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Lunedì 17 Maggio 2021 06:05

Propaganda e controinformazione

Lo strano caso di Roberto Angelini, musicista di Propaganda Live, proprietario di un ristorante romano, dichiaratamente evasore, che sui social sta scatenando schiere di tifosi pro e contro, quasi tutti “a prescindere”

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Non c’è pace fra gli ulivi e, da qualche giorno, nemmeno negli studi di “Propaganda Live”. Mentre il front man della popolare trasmissione di LA7, Diego Bianchi, detto Zoro, è alle prese con le polemiche causate dalla mancata partecipazione della giornalista Rula Jebreal – che ha declinato l’invito fattole dal programma, quando ha scoperto di essere l’unica donna fra gli ospiti della trasmissione – anche il front man della band presente sul palco, si è trovato di recente sotto i riflettori. E non per ragioni artistiche.

Roberto Angelini, questo il nome del musicista, oltre a suonare in tv col suo gruppo, è infatti anche il proprietario di un ristorante capitolino. In qualità di ristoratore, alcuni giorni fa, ha ricevuto un’ispezione dalla Guardia di Finanza, con relativa multa di svariate migliaia di euro per utilizzo del lavoro nero. Cose che capitano, soprattutto in un paese come il nostro, che da secoli non eccelle certo in rispetto delle regole.

A dare pubblicità a tutto ciò, trasformando una piccola vicenda in un vero e proprio “caso”, in una notizia subito ripresa e rilanciata da numerose testate locali e nazionali, non sono stati però i detrattori di Angelini, bensì lui stesso. Il 13 maggio, sul suo profilo Facebook,
è infatti apparso il seguente post
:

“Questa non è la faccia del musicista che siete abituati a conoscere.
Questa è la faccia di un ristoratore (si, ho un ristorante) che ha appena scoperto di essere stato denunciato da un’“amica” alla guardia di finanza.
Dopo un anno di sacrifici per non chiudere cercando di limitare al massimo il ricorso alla cassa integrazione per i miei dieci dipendenti (visti i tempi biblici).
Ho comprato un furgoncino per le consegne e fatto lavorare amici che avevano bisogno.
Mi sono indebitato per pagare i fornitori.
Ho resistito con i ristori evidentemente inadeguati.
Non avendo uno spazio all’aperto sto facendo i salti mortali per allestirne uno al volo.
E poi…
15 mila euro di multa per lavoro in nero.
A me… Che ho avuto sempre tutti in regola e non essendo del mestiere, non avrei neanche saputo come fare.
Capisco tutto, capisco le giuste lotte per riconoscere i diritti dei rider che lavorano per grandi multinazionali del delivery, ma un piccolo imprenditore cosa avrebbe potuto fare?
Mi sembrava pure di fare del bene.
Pensa te.
Pagherò, non è questo il punto.
E se non avessi potuto pagare?
Per colpa di una pazza incattivita dalla vita sarei stato costretto a chiudere e mandare a spasso 10 persone.
Tra 5 minuti tornerò a sorridere e a parlare di musica. Tranquilli.
Scusate lo sfogo, di solito non uso questo spazio per cose serie.
#resisto

E poi, pensavo, se avessero agevolato le assunzioni, almeno in questo anno assurdo in cui tanti si sono dovuti inventare un lavoro volante, avrei segnato tutti quelli che sono passati a fare delle consegne, anche per un giorno.
Ma non farlo e poi aspettarti al varco per purgarti è davvero “geniale”.
Vabbè.
Passo e
#nonchiudo

Ultima cosa.
Gli occhi lucidi non sono per la multa ma per il tradimento ricevuto da una presunta amica che ha mangiato e dormito a casa mia. Che mi confidò che aveva bisogno di soldi e io pensai bene di aiutarla.
Che stronzo che sono. Non imparerò mai”.


La foto di Roberto Angelini, apparsa a corredo del suo post
Una bella tirata autoassolutoria, un po’ nello stile di quella che, durante l’ultima puntata di “Propaganda Live” andata finora in onda, ha fatto anche il suo “boss” televisivo Diego Bianchi, nel presentarsi in diretta TV per giustificare l’assenza di Rula Jebreal.

Nel post di Angelini, il tutto è accompagnato da una bella foto con gli occhioni lucidi, a suscitare compassione.

Il post ottiene subito l’effetto desiderato. Anzi, anche di più. La catena di solidarietà nei confronti di Angelini arriva da più parti, inclusi diversi vip dello spettacolo, data anche la notorietà televisiva del musicista.

