Lunedì 11 Ottobre 2021 09:10
“Non oggi”, storie di vita vissute partendo da via Cortina d’Ampezzo
“Ho in mano il mio libro!” esordisce Marzia Pongelli, autrice del libro “Non oggi” (ed.Albatros) dal 23 settembre in libreria, residente da sempre in Viale Cortina d’Ampezzo. Marzia Pongelli ha realizzato così il sogno di una vita maturato all’età di tredici anni, quando ha iniziato a scrivere per se stessa e per esprimere i suoi […]
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“Non oggi”, storie di vita vissute partendo da via Cortina d’Ampezzo
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“Ho in mano il mio libro!” esordisce Marzia Pongelli, autrice del libro “Non oggi” (ed.Albatros) dal 23 settembre in libreria, residente da sempre in Viale Cortina d’Ampezzo.
Marzia Pongelli ha realizzato così il sogno di una vita maturato all’età di tredici anni, quando ha iniziato a scrivere per se stessa e per esprimere i suoi sentimenti. Proprio a quell’età, con il supporto di Antonella Boralevi, ha pubblicato su Donna Moderna il suo primo diario.
Grazie allo yoga e al percorso di crescita personale intrapreso per mezzo di questa disciplina, è tornata negli ultimi anni a coltivare la sua passione, decidendo così di scrivere un romanzo dedicandosi con foga alla stesura di questo libro che tiene stretto fra le mani per esser certa che non si tratti di un sogno.
“Non oggi” è un romanzo molto introspettivo, che racconta le storie di sette protagonisti alle prese ciascuno con i propri dolori, paure e incertezze. “Sicuramente le mie esperienze di vita hanno influito molto. “Non Oggi” è un romanzo corale, perché si entra nella vita e nella psiche di sette personaggi tutti diversi fra loro, ma accomunati da una cosa, la stessa cosa che può riguardare ognuno di noi: un momento di profonda sofferenza”, racconta Pongelli. Chi di noi nella vita non ha attraversato un momento di smarrimento, o di dolore?
Queste sette persone, però, sono accomunate anche da un altro particolare: tutte, sia pure in momenti diversi, sentono arrivare il “vento” del cambiamento, che accolgono favorevolmente, con la giusta forza e consapevolezza di sé. Incontriamo Agata, una donna che sopravvive ad un lutto, o Rachele, che paga il conto di un’infanzia di abbandono e di solitudine.

Il racconto si svolge durante una lezione di yoga, alla quale i sette protagonisti partecipano insieme. “È una disciplina che mi ha aiutato a fare il salto nel buio. Mi ha insegnato che la cosa importante è “qui ed ora”, che bisogna vivere nel presente senza rimanere legati ad un passato che ormai è andato, o all’ansia di un futuro che ancora non esiste”, racconta Marzia.
Sulla copertina del libro, infatti, è riportato il fiore di loto, simbolo della disciplina dello yoga. “Questa pianta nasce nelle paludi, nelle acque ferme di uno stagno nelle cui profondità fangose crescono le radici. Ciononostante ogni giorno si apre la corolla del fiore, con una fragranza e dei colori particolarissimi. Questo è il messaggio del libro: per quanto stagnante possa essere la situazione, per quanto fangoso e sporco possa essere l’ambiente in cui crescono le radici, ogni giorno abbiamo la possibilità di rinnovare il nostro io, il nostro fiore in qualcosa di bello e di particolare”, prosegue.
In tutti i personaggi del romanzo c’è una parte di Marzia: la Marzia bambina, adolescente, figlia, madre e anche quella di adesso. L’autrice è nata ed è sempre vissuta a Viale Cortina d’Ampezzo e lei stessa racconta come questa circostanza abbia influenzato la sua vita e, di conseguenza, quella dei sette protagonisti.
“Non posso essere indifferente ad un quartiere che amo, che è parte della mia storia e dei miei ricordi dove ho anche iniziato a praticare lo yoga”, confessa Marzia, pur riscontrando tuttavia i cambiamenti che hanno investito il quartiere, in termini soprattutto di concentrazione abitativa. “Il quartiere ha subito un boom edilizio eccessivo e anche l’architettura dei palazzi non è uniforme. Mancano, poi, parcheggi sufficienti”. E come darle torto.
Marzia Pongelli non cambierebbe questa zona per nulla al mondo. “È un quartiere molto verde e tranquillo, mi da la possibilità di camminare e fare una pausa dal caos della città. Sono molto affezionata alla parrocchia San Gabriele, che frequentavo già in gioventù e dove ho anche battezzato i miei figli. Tutt’ora, quando ho bisogno di raccogliermi in silenzio, amo andarci”, conclude.
Caterina Somma
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