Domenica 13 Giugno 2021 07:06
Il “ferro” di Roma
Lunedì scorso il ministro alle Infrastrutture Giovannini intervistato su “Il Messaggero” ci ha fatto sapere, tra le altre numerose cose,
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Lunedì scorso il ministro alle Infrastrutture Giovannini intervistato su “Il Messaggero” ci ha fatto sapere, tra le altre numerose cose, che metterà dei commissari per realizzare nuove linee di tram a Roma. Giovedì, Vittorio Emiliani, su “il Fatto Quotidiano” ha ripreso la questione riandando al celebre discorso di Mussolini al governatore di Roma del 31 gennaio 1925 in cui chiese, perentoriamente, di “toglierete la stolta contaminazione tranviaria che ingombra le strade di Roma”. Era l’inizio della “cura della gomma” che portò a smantellare quasi del tutto nel tempo, prima e dopo la guerra, le 50 linee tramviarie che assicuravano il trasporto pubblico nella Capitale su 400 km di binari. Tra le tante e ben maggiori sciagure, al fascismo va ascritta anche questa che, però, ebbe un seguito corposo nella Roma democristiana che preferì dissennatamente la gomma voluta dalla Fiat al ferro e all’elettrico; anche i filobus furono totalmente smantellati.
Sarebbe una bella “cura del ferro” che la città aspetta da tempi assai lontani. Finora tante chiacchiere, annunci roboanti, progetti più o meno faraonici ma di concreto: zero. La giunta Raggi non si è sottratta a questo carattere annunciatorio e inconcludente, salvo che per il prolungamento subito attuato, nell’agosto del 2016, del tram 3 fino alla stazione di Trastevere su binari già esistenti. Per il resto dei tram promessi non si è vista né una linea in più né un cantiere aperto per realizzarla. Va ricordato, in particolare, che la linea tramviaria su viale Togliatti – incrocerebbe tre linee metro A, B, C, una di tram e la Fl2, facendo rete – è solo una parte di un progetto più ampio che prevede il tram da Saxa Rubra a Laurentina, voluto dai cittadini che raccolsero quasi undicimila firme su una delibera di iniziativa popolare in seguito approvata all’unanimità nel febbraio del 2006 dal Consiglio comunale. Anche quella rimasta lettera morta.
Sono passati 18 anni ma siamo sempre lì, non solo il completamento non si è proprio visto ma neanche il suo inizio.
Se ci fosse un piano adeguato per l’utilizzazione di questo “ferro” urbano con nuove fermate, aggiunto alla realizzazione delle cinque nuove linee tramviarie, si sarebbe un pezzo avanti nella “cura” e non sarebbero necessarie nuove e costose metropolitane, a parte il compimento della linea C oltre Piazza Venezia. Il presupposto sarebbero due interventi previsti da sempre: la realizzazione della linea di gronda merci tra Ponte Galeria e Santa Palomba per collegare “il corridoio appenninico” (Roma-Firenze-Milano) e il “corridoio tirrenico” (Roma-Pisa-Genova) per istradare i treni merci nord-sud fuori dalla cinta urbana e la chiusura dell’anello ferroviario che potrebbe essere sfruttato per una linea circolare di treno con fermate che già ci sono nel cuore urbano della Capitale. Una chiusura attesa da più di cinquant’anni. Il fatto è che le Fs hanno dato in questi ultimi decenni priorità all’alta velocità a discapito delle linee regionali e locali.
È venuto il momento di cambiare “binario”.