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Martedì 26 Gennaio 2021 09:01

«Osservare, udire e scendere»: i “verbi” di Dio contro il fenomeno della tratta



La riflessione di suor Rita Giaretta, che a Roma ha dato vita alla Casa del Magnificat per l'accoglienza delle donne liberate, nel percorso formativo della diocesi

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«Sulla strada non ci sentivamo delle salvatrici ma semplicemente delle donne che incontravano altre donne. Per noi era importante posare su di loro uno sguardo di benevolenza, di amore e di rispetto che le facesse sentire di nuovo persone». Sono migliaia i volti deturpati dalla violenza e dalla sopraffazione che suor Rita Giaretta ha incontrato in quasi 30 anni. Fondatrice a Caserta di
Casa Rut
, la struttura che dal 1995 accoglie donne sottratte alla schiavitù della prostituzione, suor Rita ha recentemente dato vita a Roma, insieme a una consorella, a un nuovo progetto: la Casa del Magnificat. La sua testimonianza e la sua lettura evangelica del fenomeno della tratta sono state al centro del secondo incontro del
percorso formativo sul tema dello sfruttamento sessuale e della tratta di esseri umani
promosso dalla diocesi di Roma. Un itinerario che intende far luce su un fenomeno drammatico, aggravato ulteriormente dalla pandemia in corso: a una diminuzione delle presenze in strada ha infatti fatto seguito una crescita del mercato dell’indoor, che ha finito per rendere queste donne ancora più invisibili e irraggiungibili.

suor Rita Giaretta, fondatrice di
suor Rita Giaretta, fondatrice di “Casa Rut”
«Quello della tratta è un fenomeno vasto che è possibile comprendere solo nel contesto più ampio dell’economia di mercato, caratterizzato da un modello neoliberista che privilegia il profitto rispetto ai diritti umani – ha commentato senza giri di parole nel corso dell’incontro sulla piattaforma Zoom -. In una società mercantile come la nostra il denaro è diventato il generatore simbolico di tutti i valori». Una cultura dello scarto da cui è possibile rifuggire attraverso l’accoglienza e la cura, secondo suor Giaretta, la cui riflessione si è dipanata dal terzo capitolo del libro dell’Esodo (Esodo 3,7-8) in cui si narra di un Dio che, colmo di pietà, ascolta il grido di aiuto del suo popolo schiavo in Egitto. «Osservare, udire e scendere: questi tre verbi tratti dai versetti manifestano il cuore e l’agire di Dio nella storia – ha spiegato -. Nel primo, in particolare, c’è il coraggio e la tenerezza di uno sguardo». Lo stesso attraverso cui sconfiniamo per avvicinare e toccare quelle che Papa Francesco chiama le periferie umane.

Il secondo verbo è udire: indica «la forza lenta dell’ascolto. Man mano che la fiducia cresceva, queste donne iniziavano a consegnarci le loro storie, segnate da povertà, paura, stupri, minacce e violenze – ha raccontato la religiosa -. Una lenta pazienza che ci ha permesso di liberare il tempo dall’ansia” e smania di conoscere le loro storie». Quanto invece al terzo verbo, “scendere”, suor Giaretta ha aggiunto: «Qui ritroviamo la Chiesa che abita la strada. Siamo noi i custodi dei nostri fratelli e sorelle e il coraggio altro non è che la scelta di saper prenderci cura dell’altro». Insomma, una prossimità autentica che non lascia tuttavia nessuno spazio all’assistenzialismo: «Gesù infatti – ha concluso -, quando libera, rialza le persone, le invita a camminare a testa alta e le spinge e diventare testimoni di una nuova rinascita».

Prossimo appuntamento del percorso formativo organizzato dalla diocesi di Roma il 15 febbraio alle 18. Previsti gli interventi di tre unità di strada interne al coordinamento diocesano che opera nella Capitale in favore delle vittime di tratta.

26 gennaio 2021

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