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Martedì 1 Giugno 2021 14:06

I cittadini hanno bisogno della Metro E, non di chiacchere





Ieri abbiamo assistito all’ennesimo scambio, a colpi di post su Facebook, tra l’Assessore regionale Alessandri e l’Assessore comunale Calabrese

Nel mentre, la Roma Lido è in condizioni pietose, con pochissimi treni e un servizio in peggioramento costante da 8 anni. Nel 2013 la Roma Lido faceva servizio a 7 minuti di frequenza. Oggi a stento arriva a 20 minuti.

La Regione Lazio sostiene che la soluzione a tutti i mali della Linea sia il “subentro” di Cotral ad ATAC, ma non spiega che il “subentro” non è nient’altro che l’acquisizione onerosa, da parte di Cotral, del ramo di azienda di ATAC che già oggi gestisce l’infrastruttura. Evidentemente non basta cambiare il nome del gestore per salvare la Roma Lido.

Quel che serve è un approccio serio da parte delle istituzioni che governano la nostra città. La Regione Lazio e Roma Capitale si mettano d’accordo e adottino un programma comune di interventi, come ad esempio il recupero dei due treni fuori servizio da anni ma fondamentali, nell’ottica della trasformazione dell’infrastruttura nella Linea E della Metropolitana. 

Questo è quanto hanno chiesto i cittadini nel PUMS. 

Non ci basta più lista della spesa annunciata a più riprese dalla Regione, quando sono passati oltre 5 anni dallo stanziamento dei famosi 180 milioni. Ormai siamo fuori tempo massimo per evitare drastici impatti sul servizio. 

Ma soprattutto siamo di fronte ad un insieme scoordinato di attività non inserite, come invece potrebbero essere, in un processo coordinato di sviluppo e trasformazione della Roma Lido nella Metro E. 

In ultimo, non possiamo accettare questo continuo scaricabarile. La Regione Lazio se volesse potrebbe benissimo portare avanti la realizzazione della Linea E, come ad esempio ha fatto la Regione Campania con la linea metropolitana Piscinola-Aversa. 

Se il problema è la mancanza di progetti del Comune, la Giunta Zingaretti dimostri di essere migliore e non peggiore della Giunta Raggi.

Anche perché c’è solo un’alternativa alla Metro E: le dimissioni.




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