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Giovedì 29 Ottobre 2020 12:10

A Mosul i giovani musulmani restaurano la chiesa di Mar Toma



Rimosse macerie e detriti che ancora ingombravano l’interno e l’esterno del luogo di culto. Ma il "ritorno" dei cristiani nella città nord irachena rimane flebile

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Sono per lo più musulmani i giovani di Mosul che nei giorni scorsi hanno preso parte ai lavori di pulizia e ripristino della chiesa siro cattolica di Mar Toma (San Tommaso), a Mosul. A informare sull’iniziativa, realizzata dall’organizzazione non governativa “Sawaed Mosuliya”, è l’Agenzia Fides. Sono state rimosse macerie e detriti che ancora ingombravano l’interno e l’esterno del luogo di culto, dopo le devastazioni subite negli anni in cui Mosul era sotto il controllo delle milizie jihadiste.

Sottratta al controllo delle milizie nel settembre 2017, la città è al centro di diversi progetti di riqualificazione sponsorizzati anche da organismi internazionali, a cominciare da Onu e Unione europea, e miranti anche a ripristinare monumenti e luoghi di culto danneggiati. L’obiettivo: provare a rivitalizzare l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena. «La ricostruzione del luogo di culto cristiano, gravemente danneggiato ma non distrutto durante l’occupazione jihadista, faceva parte del programma di riqualificazione di monumenti, chiese e moschee messo in agenda dall’Unesco, e finanziato grazie soprattutto a un contributo di 50 milioni di dollari promesso dagli Emirati Arabi Uniti», ricordano da Fides.

Il sacerdote siro cattolico Raed Adel, intervistato dall’emittente A24 News Agency, ha elogiato la generosità dei giovani musulmani che a Mosul lavorano fianco a fianco per tentare di dare nuovo slancio alla città e convincere anche i cristiani fuggiti durante l’occupazione jihadista a far ritorno alle proprie case. «Negli ultimi anni, il ritorno degli sfollati cristiani a Mosul e nelle aree di tradizionale insediamento, storicamente concentrate nella Piana di Ninive, è stato sempre indicato come una priorità dalle autorità irachene, sia a livello nazionale che a livello locale – prosegue la nota di Fides -. Non di meno, già prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo hanno documentato in maniera unanime quanto sia scarso il numero di rifugiati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive dopo la fine dell’occupazione jihadista».

29 ottobre 2020

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