Che poi molti fra i suoi sodali siano le stesse persone che, fino al giorno prima, pontificavano su quegli stessi social, contro i ristoratori evasori, cattivi e negazionisti, che aggrediscono le forze dell’ordine alle manifestazioni e non rispettano le regole anti Covid – come la titolare della Torteria di Chivasso, divenuta famosa coi suoi aperitivi dissidenti – è un dettaglio curioso, ma che non sorprende, in un paese dal doppiopesismo spinto, in cui le regole sono giuste e da applicare alla lettera quando riguardano gli altri, ma vengono viste in modo più elastico se colpiscono me o i miei amici.



La solidarietà verso Angelini è così ampia e diffusa, che è lo stesso Angelini a sentire l’esigenza di porvi un freno,
con un altro post datato 14 maggio
:

“Voltiamo faccia.
Ci tengo davvero a ringraziarvi tutti per l’abbraccio e il sostegno ricevuto.
Ho scritto un post di pancia.
E forse avrei potuto evitarlo.
Mi dispiace però leggere insulti verso la ragazza e mi rendo conto di essere in una posizione privilegiata.
Non avevo previsto tutto questo.
Per favore non insultatela più, mi fa sentire in colpa, quando in realtà vorrei tenermi l’incazzatura ancora per un po’.
C’è qualcuno di voi che si voleva attivare per un crowdfunding, altri che mi scrivono che verranno in massa al ristorante per sostenermi…
Io vi ringrazio di cuore ma no, non fate nulla. Se vi andrà, quando riaprirà, sarete i benvenuti.
A chi mi parla di “mai lavoro in nero” dico che sono d’accordo e ho sbagliato. E infatti pago. Ma sicuramente non è questo il luogo per approfondire.
E insomma, tutto si risolverà nei modi e nelle sedi adatte”.

Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire.

E però, forse non è finita, perché, quando meno te l’aspetti e quando la polemica pare placarsi, ecco che su Facebook
appare un altro post
, sul profilo di tale Flaminia Giuliani, una persona che non ha la notorietà di Angelini, ma che via social fornisce una versione molto diversa dei fatti:



“C’era una volta una mia amica che lavorava come rider per un noto ristorante romano.
Il titolare del ristorante le aveva promesso di assumerla tramite regolare contratto, ma alla fine, temporeggiando mese dopo mese, continuava a tenerla occupata in nero, facendole dunque correre il rischio di non essere minimamente tutelata in caso, ad esempio, avesse avuto un incidente mentre guidava il furgone con cui faceva le consegne, né in caso di qualsiasi altra fattispecie di infortunio sul lavoro.
Una volta, la mia amica, durante una sera di zona rossa, mentre era in giro a fare consegne a domicilio oltre l’orario del coprifuoco, venne fermata dalla guardia di finanza per i noti controlli sugli spostamenti.
Le domande riguardavano, come per chiunque sia stato fermato durante questo anno di pandemia, i motivi dello spostamento.
L’amica in questione rispose che lavorava per un ristorante e che stava rientrando sul posto di lavoro dopo aver effettuato le consegne a domicilio.
Qualche tempo dopo l’amica venne ricontattata telefonicamente dalla guardia di finanza (sull’autodichiarazione si lascia anche il recapito telefonico, per chi non lo sapesse, proprio per permettere eventuali accertamenti) e convocata presso i loro uffici. Una volta recatasi lì, ed informata sulle sanzioni penali cui sarebbe andata incontro in caso di false dichiarazioni, seppure intimorita per la situazione in cui si trovava, decise di rispondere alle domande fatte con assoluta sincerità.
La finanza, dopo aver preso atto delle affermazioni ricevute, aprì le indagini per verificare se esistesse un rapporto contrattuale tra l’amica, che lavorava con turni definiti presso il ristorante, ed il datore di lavoro. Non rilevando un rapporto regolare, ed anzi verificando l’irregolare ed illegale rapporto di lavoro in nero che si perpetrava da tempo, la finanza sanzionò il ristoratore.
Ed all’amica che succedeva? Lei perdeva il posto di lavoro e veniva apostrofata con insulti poco fantasiosi.
La prima storia termina qui e lascia un sapore amaro in bocca.



