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Martedì 27 Ottobre 2020 15:10

Gli “Italiani nel mondo” arrivano a quota 5,5 milioni



XV rapporto della Fondazione Migrantes. Mattarella: «Al centro dell’analisi l’umanità della persona». Il cardinale Bassetti: «Governare la mobilità umana»

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Accogliere i migranti e lavorare per incentivare il ritorno in Italia dei quasi 5,5 milioni di connazionali espatriati all’estero. Sono i due messaggi chiave lanciati dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenuti questa mattina, 27 ottobre, alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2020 della Fondazione Migrantes. Dal porporato un forte monito all’accoglienza e alla «doverosa» cura di ogni persona migrante, accompagnato dall’invito a «governare e a guidare la mobilità umana», azioni necessarie che costituiscono la vera «chiave di volta per affrontare un fenomeno che altrimenti può creare disagi e malesseri sociali». Il cardinale ha anche colto l’occasione per rimarcare che «le ultime modifiche normative, in discontinuità con il recente passato, contribuiscono a restituire l’immagine di migranti e richiedenti protezione come persone in carne e ossa e non come criminali o minacce all’ordine pubblico». Dal porporato quindi l’auspicio che «la stessa cura» sia riservata ai migranti italiani. La mobilità umana, al centro di ogni «pensiero, studio e azione» della Fondazione, per il presidente della Commissione episcopale per le Migrazioni, il vescovo Guerino Di Tora, rappresenta «un tema caldo e scottante» verso il quale è «evidente l’impegno della Chiesa»,

Il Rapporto, giunto alla XV edizione, è stato presentato in diretta streaming sul
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della Conferenza episcopale italiana. Dalla lettura dei dati emerge che al 1° gennaio 2020 gli italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) sono 5.486.081 (il 76,6% in più rispetto al 2006) ma tantissimi sono quelli che da tempo vivono e lavorano in altri Paesi senza essere registrati. Soffermandosi sul Lazio si scopre che le famiglie che hanno lasciato la regione sono 475.187 (dati aggiornati al 1° gennaio). Di questi migranti dal Lazio 371.379 sono romani e il 15,1% hanno fino a 18 anni mentre il 25,3% hanno tra i 35 e i 49 anni.

Un lavoro certosino, quello presentato questa mattina, svolto da 700 studiosi internazionali ai quali è andato il plauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale «la pubblicazione – ha scritto in un messaggio – offre chiavi di lettura sulle dinamiche di mobilità che riguardano il nostro Paese, ponendo al centro dell’analisi l’umanità della persona e le complesse ragioni che spingono i singoli a spostarsi». Riflettere sulle motivazioni che portano tanti connazionali ad espatriare è stato proprio l’invito del presidente Conte, secondo il quale è dovere del governo «costruire le condizioni per garantire a questi connazionali la possibilità di tornare in Italia nel medio periodo, arricchiti dal bagaglio di esperienze umane, professionali, culturali e linguistiche maturate fuori dal nostro Paese. Esperienze che contribuiscono a formare la persona».

Tra le criticità che emergono dal rapporto, il cardinale Bassetti si è soffermato sulla «carenza di un sistema anagrafico che tenga conto di tutti coloro che partono». Ha anche osservato che bisogna rimodulare il sistema di rappresentanza, «soprattutto a seguito dell’ultima tornata referendaria che ha decretato la riduzione del numero dei parlamentari». E infine il nodo “cittadinanza”. Per il porporato è necessario «un riconoscimento che non sia finalizzato all’uso e al consumo personale, al semplice possesso di un passaporto che apra le porte dell’Europa, ma alla definizione di una identità fortemente legata a un territorio in cui ci si riconosce, sebbene non ci si sia nati, e a cui si vorrebbe poter dare il proprio contributo concreto».

Il 73% degli espatriati si è trasferito in Europa mentre il 20,5% ha scelto l’America. Sono 186 le destinazioni mondiali individuate dagli italiani nell’ultimo anno come “nuova casa” e al primo posto si attesta il Regno Unito, seguito da Germania e Francia. Per il presidente Conte è quindi «fondamentale investire sugli italiani all’estero, accompagnarli nel loro percorso umano e professionale fuori dai confini italiani. È il percorso migliore per incentivarne il rientro, facendo loro percepire la presenza di una “rete italiana” che sappia guidarli e sia pronta a favorirne il ritorno in Patria». A partire sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (41%,) che contribuiscono «allo sviluppo e alla prosperità» dei Paesi ospitanti, ha osservato Conte.

Quello che risalta sfogliando il Rapporto è che se 15 anni fa facevano le valigie donne e uomini altamente qualificati, oggi a partire sono i diplomati in cerca di lavori generici. Rispetto al 2006, infatti, la percentuale di chi si è spostato all’estero con titolo alto (laurea o dottorato) è cresciuta del +193,3%; per chi lo ha fatto con in tasca un diploma, l’aumento è stato di ben 100 punti decimali in più (+292,5%). L’Italia, ha svelato durante l’incontro il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, «paga pensioni in 160 Paesi per circa 330mila posizioni. Il totale delle pensioni pagate dall’estero verso il nostro Paese è di 3,5 miliardi di euro. Il totale delle pensioni che l’Italia paga verso l’estero è di 466 milioni». Il direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante infine ha presentato un video che «attraverso le immagini» spiega il lavoro svolto dalla Fondazione affrontando un tema «con umanità e non partendo dai numeri».

27 ottobre 2020

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