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Venerdì 23 Ottobre 2020 22:10

I risvolti dell’omicidio-suicidio a Formello

Nuovi sviluppi per l’omicidio dell’imprenditore iraniano di 68 anni freddato tre giorni fa con alcuni colpi di pistola alla testa nella sua ditta nella zona industriale di Formello. Una vicenda complicata su cui ancora non si è fatta completamente luce ma che a poco a poco rivela particolari inquietanti  per quello che inizialmente era apparso […]

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Nuovi sviluppi per l’omicidio dell’imprenditore iraniano di 68 anni freddato tre giorni fa con alcuni colpi di pistola alla testa nella sua ditta nella zona industriale di Formello.

Una vicenda complicata su cui ancora non si è fatta completamente luce ma che a poco a poco rivela particolari inquietanti  per quello che inizialmente era apparso come un “semplice” e spietato regolamento di conti per dissidi lavorativi tra un ex dipendente e il suo datore di lavoro.

Gli indizi sull’assassinio di Said Ansary Firouz, nato negli Stati Uniti ma cittadino iraniano, su cui stanno indagando i Carabinieri del nucleo investigativo di Ostia insieme ai colleghi della Stazione di Formello, porterebbero tutti ad una richiesta ingente di denaro che l’omicida avrebbe fatto all’imprenditore, ma scavando nel passato neanche troppo remoto della vittima, si arriverebbe ad un traffico di armi del valore di 300 milioni di euro che dall’Italia erano destinate a Teheran.

Hunter mq5, i potenti velivoli da guerra in grado di sganciare la pericolosa bomba GBU-44/B, mitragliatori, fucili di precisione e carabine; un grosso affare gestito proprio da Firouz tra le tante imprese che possedeva in tutta Italia, tra cui appunto la Virtù srl, alle porte di Formello, in Via di Santa Cornelia.

L’uomo è stato ucciso all’interno del suo ufficio, una società di autonoleggio, freddato dal suo ex autista, che di fronte al rifiuto di un’ingente richiesta di soldi, ha dapprima assassinato l’imprenditore e poi ha rivolto la pistola contro di sé e ha premuto il grilletto.

Dalla ricostruzione dei rapporti tra i due iraniani, avvenuta subito dopo l’omicidio, era già emerso che Foloty Kavé, con precedenti penali per droga e indagato per narcotraffico, avesse più volte chiesto denaro alla vittima, minacciandolo. Ma a questo punto ci sarebbe altro e Said Ansary Firouz e il suo assassino, deceduto poche ore dopo l’omicidio all’ospedale Sant’Andrea dove era arrivato in condizioni disperate, sarebbero i protagonisti di una vicenda ben più complessa e dal sapore internazionale.

Forse Firouz, che affittava macchine d’epoca e viveva con la sua famiglia non lontano dal posto di lavoro, e che a questo punto era soprattutto un trafficante d’armi – accusa riportata anche sull’avviso di garanzia ricevuto pochi giorni prima della sua morte, che oltre a lui indagava su altre nove persone – era entrato in società con il suo connazionale per qualche affare nel campo della ristorazione e della compravendita di immobili. O forse, i due erano diventati concorrenti proprio nel traffico di prodotti bellici, e questo spiegherebbe l’omicidio.

Proprio lui infatti, figlio di quello che in passato fu ambasciatore iraniano in Italia, pochi anni fa era stato l’ufficiale di collegamento, il mediatore, l’incaricato alle trattative tra i suoi connazionali e gli italiani, organizzatore persino del viaggio a Roma degli iraniani. Da Londra era giunto a Roma per la contrattazione anche un mullah, indagato per terrorismo; traffici e accordi che avvenivano in prestigiosi hotel dei Parioli, cambiando location quando il gruppo si sentiva spiato.

Secondo i Ros, il raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri, che indagava già da anni su questa vicenda, la trattativa delle armi con gli Ayattolah, bloccata già tre anni fa prima che arrivassero a destinazione, riguardava ben due rifornimenti comprendenti oltre ai droni da guerra anche altri 5.000 pezzi di materiale di armamento. Non era tutto perché proprio Firouz si era mosso con un’altra azienda italiana che produce velivoli spaziali e aeromobili per soddisfare un’ulteriore richiesta degli iraniani.

Ora le indagini vanno proprio in questa direzione per capire se, dietro la spietata esecuzione, ci fosse ancora il traffico di armi; in attesa che si faccia chiarezza sono stati sequestrati pc e telefoni cellulari dei due uomini.

Ludovica Panzerotto

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