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Mercoledì 28 Ottobre 2020 11:10

In Afghanistan da gennaio uccisi o feriti oltre 1.800 minori



L'allarme di Save the Children: «È ancora uno dei posti peggiori al mondo in cui essere un bambino», nonostante una «apparente riduzione dei decessi»

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«La guerra in Afghanistan ha ucciso almeno 553 bambini finora nel 2020. Più di 1.295 minori sono stati feriti e molti di loro hanno ferite di cui porteranno i segni per la vita. È positivo che quest’anno ci sia stata un’apparente riduzione dei decessi, ma l’Afghanistan è ancora uno dei posti peggiori al mondo in cui essere un bambino». A commentare i dati delle Nazioni Unite, secondo cui quest’anno nel conflitto afghano sono stati uccisi o mutilati quasi 1.900 bambini, è Chris Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan.

I dati Onu arrivano dopo una serie di recenti attacchi a civili, come l’attentato suicida di sabato  scorso, 24 ottobre, fuori da un centro educativo a Kabul, che ha ucciso almeno 24 persone e ne ha ferite dozzine. Tra il 1 ° gennaio e il 30 settembre 2020, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha documentato 5.939 vittime civili, di cui 1.848 (553 uccisi e 1.295 feriti) erano bambini, quasi un terzo di tutte le vittime. Il numero totale di vittime civili, informano dall’organizzazione internazionale, ha segnato una riduzione del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed è la prima volta in cinque anni che sono state registrate meno di 2mila vittime di minori nei primi nove mesi dell’anno.

«Questa spaventosa perdita di vite umane e queste lesioni sono gravi e fungono da forte promemoria del pesante tributo che il conflitto continua a far pagare agli innocenti – ancora le parole di Chris Nyamandi -. Anche scuole e ospedali sono stati danneggiati o distrutti nel conflitto, insegnanti e personale medico sono stati uccisi. Ciò ha avuto un profondo impatto su un’intera generazione di giovani che hanno sempre conosciuto la guerra e la cui istruzione è stata rovinata». Lo conferma la testimonianza di una ragazza di 14 anni raccolta dagli operatori di Save the Children nel distretto di Saayad, Sar-e-Pul Afghanistan. «Quando scoppiano i combattimenti – racconta -, nessun posto è sicuro nel nostro villaggio ma casa è comunque meglio che fuori. Ci nascondiamo negli angoli delle stanze».

Nyamandi rinnova dunque l’invito a tutte le parti in conflitto a «concordare un accordo di pace duraturo, in modo che le future generazioni di bambini possano crescere in un Paese libero dalla paura della violenza, della morte e delle lesioni. Questo – osserva – è anche un campanello d’allarme per la comunità internazionale per continuare a investire nel futuro dell’Afghanistan e contribuire a preservare i fragili guadagni nell’istruzione e nella sanità degli ultimi decenni».

28 ottobre 2020

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