Come i Magi ebbero bisogno di una stella per raggiungere Gesù Bambino e dopo averlo adorato presero un’altra strada per tornare in Oriente, così noi oggi «siamo chiamati a voltare le spalle agli impegni mondani per seguire nuovi percorsi dello Spirito». È l’invito rivolto dall’arcivescovo Ian Ernest, direttore del Centro Anglicano di Roma, durante la […]

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Come i Magi ebbero bisogno di una stella per raggiungere Gesù Bambino e dopo averlo adorato presero un’altra strada per tornare in Oriente, così noi oggi «siamo chiamati a voltare le spalle agli impegni mondani per seguire nuovi percorsi dello Spirito». È l’invito rivolto dall’arcivescovo Ian Ernest, direttore del Centro Anglicano di Roma, durante la veglia ecumenica diocesana svoltasi ieri, 19 gennaio, nella parrocchia San Leone I nell’ambito della 55esima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà martedì 25 gennaio con la celebrazione dei Vespri a San Paolo fuori le Mura presieduta da Papa Francesco. Il tema di quest’anno è “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”, tratto dal Vangelo di Matteo.

Il momento di preghiera, presieduto dal vescovo ausiliare Paolo Selvadagi, delegato diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha unito ortodossi, protestanti, anglicani, luterani, battisti, metodisti attraverso i rappresentanti delle comunità ecclesiali non cattoliche di Roma. Presente anche il vescovo ausiliare Benoni Ambarus.

Gesù, ha proseguito Ernest, intervenuto in rappresentanza dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, è la vera stella che «abbiamo smesso di seguire in balia dei nostri desideri più modesti e delle nostre opinioni più deboli». Nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nella quale «viene ricordato il peccato delle nostre divisioni che affaticano, rallentano, ostacolano il procedere», solo seguendo gli insegnamenti di Cristo sarà possibile «trasformare la nostra mente e il nostro cuore».

La pandemia ha fatto emergere «con tristezza un mondo senza Cristo – ha detto ancora l’arcivescovo -. Questo ci sta portando a perdere la nostra umanità e questa perdita si manifesta nell’avidità arrogante di soddisfare i nostri desideri, spesso funzionale al disperato tentativo di proteggere le false percezioni che abbiamo sugli altri, allontanandoli da noi. Dobbiamo mantenerci audaci, tenaci, perseveranti» e guardare al Bambino che i Magi adorarono, perché è Lui «che vince sui modi di vivere che dividono».

L’Oriente, da dove partirono i Magi, sia «il nostro punto di partenza», ha aggiunto monsignor Rami Al Kabalan, vescovo siro-cattolico, ricordando le «dolorose e terrificanti» persecuzioni che vivono i cristiani in Oriente, culla del cristianesimo. Ha quindi chiesto di pregare per «l’Iraq ferito, la Siria martoriata, il Libano sofferente, affinché ogni lacrima venga asciugata e ogni conflitto pacificato». Alle famiglie bisognose del Libano saranno devolute le offerte raccolte durante la veglia, segno di carità verso un Paese che vive una difficile emergenza umanitaria.

Per monsignor Marco Gnavi, incaricato dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, la veglia ha rappresentato un momento di «spiritualità universale» e l’auspicio è quello di vivere quest’unione «in tutte le parrocchie per giungere un giorno all’unità visibile».

20 gennaio 2022

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