell'Angelus del 7 dicembre, il Papa ha ricordato il suo primo viaggio apostolico in Turchia e Libano, nel giorno del 60° anniversario della Dichiarazione comune tra Paolo VI e Atenagora

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«Quanto è avvenuto nei giorni scorsi in Türkiye e Libano ci insegna che la pace è possibile e che i cristiani in dialogo con gli uomini e le donne di altre fedi e culture possono contribuire a costruirla. Non lo dimentichiamo: la pace è possibile!». Al termine dell’Angelus di domenica 7 dicembre il Papa ha ricordato il suo primo viaggio apostolico in Turchia e Libano, dal 30 novembre al 2 dicembre, e l’incontro «con l’amato fratello Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, e i rappresentanti di altre confessioni cristiane», per pregare insieme a İznik, l’antica Nicea, «dove 1.700 anni fa si tenne il primo Concilio ecumenico».

Le parole di  Leone XIV sono arrivate proprio nel giorno del 60° anniversario della Dichiarazione comune tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che poneva fine alle reciproche scomuniche. «Rendiamo grazie a Dio e rinnoviamo l’impegno nel cammino verso la piena unità visibile di tutti i cristiani – ha esortato -. Il Libano continua a essere un mosaico di convivenza e mi ha confortato ascoltare tante testimonianze in questo senso. I libanesi attendevano una parola e una presenza di consolazione, ma sono stati loro a confortare me con la loro fede e il loro entusiasmo!», la chiosa.

Prima di congedare i fedeli radunati in piazza San Pietro, il pontefice ha espresso la sua vicinanza «ai popoli del Sud e del Sud-Est asiatico, duramente provati dai recenti disastri naturali. Prego per le vittime, per le famiglie che piangono i loro cari e per quanti portano soccorso – ha aggiunto -. Esorto la comunità internazionale e tutte le persone di buona volontà a sostenere con gesti di solidarietà i fratelli e le sorelle di quelle regioni».

9 dicembre 2025

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