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Mercoledì 15 Settembre 2021 13:09

Verso le elezioni: Intervista a Micaela Quintavalle





Partiamo da una domanda secca. Dopo la morte di Claudio Puoti è subentrata lei in corsa: perché ha deciso di candidarsi?

Devo dire che dopo l’alleanza a livello nazionale del Movimento 5 Stelle con il PD avevo deciso di farla finita con la politica: ero veramente troppo delusa dalle bugie del Movimento sia a livello nazionale, che a livello locale con la giunta Raggi. 

Quasi per caso ho partecipato alla presentazione di Puoti candidato sindaco e, sentendo parlare sia lui che Marco Rizzo, ho ascoltato discorsi che non sentivo più dai politici: diritti dei lavoratori, diritto al lavoro, paga minima oraria. Mi sono veramente commossa. Mi sono resa conto di non essere più orfana politicamente e che la mia matita elettorale aveva di nuovo una punta.

Dopo il decesso di Puoti il Partito Comunista ha pensato a me. Inizialmente non mi sentivo in grado di vestire questo ruolo, poi guardando gli altri schieramenti mi sono resa conto che avevo le carte in regola per portare un contributo utile.

Nel 2019, nonostante gli scontri con l’assessore Meleo, era però candidata coi 5 stelle su Rousseau, adesso è apertamente contro il Movimento 5 Stelle. I maligni potrebbero dire che lei si è girata non appena ha perso il suo lavoro in ATAC.

La mia storia lavorativa è completamente staccata dal rapporto con le persone: il mio licenziamento è un argomento delle aule di tribunale.

Vede, io ero entusiasta del Movimento e delle sue idee. È proprio perché questi valori sono stati rinnegati che io mi politicamente lontana dal Movimento di oggi. Con alcuni certamente rapporti di conoscenza sono rimasti. Non che avessi amicizie così intime, come hanno invece raccontato i giornali, ma ritengo che nonostante tutto nel Movimento ci siano alcune persone di valore che rispetto. 

Una vita che quindi adesso è contesa tra le corsie d’ospedale, gli studi e la campagna elettorale: è riuscita a conciliare questi aspetti?

(ride) Beh, dal 16 giugno, cioè da quando sono stata ufficialmente candidata, ho dato cinque esami. Direi proprio di sì!

Aggiungo che fare il politico, il sindacalista o il medico per me sono legati da un filo conduttore: cercare di migliorare le condizioni di vita degli altri. Anche se significa fare delle rinunce a livello personale, questo è ciò in cui voglio impegnarmi.

In via Candoni, proprio qui dove ci troviamo, abbiamo assistito qualche settimana fa all’ennesimo lancio di pietre ai danni degli autobus e con grossi rischi agli autisti. Lei è venuta in sit in per diversi giorni, invocando l’intervento delle forze dell’ordine ed il presidio dell’esercito. Come ha vissuto quelle giornate?  

Ci tengo a sottolineare che quando sono venuta in via Candoni l’ho fatto solo dopo aver depositato le firme per la mia candidatura. Questa scelta l’ho fatta proprio perché desideravo intervenire solo dopo aver ufficializzato la mia corsa al Campidoglio.

…venendo quindi senza l’ombra di un tornaconto personale?

Esattamente. È da almeno 15 anni che la rimessa di via Candoni è a rischio. Basti pensare che in un mese almeno 34 vetture sono state seriamente danneggiate. Io sono venuta nel silenzio della politica e dei sindacati per cercare di dare un aiuto. Nonostante io sia fuori da ATAC gli autisti mi scrivevano che avevano paura di lavorare, le mogli che i mariti non rientrassero a casa.  Mi sono semplicemente seduta qui, con i miei libri e sotto l’ombra dell’unico albero, per rappresentare che così non era più possibile andare avanti.

Oggi gli episodi sembrano essere cessati: è merito suo? 

È un risultato che rivendico. Come può vedere è bastato che il Comune facesse potare la siepe dove si nascondevano quei delinquenti. Anche le pattuglie della municipale hanno cominciato a fare delle ronde percorrendo via Candoni. Serviva così poco, ma non basta. Serve anche una camionetta dell’esercito che presieda h24: parliamo di autobus pagati con i soldi dei cittadini e di autisti che chiedono un posto di lavoro sicuro.

Una valutazione su questi 5 anni: Virginia Raggi ha immesso 767 nuovi mezzi, ma allo stesso tempo ha lasciato indietro la manutenzione del metroferro. Che punteggio dà nel complesso questi 5 anni di Raggi?

Sicuramente con Virginia Raggi non si è più rubato. Una cosa che dovrebbe essere la normalità, ma che è invece stato straordinario. Certamente ha manutenuto la promessa di lasciare ATAC pubblica, comprando nuovi mezzi, ma è anche vero che l’azienda non è robusta come dovrebbe essere: basterà che salga come sindaco Gualtieri e lo spettro della privatizzazione sarà, secondo me, di nuovo dietro l’angolo. Di contro abbiamo avuto l’incompetenza più totale nella gestione delle gare e degli scranni di potere: è stato il primo sindaco a lasciare i vecchi dirigenti nominati del sindaco precedente perché non sapeva chi mettere. Ci rendiamo conto? 

Almeno la manutenzione degli autobus è migliorata?

No, assolutamente, infatti molte vetture continuano tutt’oggi a prendere fuoco. Non basta comprare autobus nuovi per risanare un’azienda di trasporto, tant’è che nonostante i mezzi i cittadini sono assolutamente scontenti del servizio reso. Non si è fatta neanche una minima parte dell’opera di efficientamento che servirebbe alla rete di superficie. 

Quali sono secondo lei le priorità per ATAC?

Certamente l’azione primaria da mettere gente competente nelle posizioni apicali. Bisogna anche valorizzare le proprie maestranze: gli autisti saprebbero dire quali fermate accorpare o abolire, gli operai ci saprebbero indicare i fabbisogni delle officine. Basta solo saper cogliere questa opportunità. Bisogna infine agire ridisegnando i percorsi in base ai bisogni della città, costruendo delle corsie preferenziali sicure, ma cercando di scoraggiare la doppia fila che rallenta i mezzi pubblici. 

A proposito di personale Michetti parla di reintrodurre il bigliettaio a bordo

Questa è una proposta che facevo io in tempi non sospetti, prima che Michetti la tirasse fuori dal cilindro. Ci sono linee e fasce orarie della giornata in cui avere un secondo agente a bordo sarebbe fondamentale. E questo si può fare a costi ridotti valorizzando tutti quegli autoferrotranvieri non più idonei a guidare, ridando loro una mansione attiva nell’azienda.

Quale sarà la prossima tappa della sua campagna elettorale?

Certamente dopo via Candoni andrò al Lido di Ostia per raccontare il disagio che stanno vivendo i pendolari della Roma-Lido. Hanno chiuso, tra le stazioni, anche quella di Stella Polare che serve il Centro Paraplegici di Ostia. Le navette sostitutive andranno di fatto a creare una situazione di inacessibilità per molti utenti. Già prima sulla Roma-Lido queste persone erano costrette a fare avanti e indietro da Colombo perché gli ascensori non funzionavano, ora dovranno per forza muoversi con i mezzi privati. Andrò quindi alle stazioni chiuse per raccontare questo vergognoso capitolo dei trasporti di Roma.




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