C’era una volta Roberto Angelini e molti di voi si chiederanno chi sia. Ma sì è lui, partecipa al programma Propaganda Live!
Sì avete capito bene, quel programma in cui si difendono strenuamente i diritti dei lavoratori, si fa molta critica agli imprenditori che lavorano sfruttando il lavoro nero e che si arricchiscono non garantendo nessuna tutela ai propri dipendenti, e che evadono le tasse che noi tutti contribuenti paghiamo per i servizi forniti dallo stato.
Dicevo comunque,
c’era una volta Bob Angelini,
un noto musicista che lavora anche in televisione e che di conseguenza ha una cassa di risonanza molto forte sui social network.
Una mattina di maggio Bob pubblica sulle sue pagine social, facebook ed instagram, una storia strappalacrime, in cui dichiara di essere stato tradito da una sua cara amica che lo avrebbe denunciato alla guardia di finanza per lavoro nero.
Avete già capito?
La sua amica è LA MIA AMICA della storia precedente, l’amica che lo avrebbe tradito perché lui in “buona fede” l’avrebbe “aiutata in un momento di difficoltà”!
Un’amica che, colta in flagranza di reato mentre si spostava durante un turno di lavoro in zona rossa per fare le consegne a domicilio senza un regolare contratto, non lo avrebbe coperto e non avrebbe magari mentito all’autorità per lui!
L’amica è stata messa alla gogna mediatica senza possibilità di difendersi ed il caro Bob, sfruttando ancora una volta la sua visibilità di personaggio pubblico intortandoci con la retorica del benefattore, ha ben pensato di fornire la sua versione dei fatti ammettendo candidamente di aver commesso un REATO.
Si, IL LAVORO NERO E’ UN REATO! Non ci sono giustificazioni di sorta per un simile atteggiamento!
Ma in questo caso no, c’è il plauso della folla che stranamente sembra acclamare a gran voce sul profilo di Angelini quanto meschina sia stata l’amica.
Caro Bob, nessuno ti ha denunciato, il vittimismo e la mistificazione della realtà sono totalmente fuori luogo in questa circostanza!
Il suo post sta riscuotendo le pacche sulle spalle e il supporto di tantissimi personaggi dello spettacolo italiani.
Voglio solo urlare a gran voce quanto questa ipocrisia mi faccia male, quanto ancora una volta sia atterrita dal vedere i diritti dei lavoratori calpestati tra l’indifferenza generale, e quanto io non abbia la minima intenzione di rassegnarmi alla tirannia dello squalo che mangia il pesce più piccolo.
“Tradito da..”, ha titolato il Corriere dello sport, e ha fatto una sfilza di nomi di personaggi dello spettacolo che hanno mostrato il loro supporto a Bob.
Nessuno (tranne il TPI e pochi altri) fa menzione del fatto che lui stesse sfruttando una lavoratrice in nero senza garantire le minime tutele sindacali di cui si fa portavoce nel programma Propaganda Live. Che male”.

Questo è dunque il testo scritto da Flaminia Giuliani.



E così, dopo tanta “Propaganda”, ecco un bel caso di quella che un tempo si chiamava “Controinformazione”, scritto così, tuttattaccato. Un caso da prendere con le molle, come sempre avviene nei casi di “contro informazione”, in cui non è mai chiaro quanto le “contro notizie” vengano date perché vere e quanto vengano amplificate ad arte, per mettere in cattiva luce il “potente” di turno, quello contro cui ci si scaglia.

C’è anche da aggiungere che, nel caso specifico, tutta la faccenda, così come viene raccontata, pare riecheggiare quel “chiedo per un’amica” che appare in tante frasi, in tanti slogan e dove, quasi sempre, nella realtà, l’amica non esiste affatto.

Sarà anche questo il caso? Chissà. Come stiano davvero le cose non possiamo saperlo e sarà la magistratura, ora, a fare luce sulla vicenda.

Resta di fatto che questi post, così contraddittori l’uno con l’altro, chiariscono molto bene il peso che, per ogni notizia, ha il tipo di narrazione che ne viene fatta. Una stessa vicenda, magari reale, può essere raccontata in mille modi diversi e, attraverso quel racconto, può essere deformata, fatta apparire per il contrario di ciò che è. Abbellita, forse, oppure resa un esempio negativo, al di là dei fatti.

Perciò, in questo come in ogni altro caso, diffidate sempre, nutrite dubbi, chiedetevi “cui prodest”, a chi giova che una cosa accaduta appaia giusta o sbagliata. Verificate le fonti. Diffidate anche di chi appare affidabile.
La verità, di solito, non è mai bianca o nera. Confrontate, dunque, più campane, ricercando – sempre, per quanto possibile – dosi massicce d’informazione e non solo di propaganda.

 

Le immagini sono diffuse su Flickr.com con licenza Creative Commons.

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