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Giovedì 7 Gennaio 2021 17:01

Agenda del Parco 2021: 16-31 gennaio. La via Prenestina nei primi secoli: Porta Maggiore

Tutte le strade partono da Roma, e non solo portano a Roma, e così vale anche per via Prenestina, che 
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Tutte le strade partono da Roma, e non solo portano a Roma, e così vale anche per via Prenestina, che oggi come più di 2000 anni fa iniziava il suo tragitto a Porta Esquilina, poi chiamata Porta Maggiore.

Tutta l’area del moderno piazzale è un antichissimo luogo di accesso a Roma – segno e passaggio tra un dentro (la città in crescita e in evoluzione) e un fuori (l’extraurbano, il non controllabile, lo sconosciuto) – che conduce e conduceva ad altre città (l’antica via Gabina, oggi Prenestina, portava proprio da Porta Maggiore fino alla città di Gabii).

La porta, come la vediamo ancora oggi, è del periodo dell’imperatore Claudio (I sec. d.C.) e consentiva all’acquedotto Claudio di scavallare le due importanti vie Praenestina e Labicana che proprio in quel punto si dividevano.

Una maestosa testimonianza della capacità costruttiva di Roma, una porta che svolgeva molteplici funzioni: luogo monumentalizzato dell’incrocio di molti dei famosi acquedotti che da lì si diramavano per rifor­nire l’intera Urbe e passaggio per i carri (dal fornice centrale) e per i pedoni (dai laterali), incanalando il traffico a sinistra verso la Labicana e a destra verso la Gabina/Preanestina.



Porta Maggiore rappresenta un magnifico esempio di uno stile che, nell’immaginario collettivo, richiama quello delle costruzioni di Roma antica: grandi blocchi di pietra squadrati e assemblati a incastro, senza l’utilizzo di mal­te; blocchi di travertino e tufo (in questo caso) in opera quadrata, non rifiniti (in cosiddetto bugnato rustico).

Curiosità. Il suo nome non deriva dalla sua imponenza ma dalla vicinanza alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Dopo la caduta dell’Impero la popolazione trovandosi senza difesa si affidò all’aiuto dei santi dedicando ogni porta della città alla protezione di uno di essi.


Il sistema degli acquedotti era molto importante a Roma, ed erano opere di alta ingegneria, tanto che ancora oggi molte delle arcate costruite millenni fa rimangono a connotare il paesaggio urbano.

Non proprio sulla Prenestina, ma sulla vicina Labicana (l’odierna Casilina) si possono ancora ammirare queste grandiose costruzioni.

Resti dell’Acquedotto Alessandrino attraversano i quartieri: Centocelle (dove si trovano le arcate più imponenti, nella foto), Alessandrino, Tor Tre Teste, Mistica e Torre Angela.



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