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Mercoledì 28 Ottobre 2020 09:10

L’accoglienza del centro “Ohana” per i bimbi a Villaggio Breda



Accolti piccoli dai 6 mesi ai 3 anni. Condizioni di vulnerabilità socio - economica condivise da famiglie straniere e italiane, amplificate dal coronavirus

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È “accoglienza” la parola chiave che meglio descrive il centro diurno “Ohana”, nella parrocchia di Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae, al Villaggio Breda, periferia est della Capitale. La struttura, nata nel gennaio 2019 grazie al progetto della Caritas diocesana “Un nido per tutti” e finanziata con i fondi dell’8xmille, offre un sostegno alle famiglie che non hanno la possibilità di accedere agli asili nido comunali per i più svariati motivi: una situazione economica critica, documenti non in regola, domande di iscrizione tardive o non accolte.

«Grazie alla risposta positiva e immediata del territorio, già da settembre 2019 il centro, completamente gratuito, è passato da tre a cinque giorni di apertura, accogliendo i bambini di età compresa fra 6 mesi e 3 anni – commenta Giusy Reale, 32 anni, educatrice della struttura -. Fino a oggi sono circa 25 i piccoli che sono stati affidati alle nostre cure ». Diversi dunque i nuclei familiari che in questi mesi hanno trovato in “Ohana” un approdo sicuro e che sono giunti qui tramite gli assistenti sociali, i centri di ascolto parrocchiali del territorio o il Centro di ascolto per stranieri della Caritas, in via delle Zoccolette.

Accanto al sostegno educativo del bambino, particolarmente sentito è l’impegno a favore delle famiglie, spesso prive di una rete di supporto sociale: «Attraverso la messa a punto di strategie e un intenso lavoro in rete con le parrocchie limitrofe, riusciamo a far fronte alle problematiche che vivono, garantendo loro aiuti concreti – afferma Giusy -. “Ohana” significa famiglia, nessuno viene abbandonato o dimenticato». Un servizio che non lascia tuttavia nessuno spazio all’assistenzialismo: «Questa struttura rappresenta un’area di transizione e un’opportunità fornita ai genitori per risollevarsi dalla loro situazione di instabilità e reinserirsi nel nostro tessuto sociale – spiega l’educatrice, presente al centro sin dal primo giorno -. Sono diverse le storie di successo che potrei raccontare e che testimoniano il grande impegno dei genitori a formarsi e a lavorare ».

Sogni e progetti improvvisamente infranti a causa del sopraggiungere della pandemia: «Come molte altre realtà educative anche “Ohana” è stato costretto a chiudere durante il lockdown – prosegue -. In quei mesi i genitori non solo sono stati costretti a restare a casa con i bambini ma hanno anche subito un’interruzione improvvisa del loro percorso di integrazione e reinserimento lavorativo». Quadri complessivi di vulnerabilità socioeconomica, condivisi da famiglie straniere e italiane, che si sono amplificati a causa del coronavirus. Anche per questo,
a metà settembre lo spazio baby ha scelto di riaprire
, sempre cinque giorni a settimana dalle 8.30 alle 12.30, accogliendo bambini da uno a 5 anni. Al momento, ci sono cinque bambini, gli stessi che lo frequentavano fino al marzo scorso; sette in lista di attesa.

28 ottobre 2020

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